sabato 28 febbraio 2009

ULTIME NEFANDEZZE

Dopo aver raso al suolo Gaza, non solo Israele non pagherà un soldo per ciò che ha distrutto, ma sull'assedio e sullo scempio prodotto ha trovato anche il modo di guadagnarci: intende imporre tasse sugli aiuti umanitari forniti dall'ONU e da altri donatori.

Alcune affermazioni di Liberman, il fascista israeliano che entrerà probabilmente nella coalizione del governo israeliano:

Per i parlamentari israeliani che parlano con Hamas propone la condanna a morte.

Per i prigionieri politici palestinesi propone di annegarli nel mar Morto

Per Gaza propone di buttarci sopra una bomba nucleare come hanno fatto gli americani a Iroshima e Nagasaki.

Dimostrazione di imparzialità da parte degli Stati Uniti di Obama: gli USA boicotteranno la seconda edizione della conferenza dell'ONU sul razzismo perchè c'è il rischio che arrivino critiche a Israele. Evidentemente il massacro di Gaza mentre gli israeliani guardavano, intere famigliole, col binocolo e la coca cola e i pop-corn da una collinetta vicina come si disinfettava il formicaio ammazzando "gli scarafaggi" non è abbastanza razzista per Obama.

TTACCATI I VILLAGGI PALESTINESI CHE LOTTANO CONTRO IL MURO

Palestina: Raid notturni e intimidazioni contro i villaggi anti-Muro

Osservatorio Iraq, 25 febbraio 2009

Attacchi notturni, lancio di granate, rastrellamenti e minacce.

Secondo l’organizzazione pacifista israeliana Gush Shalom, è diventata questa la realtà quotidiana nei tanti villaggi palestinesi che si stanno battendo contro il “muro dell’apartheid”, la “barriera di sicurezza” che Israele sta realizzando in Cisgiordania.
I raid notturni dell’esercito – afferma l’ong - sono iniziati durante l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e si sono intensificati negli ultimi giorni, arrivando a tre o quattro episodi alla settimana.

I più colpiti sono Beit Likia e Bil'in, i due villaggi noti per le manifestazioni organizzate settimanalmente e a cui partecipano anche attivisti israeliani e internazionali.

Nell’ultima settimana, tuttavia, nel mirino dell’Idf sono finiti anche Ma'asara e Ni'ilin, che si sono uniti alle proteste negli ultimi due anni, e Jayus, il primo a battersi contro il muro israeliano nel 2003.

Nel corso di questi attacchi improvvisi, i militari israeliani lanciano gas lacrimogeni e granate all’interno delle abitazioni, e non esitano a usare proiettili rivestiti di gomma.

Il 13 febbraio scorso, due bambini sono stati feriti all’interno della loro casa di Beit Likia, e una donna di 60 anni è stata colpita allo stomaco.

La stessa notte, i soldati hanno raggiunto Ma'asara, dove hanno prelevato due leader delle proteste, Muhammad Barjia e Mahmoud Zoahara. I militari hanno danneggiato le proprietà dei due uomini e poi hanno ordinato loro di porre fine alle manifestazioni anti-Muro, minacciando in caso contrario di arrestarli.

Episodi come questi, afferma Gush Shalom, non vengono riportati dai quotidiani e dai telegiornali, proprio perché “sono diventati la noiosa routine dell’occupazione”.

Di fatto, continua l’organizzazione, “si ha l’impressione che sotto questo blackout mediatico, i capi dell’esercito si sentano liberi di compiere tali crimini”.

lunedì 23 febbraio 2009

DETENZIONE AMMINISTRATIVA

PROLUNGATI PER DECRETO I TEMPI DI DETENZIONE

The road to Lampedusa. L’inferno ora dura 6 mesi

La norma entrerà in vigore con la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale
Venerdì 20 febbraio 2009
[ versione per la stampa ]
Con le vicende di Lampedusa è saltato ogni schema normativo, già pesantemente restrittivo, in tema di detenzione amministrativa. La struttura, un Cpas in cui trascorrere al massimo 48 ore, già vedeva da mesi rinchiusi moltissimi migranti al di fuori di ogni legittimità giuridica. Poi, un decreto (ancora non pubblico) è intervenuto a modificare la natura del centro: da luogo di primo soccorso e accoglienza a centro di detenzione (oggi Cie). Ma tutto questo non era abbastanza.
The road to Lampedusa...
La strada battuta a Lampedusa, quella della forzatura del già pesante quadro normativo, si fa oggi largo come pratica di normazione d’urgenza.
Così, nel nuovo decreto recante appunto misure urgenti in materia di pubblica sicurezza, quello emanato sull’onda delle ricorrenti notizie di violenze sessuali delle ultime settimane, il Consiglio dei Ministri ha pensato di inserire anche un articolo, tra i tredici che lo compongono, che prolunga i tempi la detenzione all’interno dei Centri di identificazione ed espulsione, dai 60 giorni previsti, a ben sei mesi.
La norma, contenuta nella sua formulazione originaria nel disegno di legge 733, il pacchetto sicurezza, era stata bocciata nella discussione al Senato. Il testo discusso prevedeva tempi di detenzione fino a 18 mesi.
Difficile immaginare di far passare per decreto ciò che l’aula del Senato aveva già bocciato. Ecco che quindi la nuova formulazione dispone il trattenimento per "soli" sei mesi. Comunque un’eternità pensando che chi è detenuto nei Cie subisce una restrizione della libertà personale senza che vi sia stato un processo, una autorità giudiziaria a prevederlo, per il solo fatto di aver violato una norma che ancora rappresenta una violazione amministrativa (anche se nel pacchetto sicurezza si prevede l’introduzione del reato penale sanzionabile con una ammenda da 5mila a 10mila euro).
Il Viminale, per bocca dello stesso Ministro Maroni, aveva già annunciato l’intenzione di ripresentare l’emendamento bocciato dal Senato nella votazione prevista alla Camera dei deputati, ma la ghiotta occasione del nuovo decreto "anti-stupri" ha permesso di anticipare i tempi aggirando la discussione parlamentare. Dopo la pubblicazione del testo nella Gazzetta Ufficiale la norma entrerà in vigore. Entro 60 giorni il Parlamento dovrà poi convertirla in legge, pena la sua decadenza. Fin da subito comunque, il dispositivo, non mancherà di produrre i suoi effetti.
Ma cosa c’entrano le detenzioni o le espulsioni con gli stupri? Poco o nulla visto che la retorica di questi giorni attribuirebbe ai cittadini rumeni, quindi comunitari, il primato delle brutalità sessuali.
Ciò che va ridefinendosi è piuttosto il nuovo assetto della detenzione amministrativa, anche grazie alle possibilità offerte della direttiva europea sui rimpatri, di fronte ad una crisi economica e globale che sta rimodellando quel legame fino ad oggi inscindibile tra movimenti migratori, utilità per il mercato del lavoro, sfruttamento, in diverse forme, dei migranti regolari ed irregolari.

sabato 21 febbraio 2009

UN FASCISMO SENZA DIVISA

Dopo la morte di Eluana Englaro e i provvedimenti del governo in materia di sicurezza

Testimonianza di Massimo Ottolenghi (Torino 1915), decano dell’Ordine degli avvocati di Torino

Situazione triste e allarmante quella in cui versa il nostro Paese: sono angoscianti le analogie con le vicende che io, testimone ultranovantenne, ho già vissuto sotto il fascismo, e che oggi non posso e non devo tacere.

La grave crisi finanziaria si presenta di nuovo come occasione per scardinare lo Stato di diritto. E offre la tentazione di svincolare il potere da qualsiasi ostacolo e controllo conclamando, nel caso di Eluana Englaro, il trionfo di un’invocata legge naturale o divina in spregio alle sentenze definitive dei supremi organi giudiziari.

La crisi si presta a individuare come nemici la Costituzione e i “diversi”, che appaiono come la fonte di tutti i guai, mentre il Parlamento è costituito da rappresentanti designati dalle segreterie di partiti anziché essere eletti dal popolo, così come era costituita la Camera delle Corporazioni durante il Fascismo.

Inoltre, con i nuovi provvedimenti avviati dal governo, la giustizia viene spogliata dal potere di avviare le indagini su notizie di reato; potere che viene invece conferito alla polizia giudiziaria, soggetta direttamente all’esecutivo. Nel contempo la polizia, depotenziata di mezzi, viene umiliata dal controllo di costituende ronde di volontari designati dai partiti: una nuova milizia costituita da squadre di tifosi e di facinorosi così come è accaduto sotto il Fascismo. E per controllare l’opinione pubblica e trasformare l’informazione in propaganda, non sarà più permesso divulgare prima del processo i contenuti delle intercettazioni sebbene messe a disposizione delle parti.

Si tende infine a trasformare i cittadini in delatori, a cominciare dai medici, che ora sono indotti a denunciare gli immigrati irregolari, in violazione dei loro principi deontologici. Mancano solo i capifabbricato e la taglia sui diversi. Non occorre neppure la marcia su Roma né il Concordato: bastano un nuovo uomo della Provvidenza e un Papa re. [...]
Leggi questo post nel blog dell'autore

ISTITUZIONALIZZATE LE SQUADRACCE

Decreto dopo decreto ci troviamo già nel fascismo e non ce ne siamo neanche accorti. O meglio, la maggioranza del paese rincoglionita dalla televisione e aizzata dagli sgherri della lega e di berlusconi non se n'è ancora accorta. Noi,la parte dell'Italia che ci vede benissimo se n'è accorta e come!Così ora abbiamo anche le ronde istituzionalizzate e chi farà parte di queste squadracce? Ex poliziotti che conservano ancora la pistola e a volte la usano per far fuori i vicini antipatici e generalmente stranieri, fanatici che prima bruciavano illegalmente i campi rom e che ora possono sfogarsi senza essere fuorilegge, teppaglia, perbenisti e destrorsi di ogni estrazione potranno scatenarsi senza incorrere in sanzione alcuna. Saranno disarmati. E chi ce lo assicura? E poi basta un pò di benzina e un cerino, un bastone, o semplicemente tanti calci ad uccidere il primo malcapitato che troveranno e che decideranno di linciare. Altro che sicurezza! Nessuno più sarà sicuro. Dovrebbero sentirsi più sicure le donne? Perchè le squadracce entreranno anche nelle camere da letto delle famiglie, dato che è proprio in famiglia che si consuma la maggior parte degli stupri? Oppure i soli stupri che gli interessano sono quelli commessi dagli stranieri? I cartelli di solidarietà allo stupratore italiano ci dicono che per questa gente orribile non è lo stupro, ma il fatto che stranieri lo abbiano fatto sulle "loro donne" e della loro proprietà ne fanno quel che vogliono, loro possono, gli altri, gli stranieri, no.
Ma le squadracce pur essendo un chiaro segnale per chi ha occhi per vedere non sono l'unica nefandezza, sebbene sia la più rozza e volgare.

nazismo di ieri e di oggi

venerdì 20 febbraio 2009

A UN MESE DAL CESSATE IL FUOCO CENTOMILA SFOLLATI A GAZA

Dati pubblicati in un rapporto di Save the Children, che sottolinea anche la precaria situazione sanitaria degli sfollati

Sono centinaia di migliaia i palestinesi rimasti senza abitazione in seguito all’offensiva militare israeliana effettuata nella Striscia di Gaza, iniziata con i bombardamenti aerei il 27 dicembre 2008 e proseguita poi con l’offensiva di terra a partire dal 3 gennaio 2009.

Stando a un rapporto pubblicato ieri da Save the Children "almeno 100mila persone, inclusi 56mila bambini, si ritrovano a essere sfollati, a vivere nelle tende o in abitazioni sovraffollate, a un mese dalla dichiarazione del cessate il fuoco a Gaza". Stando ai dati diffusi da Save the Children, almeno 500mila persone, tra le quali 280mila bambini, sarebbero stati costretti ad abbandonare le proprie case durante il conflitto. Nelle zone distrutte durante l’offensiva, nel corso della quale sono stati rasi al suolo interi quartieri, si stanno formando dei veri e propri accampamenti. Il capo esecutivo di Save the Children per la Gran Bretagna, Jasmine Whitbread, ha dichiarato che in alcune di quelle tendopoli le persone si trovano a poter utilizzare un unico bagno, rendendo altissimi i rischi sanitari derivanti da una situazione di scarsa igiene. La gente è costretta a vivere in tende nonostante le temperature invernali. La maggior parte delle tende è stata fornita dall’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati, dall’Unicef e altre organizzazioni umanitarie. Secondo le stime dell’Unrwa sarebbero almeno 4mila le case distrutte e 17mila quelle seriamente danneggiate.

giovedì 12 febbraio 2009

I RIFIUTI DI ISRAELE NEI POLMONI DEI PALESTINESI

Mercoledì, 02 Aprile 2008 - 13:30 -
di Alessandro Iacuelli

Un servizio televisivo mostra le scene, inequivocabili per chi queste cose le ha già viste in casa propria, del proliferare di discariche abusive, che traboccano di big bag, i grandi sacchi ad uso industriale riempiti di polveri, scarti, rifiuti speciali, spesso tossici. Stavolta, non è Napoli, e neanche Caserta. Non è la Campania. E' invece la Cisgiordania, ed il servizio televisivo va in onda su Al Jazeera, in lingua araba, ma arriva via satellite fino a noi. Fusti e big bag, rotti, aperti, dai quali fuoriescono polveri finissime, che si mischiano al terreno, contenitori che all’esterno recano scritte inequivocabilmente in ebraico. L'allarme non è nuovo. Due anni fa un rapporto di Friends of the Earth Medio Oriente, una organizzazione ambientalista di cui fanno parte israeliani, palestinesi e giordani, ha segnalato che lo scarico improprio di rifiuti tossici è diventato una minaccia per l'acqua potabile nella regione, che a dire il vero è anche molto poca. I rifiuti tossici infatti si infiltrano nei terreni, e sostanze quali cloro, arsenico ma anche metalli pesanti come cadmio, mercurio e piombo finiscono nelle falde acquifere.

Il bacino che alimenta quelle falde è parte in Cisgiordania, e parte in Israele, e fornisce acqua ad una popolazione di oltre 3 milioni di persone, 2,3 milioni di palestinesi e 235.000 coloni israeliani in territorio palestinese, a cui si aggiunge mezzo milione di israeliani entro i confini internazionalmente riconosciuti di Israele. Dalla pubblicazione di quel rapporto qualcosa è cambiato: il governo tedesco ha costruito un impianto per il trattamento di rifiuti solidi vicino a Ramallah e la Banca Mondiale, con l'Unione europea, ha completato una discarica vicino a Jenin. Ma resta il pericolo di contaminazione delle falde acquifere, sostengono i membri di Friends of the Earth israelo-palestino-giordani. Ancora oggi.

La gestione del ciclo dei rifiuti - e ovviamente non si parla di comuni rifiuti urbani - è certamente l'aspetto meno noto della vita quotidiana nei territori palestinesi di Cisgiordania. Eppure è una vera crisi, una vera emergenza per certi versi più delicata di quella campana: tocca un bene che in una zona semidesertica è tanto raro quanto prezioso: l’acqua potabile. Un'emergenza che preoccupa i gruppi ambientalisti sia palestinesi sia israeliani: il moltiplicarsi di discariche di rifiuti tossici. Quel servizio televisivo di Al Jazeera ha raccontato il caso di Jima'in, un villaggio nel distretto di Nablus: qualche settimana fa gli abitanti si sono lamentati che camion israeliani andavano a scaricare rifiuti tossici sul loro territorio.

In merito a questi sversamenti, assolutamente illeciti, il vicedirettore del settore ambientale dell'Autorità Nazionale Palestinese, Ayman Abu Thaher, non ha esitato a dichiarare che non si tratta di un caso isolato: "Da anni gli israeliani usano la Cisgiordania come alternativa facile per scaricare i loro rifiuti, a spese della salute dei palestinesi". Il funzionario dell'ANP sostiene che molte industrie israeliane preferiscono questa soluzione di stampo mafioso, piuttosto che portare i loro scarichi tossico-nocivi nella discarica apposita per i rifiuti speciali, situata a Ramot Havav, nell'Israele meridionale. Spiega anche che nel 1985 una ditta produttrice di pesticidi per l'agricoltura ha chiuso il suo stabilimento a Kfar Sava, in territorio israeliano, per ingiunzione del tribunale locale, che aveva accolto le petizioni degli abitanti locali contro l'inquinamento.

L'attività produttiva è stata spostata in un nuovo stabilimento a Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale, a pochi metri dagli insediamenti palestinesi. Anche questo, accusa Abu Thaher, non è un caso isolato: "Un certo numero di aziende israeliane si sono spostate in Cisgiordania per sfuggire alle strette normative che in Israele governano lo smaltimento degli scarichi, in particolare tossici". Al Jazeera ha intervistato anche Tzali Greenberg, portavoce del ministero per l'ambiente israeliano. Greenberg ha dichiarato che invece Israele applica le sue normative ambientali anche alle aziende che operano in territori palestinesi, e chi viola le regole viene perseguito: "Segnalateci le irregolarità, saremo felici di intervenire", ha concluso.

Greenberg viene però smentito dall'Applied Research Institute (ARI), un istituto indipendente di ricerca ambientale di Gerusalemme, il quale sostiene invece che le autorità israeliane sono piuttosto tolleranti, quando si tratta di scarichi tossici che avvengono in territorio palestinese.
Secondo l'ARI, che gli scarichi provenienti dagli insediamenti israeliani in territorio palestinese includono sia reflui domestici, sia sostanze tossiche agricole, amianto, batterie, cemento, alluminio.

Tutto questo non fa che aggravare la gestione del ciclo dei rifiuti palestinese, basato su discariche improvvisate anche per le restrizioni ai movimenti imposte dall'esercito israeliano, oltre ad una mancata gestione dei rifiuti speciali. Infine, secondo Friends of the Earth, è comparsa una nuova minaccia alla salute degli abitanti della Cisgiordania: i frequenti roghi di rifiuti speciali di provenienza israeliana.

mercoledì 11 febbraio 2009

POSIZIONE DI ECO SUL DECRETO RAZZISTA CONTRO GLI IMMIGRATI

Il recentissimo decreto del governo Berlusconi intendeva richiedere tassativamente ai medici di denunciare alle autorità di polizia i loro pazienti immigranti in Italia, con o senza permesso di soggiorno, quando si presentano ai loro ambulatori. Grazie ad un emendamento passato in extremis i medici sono autorizzati, e non obbligati, a tale denuncia; che comunque è contro la legge, contro la Costituzione e contro la comune morale ed umanità del nostro Paese. E’ questo il provvedimento più grave, tra i molti, preso dal governo Berlusconi contro le leggi ancora esistenti in Italia, in questo caso la legge sulla riservatezza del medico nei riguardi dei suoi pazienti, e che ne fanno un Paese civile. Questo decreto è un passo decisivo verso l’instaurazione di un regime fascista-razzista.
La associazione Ebrei Contro L’Occupazione prende posizione contro questo decreto che ci riporta alla barbarie razzista del fascismo, ed esprime il suo appoggio alla legge regionale che il Parlamento della Regione Puglia ha approvato, che richiede ai medici di rimanere fedeli al loro giuramento professionale, alla tutela sanitaria e morale dei loro pazienti, di qualunque origine essi siano. Non possiamo permettere che Berlusconi ed i suoi complici dettino per decreto l'azione di magistrati, polizia giudiziaria, medici, docenti e...l'esercito potrebbe essere l'atto finale. Il capo dell'esercito è il Presidente della Repubblica, ma l’attuale presidente del consiglio non sembra accettare questa realtà costituzionale. …

GAZA IMPRENDITORI FANNO FUNERALI SIMBOLICI ALLE LORO 3900 AZIENDE

Funerali simbolici per 3900 aziende palestinesi grandi e piccole chiuse negli ultimi anni nella striscia di Gaza di pari passo con la chiusura dei valichi con Israele sono stati celebrati martedì in una zona sterrata di Gaza proclamata «cimitero delle attività economiche». Per ogni azienda chiusa forzatamente c'era un cartoncino bianco con il nome. Alcuni dei proprietari hanno voluto essere presenti alla cerimonia nel cimitero e hanno letto brevi elogi funebri delle aziende estinte. La manifestazione di protesta è stata organizzata, in una Gaza immiserita da una disoccupazione di massa, dal locale Comitato popolare contro l'assedio.

lunedì 9 febbraio 2009

UN ARTICOLO DI DOMENICO GALLO

(Liberazione 5 febbraio 2009)
Sono passati pochi giorni dal 27 gennaio, "Giorno della Memoria", istituito con una legge del 2000: "al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei". In occasione del Giorno della Memoria, la legge richiede che siano organizzate iniziative ed incontri, in modo particolare nelle scuole: "in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia, affinché simili eventi non possano mai più accadere".
Malgrado il giorno della memoria, noi rimaniamo un popolo di smemorati, tanto da non renderci conto che le leggi razziali sono tornate.
Sono tornate in pompa magna, con tanto di deliberazione parlamentare ed è tornato lo stesso linguaggio di discriminazione (fino all'eccitazione all'odio razziale) da parte dei capi politici che additano i gruppi sociali più deboli (immigrati, Rom, senza casa) come capro espiatorio del crescente disagio sociale.
Dall'avvento del nuovo Governo, i semi delle leggi razziali sono stati distribuiti un po' dovunque nelle pieghe della legislazione e dei provvedimenti governativi (per esempio la schedatura dei bambini Rom), ma con la legge che approva, al Senato, la seconda parte del pacchetto sicurezza, non sono soltanto i semi della discriminazione verso i gruppi sociali più deboli che vengono diffusi nell'ordinamento, sono gli stessi specifici istituti previsti dalle leggi razziali del 38 ad essere riesumati. E' cambiato soltanto l'oggetto della discriminazione.
Con il Regio decreto legge del 17 novembre 1938 (provvedimenti per la difesa della razza italiana) furono introdotte nell'ordinamento una serie di misure persecutorie, la prima della quali consisteva nel divieto dei matrimoni misti (art. 1 "il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito").
Adesso è tornato lo stesso divieto. Il disegno di legge sulla sicurezza votato dal Senato, prevede (art. 39, comma 1, lett. f) e art. 5) l'impossibilità giuridica per gli stranieri, che non siano titolari di un permesso di soggiorno in corso di validità, di contrarre matrimonio. Il che significa che, sia pure in modo mascherato, è stato reintrodotto nel nostro ordinamento il divieto dei matrimoni misti (fra cittadini italiani e cittadini extracomunitari in condizione di irregolarità amministrativa).
Nel luglio del 1938 fu istituita presso il Ministero dell'Interno la Direzione generale per la Demografia e la Razza (Demorazza), con il compito di provvedere al censimento della popolazione ebraica presente in Italia, e quindi di mantenere ed aggiornare un registro degli ebrei.
Adesso è ritornato lo stesso istituto, rivolto ad una speciale categoria di soggetti deboli: l'art. 44 del disegno di legge sulla sicurezza prevede l'istituzione presso il Ministero dell'Interno di un registro dei senza casa.
Ma a cosa serve un registro dei clochard? La storia ci insegna che il registro degli ebrei fu molto utile alla SS, che trovarono gli elenchi già pronti. Forse un domani il registro dei clochard potrebbe tornare utile alle ronde che la stesso provvedimento di legge istituisce (art. 46) per contribuire al presidio del territorio. Magari potrebbero utilizzarlo per bonificare il territorio.
Ma la fantasia dei legislatori leghisti del nostro tempo si è spinta anche oltre gli istituti previsti dalle leggi razziali.
Infatti il fascismo aveva consentito ai genitori di razza ebraica di conservare la patria potestà sui figli, prevedendo che potessero perderla soltanto in un'ipotesi inverosimile, vale a dire nel caso che, qualora i figli appartenessero a religione diversa da quella ebraica, i genitori pretendessero di impartire loro una educazione non corrispondete ai principi religiosi dei figli o "ai fini nazionali" (art. 11 del Regio decreto 17 novembre 1938).
Con la nuova legislazione gli appartenenti alla razza degli immigrati extracomunitari, non dotati di titolo di soggiorno, non possono compiere atti di stato civile. Questo significa che una donna che partorisce, non potrà riconoscere il proprio figlio naturale, che nascerà come figlio di nessuno, e quindi verrà tolto alla madre naturale ed affidato ad un istituto.
Per fortuna la difesa della famiglia è al primo posto nell'agenda politica di questa maggioranza, clericale e timorata di Dio, altrimenti chissà cos'altro avremmo dovuto aspettarci.
Del resto non dobbiamo preoccuparci più di tanto, i nostri leaders politici sono contrarissimi alle leggi razziali (del fascismo): abbiamo dimenticato i viaggi di Veltroni ad Auschwitz?

mercoledì 4 febbraio 2009

LETTERA A OBAMA

http://zeitun.ning.com/video/lettera-ad-obama

video e link

"OBAMA LIBERAMI DAL DOLORE CHE HO ALLO STOMACO"
da una donna israeliana del Machsom Watch.

Obama, loro dicono che tu cambierai il mondo.
Fammi un favore: vieni a cambiare la mia vita, personalmente.
Vieni in Israele.
Liberaci dal controllare altre persone.
Vieni e obbligaci a fare ciò che è chiaramente necessario, ciò che è scritto, ciò che è appropriato.
Vieni e portaci via dai territori occupati.
Fai sì che non debba svegliarmi presto la mattina. Io odio svegliarmi presto la mattina per andare ai posti di blocco a guardare, a piangere.
Fai sì che io non debba vedere ragazzi di diciannove anni che sono stati convinti a credere che loro stanno difendendo la patria, puntare fucili verso bambini di cinque anni.
Fai sì che quando mia figlia si fa una doccia di mezz’ora, io non debba pensare alle famiglie che si procurano l’acqua da pozzi lontani con asini in bottiglie di coca cola.
Fai sì che quando io faccio la fila al supermarket non debba pensare a quell’enorme numero di persone che sta in piedi alle file dei posti di blocco per entrare ed uscire dalle città mentre vanno a scuola, per visitare i parenti, per andare all’ospedale e al lavoro.
Fai sì che quando mia sorella si precipita di fretta all’ospedale per partorire e quando corro all’ospedale con mio marito con la luce rossa lampeggiante, io non debba pensare a tutte quelle donne partorienti, ai malati di cuore, alla gente ferita che sono spostati da un’ambulanza senza permesso ad una con permesso.
Fai sì che quando vedo un soldato in uniforme nella strada, non mi chieda che cosa abbia fatto la notte scorsa. In quale casa è entrato con le sue armi, quale ragazzo ha picchiato nei vicoli di Hawara perché ha sorriso nella maniera sbagliata.
Fai sì che alla mattina io non senta la soddisfazione nella voce del giornalista della radio, mentre riporta che l’esercito ha ucciso 6 terroristi. Sei persone senza un nome e senza madri.
Obama, questo autunno sono andata alla raccolta delle olive per aiutare i palestinesi, ma non è servito.
Per favore fa sì che io non debba soffrire di rimorsi di coscienza perché non sto facendo abbastanza.
Io che sto vivendo la mia bella vita, proseguendo nella mia carriera mentre per altra gente è una carriera semplicemente tornare a casa sana e salva.
Per favore liberami da questo dolore che sento ogni volta nel mio stomaco. Non mi lascia mai, non posso mai veramente godere della vita, dei bambini, degli amici e del lavoro, perché la mia mente è angosciata con l’immagine del ragazzo che è stato bendato e legato, della bambina di tre anni che è stata picchiata sulla testa al posto di blocco con un giocattolo, delle barriere di sporco e dei blocchi di cemento che fermano le vite di così tante persone dallo scorrere normalmente.
Vieni Obama, vieni e salvaci da noi stessi.
E se questo e ciò che loro intendono quando dicono che non sei un amico di Israele, allora non essere un amico.
Noi abbiamo già avuto amici che ci armano e giustificano ogni orrore che portiamo avanti e che ci salvano dinnanzi ai tribunali internazionali.
Sii realmente un vero amico.
Salvaci da noi stessi.
E non farlo per il mondo, fallo solo per me, così che possa avere pace.
Tu me lo devi.
Io non credo in Dio ma ho lo stesso pregato per te.
Ho scritto questa lettera nel giorno in cui tu sei stato eletto.
Prima che Israele attaccasse la striscia di Gaza.
Prima che i media israeliani rimanessero in estasi a guardare Gaza in fiamme.

http://zeitun.ning.com/video/lettera-ad-obama

Questa lettera è stata scritta da una donna israeliana, un membro del Machsom Watch.
Machsom Watch – Ceckpoint Watch è un movimento di volontariato composto da donne israeliane fondato nel 2001, impegnato nel monitorare e nel riportare le violazioni dei diritti umani ai posti di blocco nella striscia occidentale e a Gerusalemme. Il movimento mette assieme donne israeliane unite nell’opposizione all’occupazione e nell’impegno sui diritti umani.

Traduzione di Luca Grappi 02-02-2008

lunedì 2 febbraio 2009

DA "BOCCHE SCUCITE"

STIAMO ANCORA CERCANDO LE PAROLE...
L'enormità ci ha travolto. Le dimensioni del massacro non sono state capite in occidente, sicuramente non in Israele e noi stessi ancora non percepiamo tutto. Accumuliamo sgomenti i dati quantitativi lasciando ad un impossibile calcolo i danni : La Striscia è stata ridotta ad un enorme cratere: 1353 morti, 418 bambini, 125 donne, 16 paramedici, 13 israeliani di cui 3 civili. 5.300 feriti, quattromila case distrutte, cinque scuole dell'Unrwa in macerie, 19 moschee, 215 cliniche, 28 ambulanze, distruzione totale dei campi coltivati e delle serre, degli alberi e delle piccole industrie, 18 scuole danneggiate, novantamila persone scappate di casa...
Scrive Amira Hass: "I giornalisti chiedono ai direttori di scrivere ma la Striscia non interessa più. Le cifre emergono dai cumuli di macerie e dai racconti dell'orrore. Io non ho ancora trovato il modo di spiegarle a me stessa, figuriamoci agli altri. L'enormità si coglie sui volt delle persone. Sembrano tutti invecchiati. E una strana espresssione di sollievo, perchè sono ancora vivi. E poi c'è lo stupore. Stupore per le dimensioni dell'offensiva: io sto ancora cercando le parole"
Nonostante siamo travolti dall'enormità , proviamo a trovare parole:
> in allegato BoccheScucite n.70 - 1 febbraio 2009
ULTIM'ORA DA GAZA: 1 febbraio ore 16, "Israele ha ripreso a bombardare la Striscia di Gaza. Abbiamo udito pochi minuti fa diversi cannoneggiamenti provenire dal mare. In cielo hanno ripreso i sorvoli degli F16. Tra ieri e oggi, Israele ha sfoderato la bugia del lancio dei razzi contro i propri territori, ma la resistenza nega categoricamente e accusa il governo di Tel Aviv di inventare pretesti per riattacare la Striscia e causare altri morti, in vista delle elezioni" (Angela Lano).
Mentre inviamo questo numero, "alle 22.52 sentiamo il primo di sette nuovi attacchi nella zona di confine. Case distrutte a Qishta. Alle 23.40 il settimo attacco" (Vittorio Arrigoni).

"Carissimi, Gaza stava già soffrendo prima di questo attacco, ha sofferto enormemente durante questa attacco e continuerà a soffrire dopo questa attacco. Migliaia di persone sono state uccise e molte di più sono state ferite nell’invasione israeliana che la nostra gente ha sopportato per quasi un mese. Sono state bombardate le nostre case e città, con la distruzione di tutto, dai raccolti nei campi agli ospedali, dalle moschee alle scuole. La gente ha perso tutto e molte persone sono ora senza casa. Su di noi si sono abbattute le bombe al fosforo bianco che hanno causato ustioni orripilanti, principalmente ai civili. Molte famiglie si sono rifugiate nelle scuole della Nazioni Unite dove pensavano sarebbero state al sicuro. Ma anch'esse sono state bombardate, sotto gli occhi del mondo. Non so se potete capire che le distruzioni e le ferite fisiche sono incalcolabili, così come è incalcolabile anche il trauma psicologico della nostra gente. La popolazione avrà bisogno di aiuto e supporto per chissà quanti anni a venire. La guerra deve finire, ora. Ma...il mondo deve trovare una soluzione non solo per questo disastro, ma per il riconoscimento del popolo palestinese e non semplicemente tornando alla situazione in cui si trovava prima che tutto questo inferno iniziasse. I confini con Israele devono essere rispettati e l’occupazione deve finire. Essa è iniziata 60 anni fa’, Lo status dei rifugiati palestinesi deve essere risolto sulla base del diritto al ritorno, mentre Gerusalemme Est deve essere la capitale dello Stato palestinese. Dobbiamo abbattere il Muro dell’apartheid, aprire i passaggi di frontiera, liberare i detenuti palestinesi e rimuovere gli insediamenti israeliani cosicchè la terra potra’ tornare ai suoi originari proprietari palestinesi. La pace è possibile solo insieme alla giustizia. Quando il mondo darà al popolo palestinese i suoi diritti, allora ci sarà sicuramente la pace in Medio Oriente".
Vostro, Padre Manuel Musallam , Parroco della Chiesa Cattolica a Gaza, 20 Gennaio 2009
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domenica 1 febbraio 2009

LETTERA DI ANDRÈ NOUSHI ALL'AMBASCIATORE DI ISRAELE A PARIGI

Lettera del prof. André NOUSCHI lettera all'ambasciatore di Israele a Parigi


Il professor André Nouschi, 86 anni, ebreo
nato a Constantine, storico di fama mondiale, Professore onorario all'Università di Nizza, ha inviato questa lettera all'ambasciatore di Israele a Parigi.

Lettera del prof. André NOUSCHI all'ambasciatore di Israele

Signor Ambasciatore,

Per lei oggi è shabbat, dovrebbe essere un giorno di pace ma è un giorno di guerra. Per me, da molti anni, la colonizzazione e il furto israeliano delle terre palestinesi mi esaspera. Le scrivo dunque a diversi titoli: come Francese, come Ebreo per nascita e come artigiano degli accordi tra l'Università di Nizza e quella di Haiffa.

Non si può più tacere davanti alla politica di assassinii e di espansione imperialista di Israele. Vi comportate esattamente come Hitler si è comportato in Europa con l'Austria, la Cecoslovacchia.
Disprezzate le risoluzioni dell'ONU come quelle della Società delle Nazioni ed assassinate impunemente donne, bambini; non invocate gli attentati, l'Intifada. Tutto questo è conseguenza della colonizzazione ILLEGITTIMA e ILLEGALE. CHE É UN FURTO.

Vi comportate come ladroni di terre e voltate la schiena alla morale ebrea. Vergogna a voi! Vergogna a Israele! Scavate la vostra tomba senza rendervene
conto.
Perché siete condannati a vivere con i Palestinesi e con gli stati arabi. Se vi manca questa intelligenza politica, allora non siete degni di far politica e i vostri dirigenti dovrebbero andare in pensione. Un paese che assassina Rabin, che glorifica il suo assassino, è un paese senza morale e senza onore. Che il cielo e il vostro Dio condanni a morte Sharon, l'assassino.
Avete subito una disfatta in Libano nel 2006.
Ne subirete altre, spero, e manderete a morire giovani Israeliani perché non avete il coraggio di fare la pace.
Come gli Ebrei che hanno sofferto tanto possono imitare i loro boia hitleriani ? Per me, dal 1975, la colonizzazione mi trae a mente vecchi ricordi, quelli dell'hitlerismo.
Non vedo nessuna differenza tra i vostri dirigenti e quelli della Germania nazista.
Personalmente, vi combatterò con tutte le mie forze come l'ho fatto tra 1938 e 1945, fino a quando la giustizia degli uomini distrugga l'hitlerismo che sta nel
cuore del vostro paese. Vergogna, Israele.
Spero che il vostro Dio scaglierà contro i suoi dirigenti la vendetta che si meritano. Come Ebreo, come ex-combattente della Seconda Guerra mondiale, sento
vergogna per voi. Che Dio vi maledica fino alla fine dei secoli! Spero che sarete puniti."

André Nouschi, professore onorario all'Università.
Fonte: il quotidiano algerino " Le Matin DZ
http://www.lematindz.
net/news/2332-le-professeur-andre-nouschi- ecrit- a-lambassadeur-disrael-a-paris.html

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ANGELI BRUCIATI