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venerdì 27 aprile 2012
NAKBA: niente libertà di parola
TEL AVIV: POLIZIA IMPEDISCE A ONG ISRAELIANA DISTRIBUZIONE VOLANTINI SU NAKBA
Haaretz riferisce che mercoledì sera, alla vigilia delle celebrazioni della fondazione dello Stato ebraico, 15 attivisti di Zochrot pronti a distribuire volantini sui villaggi palestinesi distrutti durante e dopo il 1948 sono stati tenuti chiusi per quattro ore nei loro uffici.
Tel Aviv, 27 aprile 2012, Nena News – «La libertà di parola non è sospesa durante il Giorno dell’Indipendenza (la fondazione di Israele, ndr)», dice Hagai Elad, il portavoce dell’Associazione israeliana per i diritti civili. Ma a Tel Aviv questa libertà è stata negata agli attivisti di Zochrot, una ong israeliana che diffonde informazioni sulla Nakba («Catastrofe») palestinese nel 1948.
Mercoledì sera 15 attivisti di Zochrot intendevano distribuire nelle strade della città volantini ed altri documenti sugli oltre 400 villaggi palestinesi distrutti durante e dopo la fondazione di Israele nel 1948, ma sono stati bloccati per quattro ore dalla polizia all’interno degli uffici della loro ong. Gli agenti hanno addirittura sbarrato le porte per impedire agli attivisti di lasciare l’edificio. «Stavamo per lasciare l’ufficio intorno alle 22.30 quando ci siamo resi conto che la polizia aveva circondato l’edificio e chiuso tutte le uscite – ha raccontato al quotidiano “Haaretz” Liat Rosenberg di Zochrot – gli agenti ha detto che non ci avrebbero consentito di turbare l’ordine pubblico».
Tre attivisti, al termine di un scambio di battute con gli agenti di polizia, sono stati arrestati, tra i quali Yuval Halprin che non era nell’edificio e che all’esterno si preparava a leggere in pubblico, con l’aiuto di un megafono, i nomi dei villaggi palestinesi distrutti.
La polizia ha replicato alle accuse sostenendo di aver impedito una «protesta non autorizzata» che gli attivisti intendevano tenere al raduno principale organizzato a Tel Aviv per le celebrazioni della fondazione di Israele. Secondo la polizia a Zochrot sarebbe stato permesso di tenere l’iniziativa in un’altra zona. Nena News
lunedì 6 giugno 2011
Porterò il lutto per la Nakba
di Nurit Peled-Elhanan
Porterò il lutto per la Palestina scomparsa che, nella sua maggior parte,
non conoscerò mai.
Porterò il lutto per la Terra Santa, che perde la sua umanità, il suo paesaggio,
la sua bellezza e i suoi figli sull’altare del razzismo e del male.
Porterò il lutto per i giovani ebrei che invadono e profanano
le case delle famiglie a Sheikh Jarrah, buttano in strada i loro abitanti
e ballano e cantano in memoria di Baruch Goldstein, assassino infame
di bambini palestinesi, mentre i proprietari cacciati dalle loro case
con i loro bambini ed anziani dormono sotto la pioggia,
in strada, di fronte alle loro abitazioni.
Porterò il lutto per i soldati e i poliziotti che proteggono questi
malvagi invasori ebrei ortodossi senza alcun rimorso.
Porterò il lutto per le terre di Bil’in e Nil’in e per gli eroi di Bil’in e Nil’in,
molti di loro bambini tra i 10 e i 12 anni,
che senza paura si alzano in piedi per il loro diritto a vivere
con dignità nella terra dei loro padri.
Porterò il lutto per i Diritti Umani che sono stati sepolti da tempo in questo paese,
per il sangue versato impunemente, per gli assassinii commessi con la
benedizione dei rabbini, per il falso mito sionista in cui sono stata
educata e per la storia palestinese, la cui narrazione é proibita, ma
la cui verità ritorna e i cui germogli verdi
spuntano tra i semi delle leggi razziste.
Porterò il lutto per l’ex ministro dell’educazione, Livnat,
che ha difeso la legge contro la commemorazione del giorno della Nakba,
dicendo che “Se non c’è nulla per cui possano portare il lutto,
non avranno motivi per ribellarsi”; parole peggiori delle
peggiori parole dei nostri avversari e dei colonialisti più malvagi.
Porterò il lutto per tutti noi che non sappiamo che fare di fronte a
una legge che è pura crudeltà, una tra le decine di altre leggi razziste
destinate ad assicurarci i posti d’onore – se non tutti i posti –
negli Atti del Parlamento del Democratico Stato Ebraico.
Porterò il lutto per la democrazia di questo paese dove la metà dei
suoi abitanti deve vivere in condizioni che sarebbero proibite,
anche a degli animali, in altre democrazie.
Porterò il lutto per i bambini.
Quelli che sono morti. Quelli che moriranno domani.
Quelli che non sopportano più di vivere qui e quelli che qui vivono,
simili a mostruosi golem[2] che si ribellano contro i loro creatori,
esseri formati di paura, di male, di razzismo, di amore contorto per una
terra che non è la loro, di odio per tutto ciò che non è a loro immagine
e di appetito insaziabile per l’assassinio.
Porterò il lutto il giorno della Nakba.
E anche il giorno che lo precede che noi chiamiamo Giorno della Commemorazione
e che non è altro che un giorno dedicato all’idolatria della carne morta,
alla fine del quale ciascuno esce e cuoce alla griglia altre carni morte,
canta, balla e alla fine è sazio e ubriaco.
Porterò il lutto per il giorno della nostra indipendenza,
che non è altro che la celebrazione del trionfo della reclusione
e dell’assoggettamento.
Per tutte queste ragioni, porterò il lutto il giorno della Nakba.
Mi unirò ai milioni di spossessati, oppressi e umiliati
che non hanno perso la speranza nel futuro e che pensano
che rimanga un’opportunità e che si ergono come i testimoni e
come le braci ancora vive del vero spirito umano.
Porterò il lutto il giorno della Nakba per essere degna di loro,
perché i miei figli sappiano da che parte sto
e perché anch’essi possano credere che c’è una possibilità per la speranza
e per un futuro in cui la giustizia prevarrá.
Porterò il lutto per la democrazia di questo paese
dove la metà dei suoi abitanti deve vivere in condizioni
che sarebbero proibite, anche a degli animali,
in altre democrazie.
(N.B. La prof. ebrea israeliana Nurit Peled-Elhanan - Premio Sajarov
per i Diritti Umani, membro del Parents Círcle for Peace - ha
perduto una figlia quattordicenne in un attentato suicida contro un
autobus. In un documentario in mio possesso del giornalista di
inchiesta australiano John Pilger, il marito di Nurit Peled ha detto di
comprendere la rabbia dei giovani palestinesi: “ Come mia figlia, sono
anch’essi vittime delle dissennate politiche del nostro governo”.)
Porterò il lutto per la Palestina scomparsa che, nella sua maggior parte,
non conoscerò mai.
Porterò il lutto per la Terra Santa, che perde la sua umanità, il suo paesaggio,
la sua bellezza e i suoi figli sull’altare del razzismo e del male.
Porterò il lutto per i giovani ebrei che invadono e profanano
le case delle famiglie a Sheikh Jarrah, buttano in strada i loro abitanti
e ballano e cantano in memoria di Baruch Goldstein, assassino infame
di bambini palestinesi, mentre i proprietari cacciati dalle loro case
con i loro bambini ed anziani dormono sotto la pioggia,
in strada, di fronte alle loro abitazioni.
Porterò il lutto per i soldati e i poliziotti che proteggono questi
malvagi invasori ebrei ortodossi senza alcun rimorso.
Porterò il lutto per le terre di Bil’in e Nil’in e per gli eroi di Bil’in e Nil’in,
molti di loro bambini tra i 10 e i 12 anni,
che senza paura si alzano in piedi per il loro diritto a vivere
con dignità nella terra dei loro padri.
Porterò il lutto per i Diritti Umani che sono stati sepolti da tempo in questo paese,
per il sangue versato impunemente, per gli assassinii commessi con la
benedizione dei rabbini, per il falso mito sionista in cui sono stata
educata e per la storia palestinese, la cui narrazione é proibita, ma
la cui verità ritorna e i cui germogli verdi
spuntano tra i semi delle leggi razziste.
Porterò il lutto per l’ex ministro dell’educazione, Livnat,
che ha difeso la legge contro la commemorazione del giorno della Nakba,
dicendo che “Se non c’è nulla per cui possano portare il lutto,
non avranno motivi per ribellarsi”; parole peggiori delle
peggiori parole dei nostri avversari e dei colonialisti più malvagi.
Porterò il lutto per tutti noi che non sappiamo che fare di fronte a
una legge che è pura crudeltà, una tra le decine di altre leggi razziste
destinate ad assicurarci i posti d’onore – se non tutti i posti –
negli Atti del Parlamento del Democratico Stato Ebraico.
Porterò il lutto per la democrazia di questo paese dove la metà dei
suoi abitanti deve vivere in condizioni che sarebbero proibite,
anche a degli animali, in altre democrazie.
Porterò il lutto per i bambini.
Quelli che sono morti. Quelli che moriranno domani.
Quelli che non sopportano più di vivere qui e quelli che qui vivono,
simili a mostruosi golem[2] che si ribellano contro i loro creatori,
esseri formati di paura, di male, di razzismo, di amore contorto per una
terra che non è la loro, di odio per tutto ciò che non è a loro immagine
e di appetito insaziabile per l’assassinio.
Porterò il lutto il giorno della Nakba.
E anche il giorno che lo precede che noi chiamiamo Giorno della Commemorazione
e che non è altro che un giorno dedicato all’idolatria della carne morta,
alla fine del quale ciascuno esce e cuoce alla griglia altre carni morte,
canta, balla e alla fine è sazio e ubriaco.
Porterò il lutto per il giorno della nostra indipendenza,
che non è altro che la celebrazione del trionfo della reclusione
e dell’assoggettamento.
Per tutte queste ragioni, porterò il lutto il giorno della Nakba.
Mi unirò ai milioni di spossessati, oppressi e umiliati
che non hanno perso la speranza nel futuro e che pensano
che rimanga un’opportunità e che si ergono come i testimoni e
come le braci ancora vive del vero spirito umano.
Porterò il lutto il giorno della Nakba per essere degna di loro,
perché i miei figli sappiano da che parte sto
e perché anch’essi possano credere che c’è una possibilità per la speranza
e per un futuro in cui la giustizia prevarrá.
Porterò il lutto per la democrazia di questo paese
dove la metà dei suoi abitanti deve vivere in condizioni
che sarebbero proibite, anche a degli animali,
in altre democrazie.
(N.B. La prof. ebrea israeliana Nurit Peled-Elhanan - Premio Sajarov
per i Diritti Umani, membro del Parents Círcle for Peace - ha
perduto una figlia quattordicenne in un attentato suicida contro un
autobus. In un documentario in mio possesso del giornalista di
inchiesta australiano John Pilger, il marito di Nurit Peled ha detto di
comprendere la rabbia dei giovani palestinesi: “ Come mia figlia, sono
anch’essi vittime delle dissennate politiche del nostro governo”.)
venerdì 27 maggio 2011
domenica 15 maggio 2011
Con i palestinesi in rivolta
La repressione israeliana non può fermare la Primavera araba anche in Palestina
Solidarietà con i palestinesi. Basta con la complicità dell’Italia con la politica israeliana
Lunedì 16 maggio ore 17.30 manifestazione a Piazza San Marco a Roma.
Il diritto al ritorno e l’autodeterminazione del popolo palestinese non possono continuare ad essere negati da Israele e dalle istituzioni internazionali.
Migliaia di profughi palestinesi dai campi disseminati in Libano, in Siria, a Gaza hanno di nuovo imposto all’agenda politica del Medio Oriente e a livello internazionale la questione palestinese.
La Giornata della rabbia palestinese ha coinciso con l’anniversario della Nakba, l’anniversario della pulizia etnica del’48 da parte del nascente Stato di Israele
Il bilancio provvisorio è di numerosi palestinesi uccisi e feriti, in parte sul confine libanese, in parte lungo quello sirianio e poi su quello di Gaza. Ma incidenti e scontri sono avvenuti anche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Manifestazioni, nonostante i divieti, sono avvenuti anche tra i palestinesi che vivono in Israele. Tutte le Palestine oggi sono tornate ad essere una sola Palestina in lotta per affermare nuovamente il diritto all’autodeterminazione, ad una pace fondata sulla giustizia e dunque anche sul diritto al ritorno dei profughi palestinesi. A Gaza, per la prima volta in quattro anni, i sostenitori di Fatah e Hamas hanno marciato insieme e i leader di tutte le organizzazioni sono intervenuti insieme nelle manifestazioni. E’ il segno che l’accordo di riconciliazione nazionale sta dando i suoi frutti positivi anche in direzione della resistenza comune all’occupazione israeliana.
Non possiamo non denunciare ancora una volta la complicità delle istituzioni italiane con la politica israeliana. Non solo il governo Berlusconi ma anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si trova in visita in Israele, anche in questo caso si è trovato nel posto sbagliato ed ha rilasciato dichiarazioni sbagliate. Il Presidente Napolitano ha affermato di condividere pienamente la politica del governo Berlusconi su Israele e Palestina e proprio in occasione della giornata della Nakba palestinese ha affermato ''non e' accettabile considerare la fondazione dello Stato di Israele un disastro, al di la' delle interpretazioni che nel mondo arabo si danno di quell'evento storico''.
Con le manifestazioni di oggi, la giornata della rabbia palestinese è entrata come protagonista nella Primavera araba e dei movimenti che intendono cambiare l’assetto politico del Medio Oriente. L’occupazione e l’apartheid israeliano non potevano pensare di rimanere immuni al vento che sta cambiando nella regione.
Già domenica pomeriggio attivisti solidali con la Palestina, protagonisti della grande e bella manifestazione di sabato a Roma hanno manifestato davanti all’ambasciata israeliana e chiamano a mobilitarsi nuovamente per lunedì 16 maggio in piazza San Marco alle ore 17.30.
Roma, 15 maggio
Il Forum Palestina
Solidarietà con i palestinesi. Basta con la complicità dell’Italia con la politica israeliana
Lunedì 16 maggio ore 17.30 manifestazione a Piazza San Marco a Roma.
Il diritto al ritorno e l’autodeterminazione del popolo palestinese non possono continuare ad essere negati da Israele e dalle istituzioni internazionali.
Migliaia di profughi palestinesi dai campi disseminati in Libano, in Siria, a Gaza hanno di nuovo imposto all’agenda politica del Medio Oriente e a livello internazionale la questione palestinese.
La Giornata della rabbia palestinese ha coinciso con l’anniversario della Nakba, l’anniversario della pulizia etnica del’48 da parte del nascente Stato di Israele
Il bilancio provvisorio è di numerosi palestinesi uccisi e feriti, in parte sul confine libanese, in parte lungo quello sirianio e poi su quello di Gaza. Ma incidenti e scontri sono avvenuti anche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Manifestazioni, nonostante i divieti, sono avvenuti anche tra i palestinesi che vivono in Israele. Tutte le Palestine oggi sono tornate ad essere una sola Palestina in lotta per affermare nuovamente il diritto all’autodeterminazione, ad una pace fondata sulla giustizia e dunque anche sul diritto al ritorno dei profughi palestinesi. A Gaza, per la prima volta in quattro anni, i sostenitori di Fatah e Hamas hanno marciato insieme e i leader di tutte le organizzazioni sono intervenuti insieme nelle manifestazioni. E’ il segno che l’accordo di riconciliazione nazionale sta dando i suoi frutti positivi anche in direzione della resistenza comune all’occupazione israeliana.
Non possiamo non denunciare ancora una volta la complicità delle istituzioni italiane con la politica israeliana. Non solo il governo Berlusconi ma anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si trova in visita in Israele, anche in questo caso si è trovato nel posto sbagliato ed ha rilasciato dichiarazioni sbagliate. Il Presidente Napolitano ha affermato di condividere pienamente la politica del governo Berlusconi su Israele e Palestina e proprio in occasione della giornata della Nakba palestinese ha affermato ''non e' accettabile considerare la fondazione dello Stato di Israele un disastro, al di la' delle interpretazioni che nel mondo arabo si danno di quell'evento storico''.
Con le manifestazioni di oggi, la giornata della rabbia palestinese è entrata come protagonista nella Primavera araba e dei movimenti che intendono cambiare l’assetto politico del Medio Oriente. L’occupazione e l’apartheid israeliano non potevano pensare di rimanere immuni al vento che sta cambiando nella regione.
Già domenica pomeriggio attivisti solidali con la Palestina, protagonisti della grande e bella manifestazione di sabato a Roma hanno manifestato davanti all’ambasciata israeliana e chiamano a mobilitarsi nuovamente per lunedì 16 maggio in piazza San Marco alle ore 17.30.
Roma, 15 maggio
Il Forum Palestina
Comunicato del Pdci
Il Pdci condanna i crimini di Israele nel giorno della Nakba
Oltre venti morti e centinaia di feriti nella giornata che ricorda la
Nakba palestinese. Una vera e propria carneficina, quella messa in
atto dall'esercito di Israele contro uomini e donne palestinesi
colpevoli solo di chiedere quello che la legalità internazionale sulla
carta sancisce da anni: il diritto a poter ritornare sulla propria
terra.
Questa mattina migliaia di palestinesi erano scesi in piazza
affollando le strade vicino ai confini israeliani in Libano, Siria, e
Gaza, per protestare contro l'occupazione della Palestina. Non si è
fatta attendere la reazione durissima dei soldati israeliani, che
hanno aperto il fuoco lasciando sul terreno tantissimi feriti e oltre
20 morti. Evidentemente il recente accordo fra le forze politiche
palestinesi e i cambiamenti in atto in Egitto, che rendono meno
impermeabile il valico di Rafah, ha portato il Governo di Tel Aviv a
dare l'ordine di uccidere senza pietà.
I Comunisti italiani sono immediatamente scesi in piazza insieme ai
movimenti e alle associazioni solidari con la Palestina. A poche ore
dagli assassinii un sit-in ha portato la protesta del popolo italiano
sotto le finestre dell'ambasciata israeliana a Roma. Saremo in piazza
anche domani, alle 18 a piazza San Marco a pochi passi dal
Campidoglio.
Ma in queste ore non meno colpevoli sono i silenzi. Sconcertante è il
silenzio del nostro Presidente della Repubblica, proprio in questi
giorni in visita in Israele. Nessuna parola contro l'eccidio, nessuna
condanna contro un Governo Nethanyau che si è macchiato oggi
dell'ennesimo crimine. Invitiamo il Presidente Napolitano a far
sentire la propria autorevole voce chiedendo a Israele il rispetto del
diritto internazionale e l'immediato ritiro dai territori palestinesi.
Napolitano non si renda complice di uno Stato che fa dell'apartheid
verso la popolazione palestinese e araba il suo fondamento.
Sorprende invece di meno l'ennesimo silenzio da parte del Governo
Berlusconi, che si è contraddistinto in questi anni per stupidità e
per una politica estera del tutto fallimentare. Berlusconi impegnato a
salvaguardare i propri interessi ha reso il nostro Paese del tutto
estraneo alle dinamiche del Mediterraneo rendendolo complice delle
politiche di Israele.
Nessuna parola dal Pd, da Vendola, dall'Italia dei Valori... Infine,
semplicemente indegni i silenzi e la disinformazione messa in atto dai
Tg della Rai. Il Tg1 ha aperto l'edizione delle 20 dando notizia di
“scontri causati dai palestinesi che avrebbero aggredito i soldati
israeliani....”.
Il Pdci si oppone a questa logica, coerentemente con la sua storia,
rinnova la piena solidarietà verso la causa palestinese e si impegna
in queste ore a far sentire la propria voce con tutti i mezzi a
disposizione in difesa di uomini e donne che da troppi decenni vedono
negarsi il diritto ad avere una propria patria, una propria terra, una
vita degna di essere tale.
Maurizio Musolino
Direzione Nazionale - resp. Medioriente Pdci-Fds
Oltre venti morti e centinaia di feriti nella giornata che ricorda la
Nakba palestinese. Una vera e propria carneficina, quella messa in
atto dall'esercito di Israele contro uomini e donne palestinesi
colpevoli solo di chiedere quello che la legalità internazionale sulla
carta sancisce da anni: il diritto a poter ritornare sulla propria
terra.
Questa mattina migliaia di palestinesi erano scesi in piazza
affollando le strade vicino ai confini israeliani in Libano, Siria, e
Gaza, per protestare contro l'occupazione della Palestina. Non si è
fatta attendere la reazione durissima dei soldati israeliani, che
hanno aperto il fuoco lasciando sul terreno tantissimi feriti e oltre
20 morti. Evidentemente il recente accordo fra le forze politiche
palestinesi e i cambiamenti in atto in Egitto, che rendono meno
impermeabile il valico di Rafah, ha portato il Governo di Tel Aviv a
dare l'ordine di uccidere senza pietà.
I Comunisti italiani sono immediatamente scesi in piazza insieme ai
movimenti e alle associazioni solidari con la Palestina. A poche ore
dagli assassinii un sit-in ha portato la protesta del popolo italiano
sotto le finestre dell'ambasciata israeliana a Roma. Saremo in piazza
anche domani, alle 18 a piazza San Marco a pochi passi dal
Campidoglio.
Ma in queste ore non meno colpevoli sono i silenzi. Sconcertante è il
silenzio del nostro Presidente della Repubblica, proprio in questi
giorni in visita in Israele. Nessuna parola contro l'eccidio, nessuna
condanna contro un Governo Nethanyau che si è macchiato oggi
dell'ennesimo crimine. Invitiamo il Presidente Napolitano a far
sentire la propria autorevole voce chiedendo a Israele il rispetto del
diritto internazionale e l'immediato ritiro dai territori palestinesi.
Napolitano non si renda complice di uno Stato che fa dell'apartheid
verso la popolazione palestinese e araba il suo fondamento.
Sorprende invece di meno l'ennesimo silenzio da parte del Governo
Berlusconi, che si è contraddistinto in questi anni per stupidità e
per una politica estera del tutto fallimentare. Berlusconi impegnato a
salvaguardare i propri interessi ha reso il nostro Paese del tutto
estraneo alle dinamiche del Mediterraneo rendendolo complice delle
politiche di Israele.
Nessuna parola dal Pd, da Vendola, dall'Italia dei Valori... Infine,
semplicemente indegni i silenzi e la disinformazione messa in atto dai
Tg della Rai. Il Tg1 ha aperto l'edizione delle 20 dando notizia di
“scontri causati dai palestinesi che avrebbero aggredito i soldati
israeliani....”.
Il Pdci si oppone a questa logica, coerentemente con la sua storia,
rinnova la piena solidarietà verso la causa palestinese e si impegna
in queste ore a far sentire la propria voce con tutti i mezzi a
disposizione in difesa di uomini e donne che da troppi decenni vedono
negarsi il diritto ad avere una propria patria, una propria terra, una
vita degna di essere tale.
Maurizio Musolino
Direzione Nazionale - resp. Medioriente Pdci-Fds
Giornata della Nakba: morti e feriti
Nel giorno della Nakba manifestazioni in tutta la Palestina ad ogni check point, a Gaza al valico di Erez migliaia di persone , arrivano i carri armati e gli f16 e sparano uccidendo alcuni manifestanti e ferendone moltissimi.
Nelle stesse ore in cui il Presidente Napolitano riceve il premio alla tolleranza e al rispetto della democrazia, dai rappresentanti dello Stato capace di violare 73 Risoluzioni Onu e di massacrare impunemente i civili di qualunque età,
l'esercito di quello stesso Stato spara, uccidendo almeno una decina di manifestanti inermi e ferendone moltissimi per impedire che si commemori l'anniversario della Nakba.
Tra i manifestanti ci sono anche molti internazionali e tra questi molti italiani.
Il Presidente Napolitano non ha saputo rifiutare il premio, saprà almeno condannare la feroce repressione che si sta verificando a pochi metri dalla sua persona?
Invitiamo tutti al presidio sotto l'ambasciata di Israele convocato per le 16,30 dalla Rete romana di solidarietà col popolo palestinese.
Patrizia Cecconi
_________________
Patrizia Cecconi
Presidente
Assoc. Amici della Mezzalunarossa Palestinese
Nelle stesse ore in cui il Presidente Napolitano riceve il premio alla tolleranza e al rispetto della democrazia, dai rappresentanti dello Stato capace di violare 73 Risoluzioni Onu e di massacrare impunemente i civili di qualunque età,
l'esercito di quello stesso Stato spara, uccidendo almeno una decina di manifestanti inermi e ferendone moltissimi per impedire che si commemori l'anniversario della Nakba.
Tra i manifestanti ci sono anche molti internazionali e tra questi molti italiani.
Il Presidente Napolitano non ha saputo rifiutare il premio, saprà almeno condannare la feroce repressione che si sta verificando a pochi metri dalla sua persona?
Invitiamo tutti al presidio sotto l'ambasciata di Israele convocato per le 16,30 dalla Rete romana di solidarietà col popolo palestinese.
Patrizia Cecconi
_________________
Patrizia Cecconi
Presidente
Assoc. Amici della Mezzalunarossa Palestinese
martedì 18 maggio 2010
GIORNATA DELLA NAKBA
GERUSALEMME:SOCIETA’ CIVILE RICORDA NAKBA
L'iniziativa e' stata anche una protesta contro i coloni israeliani
Gerusalemme, 16 maggio 2010 (foto dal sito Palestine Monitor) Nena News – La marcia che si é svolta il 15 maggio nel centro di Gerusalemme Est é stato uno degli eventi organizzati dalla Rete della Società Civile (una coalizione di associazioni che hanno sede e svolgono le loro attività nella parte araba della città occupata nel 1967) per commemorare la Nakba.
Circa 350 persone hanno partecipato alla visita a tre villaggi, distrutti nel 1948 dalle milizie israeliane, in ricordo dei tanti palestinesi uccisi o costretti a lasciare i loro villaggi e la loro terra.
Il corteo composto da un centinaio di persone é partito dal cuore della zona araba della città per terminare, con un sit-in nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah, obiettivo degli appetiti dei coloni israeliani.
“Dopo 62 anni (dalla Nakba, ndr) é importante continuare a lottare per il diritto al ritorno dei profughi palestinesi”, ha dichiarato Rima Awad, attivista della società civile, “la Nakba per noi non é mai terminata perché nonostante Israele ci abbia preso il 68% del territorio e noi siamo disposti a costituire lo Stato palestinese sul rimanente 22%, le politiche di colonizzazione, esproprio, e annessione della parte araba di Gerusalemme e della Cisgiordania non si sono mai fermate”
La manifestazione colorata e pacifica non ha ceduto alle provocazioni di un gruppo di coloni che hanno sventolato bandiere israeliane e scandito slogan sionisti a pochi metri dai partecipanti.
Lunedi 17 maggio é prevista una conferenza stampa e la deposizione di fiori davanti alla statua del milite ignoto per ricordare le migliaia di vittime che il popolo palestinese ha subito dal 1948 ad oggi. (red) Nena News
L'iniziativa e' stata anche una protesta contro i coloni israeliani
Gerusalemme, 16 maggio 2010 (foto dal sito Palestine Monitor) Nena News – La marcia che si é svolta il 15 maggio nel centro di Gerusalemme Est é stato uno degli eventi organizzati dalla Rete della Società Civile (una coalizione di associazioni che hanno sede e svolgono le loro attività nella parte araba della città occupata nel 1967) per commemorare la Nakba.
Circa 350 persone hanno partecipato alla visita a tre villaggi, distrutti nel 1948 dalle milizie israeliane, in ricordo dei tanti palestinesi uccisi o costretti a lasciare i loro villaggi e la loro terra.
Il corteo composto da un centinaio di persone é partito dal cuore della zona araba della città per terminare, con un sit-in nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah, obiettivo degli appetiti dei coloni israeliani.
“Dopo 62 anni (dalla Nakba, ndr) é importante continuare a lottare per il diritto al ritorno dei profughi palestinesi”, ha dichiarato Rima Awad, attivista della società civile, “la Nakba per noi non é mai terminata perché nonostante Israele ci abbia preso il 68% del territorio e noi siamo disposti a costituire lo Stato palestinese sul rimanente 22%, le politiche di colonizzazione, esproprio, e annessione della parte araba di Gerusalemme e della Cisgiordania non si sono mai fermate”
La manifestazione colorata e pacifica non ha ceduto alle provocazioni di un gruppo di coloni che hanno sventolato bandiere israeliane e scandito slogan sionisti a pochi metri dai partecipanti.
Lunedi 17 maggio é prevista una conferenza stampa e la deposizione di fiori davanti alla statua del milite ignoto per ricordare le migliaia di vittime che il popolo palestinese ha subito dal 1948 ad oggi. (red) Nena News
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