sabato 31 ottobre 2009

Le terribili condizioni delle donne palestinesi nei carceri israeliani

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Non sono infatti poche le famiglie che hanno uno o più membri nelle carceri degli occupanti israeliani.

Oggi, un piccolo barlume di speranza si scorge all’orizzonte, poiché è in corso una trattativa al cui centro vi è uno scambio di prigionieri. Ma intanto, il numero dei prigionieri palestinesi non cessa di aumentare. Essi non sono solo maschi: molte donne soffrono nelle carceri israeliane, senza diritti né rispetto. E gli israeliani si fanno beffe della loro dignità.

Ancora trentatré prigioniere. All’inizio di ottobre sono state liberate circa venti prigioniere palestinesi, ma ne restano in carcere ancora trentatrè, afferma il ministero dei Prigionieri. Venticinque sono della Cisgiordania, quattro di Gerusalemme, tre dei Territori occupati nel 1948 ed una della Striscia di Gaza.

Ventuno di esse sono nella prigione di al-Sharun, undici in quella di al-Damoun. La prigioniera di Gaza, Wafa, si trova in quella di ar-Ramla.

Riyad al-Ashqar, direttore dell’Ufficio informazioni del ministero, afferma in un rapporto che il numero delle prigioniere palestinesi non è mai stabile. Alcune vengono fermate per una giornata, ma altre restano in galera per molto tempo in attesa di giudizio.

Le condizioni di detenzione. Bisogna innanzitutto sapere che alcune prigioniere vengono arrestate assieme ai loro parenti: tre con i loro mariti, due con i loro fratelli. Poi, che esse si trovano in condizioni molto difficili, a causa delle quali soffrono di diverse malattie, talvolta gravi. A titolo d’esempio, Fayza Jum‘a soffre di un tumore al collo dell’utero, ma non riceve le cure necessarie. Idem per Wafa Samir, che soffre di ulcera.
Già da questo s’intuisce che gli israeliani fanno di tutto per far patire le prigioniere palestinesi. Le celle sono mal aerate; l’umidità, i topi e gli insetti sono la regola.

Esse soffrono molto della mancanza di cure mediche, di consultori, di analisi, di radiografie, di visite specialistiche, soprattutto ginecologiche. Infezioni d’ogni tipo, spesso di origine sconosciuta, logorano le detenute esponendole a vari pericoli.

Il Rapporto sottolinea infine che le detenute sono anche oggetto di ispezioni umilianti, quali le visite a sorpresa durante la notte o le ispezioni corporali che comportano il loro denudamento di fronte ai carcerieri.
tratto da Infopal
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venerdì 30 ottobre 2009

Presentazione del mio libro "Gabbie" a Firenze

Venerdì 6 novembre 2009


Presso la Libreria Café La Cité

Borgo San Frediano 20 rosso Firenze alle ore 18:30

a cura dell’ Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus di Firenze

presentazione del libro “Gabbie” di Miriam Marino - Città del sole edizioni, 2009

in contemporanea lettura di brani tratti dal medesimo libro
ad opera di Cecilia Gallia



Miriam Marino, scrittrice, artista e attivista per i diritti umani, è impegnata in tre associazioni. Ha pubblicato libri di narrativa, poesia e saggistica, tra cui Non sparate sul pianista (1978), romanzo politico sul movimento del ’77, il piccolo saggio Il misticismo nell’arte contemporanea (1987), le raccolte di poesie sulle donne della Bibbia Madri d’Israele e Ruth (1999), Ingiustizia infinita, racconti sul conflitto israelo-palestinese e Handala (2008), raccolta di articoli e relazioni pubbliche degli ultimi anni. Collabora con riviste d’arte e letteratura e ha partecipato ad alcune mostre di arte contemporanea, in Ungheria e in Italia.


GABBIE
di Miriam Marino
Città del sole edizioni 2009

“L'autrice ha voluto scrivere, in modo profondo e semplice, di una situazione molto difficile, lasciando da parte il peso ideale, ideologico e storico del conflitto mediorientale. Riuscire a compiere una scelta politica e umana in un mondo e un conflitto così complicato, il sacrificio e le conseguenze che abbiamo patito, noi palestinesi li conosciamo, li apprezziamo, ma non tutti li comprendono…
Miriam Marino sogna un mondo semplicemente senza armi, senza guerre, più giusto e colorato, il mondo possibile nel quale crede, nel quale tutti noi ci riconosciamo ed al quale viene dedicato il pensiero costante che l'umanità possa realizzare solo attraverso la giustizia la promessa di pace.
Abbiamo bisogno di ponti, non di muri”.
Yousef Salman
Delegato della Mezza Luna Rossa Palestinese in Italia

BRUTTE NOTIZIE SU GAZA

Da Paola
In genere invio notizie solo di cui sono ragionevolmente sicura. Questa invece è un'ipotesi grave, che invio perché temo fondata. Il governo israeliano ha stabilito una lista nutrizionale minima, in base a cui permettere l'invio di alimenti a Gaza? In altre parole, gli abitanti che non fruiscono dell'economia dei tunnel e non hanno famigliari che lavorano per ONG estere, sono costretti a vivere della quantità minima di alimenti necessaria? Fin qui, l'ipotesi di Gisha (se è così, i tenutari israeliani del ghetto di Gaza somigliano ai proprietari di uno zoo, con la differenza che sono inumani). (In realtà, se è così, i più forti si accaparrano più del minimo di calorie e proteine necessarie, lasciando i più deboli al di sotto del minimo vitale. Come per l'appunto capita nei ghetti, non negli zoo, in cui gli animali sono in gabbie separate, ed a ciascuno dei quali è fornito il necessario). (Il mondo, intanto, tace, perché, come ognuno sa, 'Hamas è malvagio'). Gisha: http://www.gisha.org/index.php?intLanguage=2&intItemId=1618&intSiteSN=113

giovedì 29 ottobre 2009

La confessione di Silvio

La confessione di Silvio - DA LEGGERE ATTENTAMENTE!!

Berlusconi: 'Signor parroco, mi vorrei confessare' Parroco:
'Certo figliolo, qual'è il tuo nome?' Berlusconi: 'Silvio
Berlusconi, padre.' Parroco: 'Ah! Ah! Il presidente del
Consiglio!?' Berlusconi: 'Si, padre.' Parroco: 'Ascolta,
figliolo, credo che il tuo caso richieda una competenza superiore.
E' meglio che tu ti rechi dal Vescovo.' Così Berlusconi si
presenta dal Vescovo, chiedendogli se può confessarlo. Vescovo:
'Certo, come ti chiami?' Berlusconi: 'Silvio Berlusconi' Vescovo:
'Il presidente del Consiglio? No, caro mio, non ti posso
confessare: il tuo è un caso difficile. E' meglio che tu vada in
Vaticano.' Berlusconi va' dal Papa. Berlusconi: 'Sua Santità,
voglio confessarmi.' Papa: 'Caro figlio mio, come ti chiami?'
Berlusconi: 'Silvio Berlusconi' Papa: 'Ahi! Ahi! Ahi! Figliolo!
Il tuo caso è molto difficile per me. Guarda qui, sul lato del
Vaticano c'è una cappella. Al suo interno troverai una croce. Il
Signore ti potrà ascoltare.' Berlusconi, giunto nella cappella,
si rivolge alla Croce: 'Signore, voglio confessarmi.' Gesù:
'Certo, figlio mio, come ti chiami?' Berlusconi: 'Silvio
Berlusconi.' Gesù: 'Ma chi? Il Presidente del Consiglio?'
Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'L'ex amico di Craxi ?'
Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'L'inventore dello scudo fiscale
per far rientrare dalle isole Cayman e da Montecarlo tutti i
soldi che i tuoi amici hanno sottratto al fisco ?' Berlusconi:
'Si, signore.' Gesù: 'L'amico dei Neo-Fascisti e Neo-Nazisti,
particolare che si è dimenticato di riferire al Congresso
americano ?' Berlusconi: 'Ehm... si, Signore.' Gesù: 'Quello che
ha abbassato dell'1% le tasse dirette e costretto
comuni/province/regioni ad aumentare le tasse locali del 45% per
tenere aperti asili, trasporti, servizi sociali essenziali ?'
Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha ricandidato 13
persone già condannate con sentenza passata in giudicato?'
Berlusconi: 'Si, signore..' Gesù: 'Quello che ha modificato la
legge elettorale in modo che siano le segreterie di partito a
scegliere gli eletti e non più i cittadini ?' Berlusconi: 'Si,
signore.' Gesù: 'Quello che ha omesso qualsiasi controllo
sull'entrata in vigore dell'Euro permettendo a negozianti e
professionisti di raddoppiare i prezzi in barba a pensionati e
lavoratori a reddito fisso ?' Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù:
'Quello che ha abolito la tassa di successione per i patrimoni
miliardari e subito dopo ha cointestato le sue aziende ai figli?'
Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha quadruplicato il
suo patrimonio personale e salvato le sue aziende dalla
bancarotta da quando è al governo e che dice che è entrato in
politica gratis per il bene degli italiani?' Berlusconi: 'Si,
signore.' Gesù: 'Quello che ha epurato dalla RAI I personaggi che
non gradiva?'
Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha fatto la
Ex-Cirielli, la Cirami e la salva-Previti ?' Berlusconi: 'Si,
signore.' Gesù: 'Quello che ha fatto una voragine nei conti dello
stato e ha cambiato 3 volte ministro del tesoro ?' Berlusconi:
'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha dato, a spese degli italiani,
il contributo per il decoder digitale per permettere al fratello
di fare soldi con una società che li produceva ?' Berlusconi:
'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha depenalizzato il falso in
bilancio ed ha introdotto la galera per chi masterizza I DVD ?'
Berlusconi: 'Si, signore.' Gesù: 'Quello che ha permesso alla
Francia di saccheggiare la BNL e si è fatto prendere a pesci in
faccia quando ENEL ha tentato di acquisire una società francese
?' Berlusconi: 'Ehm... sono sempre io, Signore.' Gesù: 'Figlio
mio, non hai bisogno di confessare. Tu devi solamente
ringraziare.' Berlusconi: 'Ringraziare???? E chi, Signore?' Gesù:
'Gli antichi Romani, per avermi inchiodato qui. Altrimenti sarei
sceso e t'avrei fatto un CULO COSI'!!! NOTA: TUTTI gli ITALIANI
che riceveranno questa comunicazione hanno 'obbligo CIVILE e
MORALE di inoltrarla agli AMICI: non sia mai che qualcuno lo voti
di nuovo!!!!!!!!!

IISRAELE RAZIONA L'ACQUA AI PALESTINESI

| di Michele Giorgio -
GERUSALEMME
APARTHEID
Amnesty: acqua, ai palestinesi il 20% agli israeliani l'80%
Israele lascia ai palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza una porzione minima dell'acqua della falda acquifera montana che si trova in gran parte nei territori occupati nel 1967. A denunciarlo è Amnesty International con un rapporto che arriva nel momento in cui la crisi idrica regionale si fa più acuta.
Esperti e ambientalisti hanno avvertito che ci vorranno due inverni molto piovosi per evitare razionamenti drastici dell'acqua. È perciò alto il rischio che i palestinesi paghino il prezzo più caro della siccità. La discriminazione più eclatante, evidenzia Amnesty, è che «gli insediamenti israeliani ricevono forniture illimitate d'acqua». I quasi 500 mila coloni israeliani (inclusi quelli a Gerusalemme est) ne consumano una quantità uguale o maggiore di quella disponibile per i 2,3 milioni di palestinesi della Cisgiordania. Israele, riferisce Amnesty, «usa più dell'80% della falda acquifera montana e limita ai palestinesi l'accesso a un mero 20%».
Sotto accusa l'intera distribuzione dell'acqua, gestita fin dal 1967 dalla israeliana Mekorot. Un cittadino israeliano ha a sua disposizione quotidianamente 300 litri d'acqua, contro i 70 di un palestinese. In alcune comunità rurali dei Territori occupati il consumo pro capite scende a 20 litri. In contrasto rispetto a quella della popolazione palestinese è la situazione negli insediamenti colonici dove, dice Amnesty, «ci sono fattorie a agricoltura intensiva, giardini lussureggianti e piscine».
Di eccezionale gravità la situazione a Gaza, dove il 90-95% dell'acqua viene da una falda costiera contaminata, e Israele pone restrizioni all'ingresso nella Striscia dei materiali necessari per riparare e sviluppare le infrastrutture. Attraverso la sua responsabile per il Medio Oriente, Donatella Rovera, Amnesty chiede allo Stato ebraico di mettere fine «alle sue pratiche discriminatorie e alle restrizioni imposte ai palestinesi per l'accesso all'acqua». L'acqua, sottolinea Rovera, «è una necessità fondamentale e un diritto, ma per molti palestinesi anche ottenerne quantità scadenti necessarie per la sopravvivenza è divenuto un lusso».
E proprio la situazione di Gaza arroventa le relazioni tra Israele e Turchia. Ieri il premier turco Erdogan, in una intervista al quotidiano britannico Guardian, ha accusato il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman di aver minacciato di attaccare Gaza con un ordigno nucleare. «Le bombe al fosforo (usate da Israele a Gaza) - ha aggiunto il primo ministro turco a proposito di «Piombo fuso» - sono armi di distruzione di massa. Rimanere in silenzio riguardo ad esse non sarebbe giusto».

Razzismo in Israele

"La politica del Shas sulla purezza della razza
applicata ai bambini immigrati, è una vergogna."
di Shulamit Aloni



Le enunciazioni di un razzismo ufficiale in Israele sono divenute rievocazioni dei giorni infausti dell’espulsione degli ebrei dalla Spagna, allorché le autorità avevano deciso che solo un cattolico poteva essere spagnolo.


I discendenti degli ebrei espulsi dalla Spagna restaurarono successivamente uno stato indipendente nel quale i rabbini erano divenuti gli inquisitori per qualsiasi cosa fosse connessa a coloro che non avevano una madre ebrea, come pure per ciò che riguardava la conversione. Ora quei zeloti che si ostinano sulla purezza della razza hanno avanzato la richiesta di espellere dallo "stato ebraico democratico" (è davvero democratico?) dei bambini che sono nati qui e che si sono integrati nella società israeliana. La campagna razzista viene portata avanti dal partito Shas, diretto dal Ministro degli Interni Eli Yisai.

Siccome questa gente bigotta, in accordo con il loro rabbino, sono a conoscenza della saggezza di Israele sviluppata nel corso delle generazioni, non c’è possibilità di scelta, tranne presumere che essi abbiano preferito ignorare ciò che può risultare loro inopportuno. Ad esempio, che nel Trattato Kiddushin è stabilito che coloro che sono divenuti degli assimilati vanno considerati alla pari e non possono essere avviate indagini nei loro confronti. Non c’è alcun dubbio che gli immigrati dall’ex Unione Sovietica che erano nati da madre non-ebrea, qui siano degli assimilati – essi parlano in ebraico, ricevono un’istruzione israeliana, prestano servizio militare nelle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e così via. Non c’è necessità di torturarli con sadici processi di conversione perché possano usufruire dei diritti che loro spettano – da parte di un paese che li ha sollecitati a venire e che ha la pretesa di essere democratico.

Se questo ha valore per gli immigrati russi, dovrebbe essere valido perfino per un gran numero di figli di lavoratori stranieri che sono nati qui, cresciuti qui, per i quali questo è il loro paese e l’ebraico la loro lingua e che non hanno alcun legame con qualche altro paese. Espellerli è vergognoso – è questo tipo di vergogna che va bandita.

Di fronte a queste domande, coloro che prestano attenzione a ciò che accade all’interno dei partiti ultra-ortodossi, il denaro che ricevono, l’esonero degli studenti delle scuole religiose (yeshiva) dall’obbligo di svolgere un lavoro e di prestare servizio militare nell’esercito – non possono mancare di ricordare la frase dal Deuteronomio: "ma lo studioso della Torah (Yeshurun) è diventato grasso e patetico".

Il nostro attuale Primo Ministro ha concesso loro una gran quantità di vantaggi; evidentemente il suo ebraismo lo ha reso pazzo. Non gli è sufficiente essere israeliano – sebbene in tutte le preghiere si trovino solo espressioni a proposito del popolo di Israele, il Dio di Israele, la Torah di Israele, mentre la parola "ebreo" non è mai citata. Il semplice motivo di ciò sta nel fatto che con "ebrei" si indica un gruppo etnico-religioso nato nella diaspora e il cui posto è nella diaspora, mentre noi siamo uno stato sovrano nel quale è vissuta una comunità ebraica e dove oggigiorno risiedono i cittadini dello Stato di Israele. Tuttavia, al tempo nostro, gli studiosi di Jabotinsky hanno stabilito che Israele non è una democrazia, ma una etnocrazia di fatto. Siamo divenuti uno stato sottoposto all’autorità di un clero di religiosi che disdegnano il progresso, la scienza e i diritti civili e che si oppongono alla richiesta di una piena eguaglianza per le donne in quanto cittadine.

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu si è innamorato dell’ebraismo del rabbino Ovadia Yosef e delle altre persone sante che gli stanno d’attorno, e disdegna i principi contenuti nel documento fondativo dello stato – la "dichiarazione di indipendenza" che garantisce che il paese verrà edificato "a beneficio di tutti i suoi abitanti", che ci sarà "completa uguaglianza di diritti per tutti i cittadini senza distinzione di origine, razza, religione e sesso." così come "libertà di religione e di coscienza". Sembra che il nostro premier sia convinto che la democrazia comporti le elezioni, quando è necessario che esse siano svolte, e la competizione tra i partiti esistenti. Come tutti sanno, queste cose ci sono perfino in Iran.

Nonostante ciò, non si sono ancora perdute tutte le speranze che Netanyahu possa avere una rivelazione improvvisa, dopo di che si rammenterà della storia del popolo di Israele e comprenderà che espellere lavoratori e i loro figli sarebbe una macchia che non potrebbe essere cancellata.

Se c’è qualcuno che ritiene che sia stato troppo duro nella mia critica al sistema – che, secondo la versione degli ortodossi, deve "mantenere pulito il paese"– esamini i progetti legge che in passato sono stati presentati a questa Knesset, fin dalla sua elezione: sull’obbligo per ogni membro del governo di giurare fedeltà "allo Stato di Israele in quanto stato ebraico, Stato sionista e democratico, ai suoi simboli e ai suoi valori"; sull’obbligo di giurare fedeltà allo stato "in quanto Stato Ebraico e Sionista, e alla sua bandiera e al suo inno nazionale" come condizione per poter ricevere la carta d’identità, anche per quanto riguarda i figli; proibizione che venga fatto riferimento alla catastrofe degli arabi e alla distruzione dei loro villaggi durante la Guerra di Indipendenza. Tutte queste politiche sono finalizzate a costringere i non-ebrei ad abbandonare il paese.

Se in uno dei paesi democratici nei quali vivono degli ebrei venissero adottate leggi etnocentriche come queste, che rendessero obbligatoria una visione religiosa e nazionalistica, insieme ai valori e ai simboli cristiani – così come si sta verificando qui a proposito dell’ebraismo e dei simboli ebraici – allora tutti coloro che si guadagnano da vivere accusando i Gentili di anti-semitismo avrebbero l’occasione di divertirsi un mondo. Tuttavia, in tutti gli altri paesi democratici gli ebrei sono cittadini con pari diritti, senza l’obbligo di dovere giurare o dichiarare fedeltà. Essi hanno inoltre il diritto di decidere quale tipo di ebrei vogliono essere ed in che modo vogliono contrarre matrimonio. Mentre qui noi viviamo sotto oppressione religiosa: non esiste il matrimonio civile e la legge ci costringe a essere assoggettati al rabbinato ortodosso, mentre le altre correnti dell’ebraismo vengono trattate con disprezzo. Ora desiderano vincolarci ai "valori e simboli" dell’ebraismo che si sprigionano dalle aule di studio del Shas e degli ultra-ortodossi.

E’ curioso che il primo ministro debba ancora promettere di fornire un sussidio per il prossimo anno a 80.000 parassiti, chiamati studenti della yeshiva, invece dei 50.000 di quest’anno. Tutti si rendono conto che tra di loro non comparirà nessuno "capace di muovere la montagna", ma piuttosto degli osservatori delle leggi dietetiche (kashrut) e dei dimostranti contro tutta la gente che lavora e combatte, costruisce e produce cultura. Si divertiranno alla grande molti di questi membri della società che, conformemente ai "valori e simboli" dell’ebraismo zelota, sono impegnati a proteggere la purezza della razza ebraica.

(tradotto da mariano mingarelli)

giovedì 22 ottobre 2009

Immagini di Israele

La 'squadra della castità' (testuale) a Gerusalemme versa acqua bollente su una divorziata, e, quando questa grida, la pesta. Va detto che non fa differenze di genere: assale pure un appartamento in cui vivono studenti di una yeshiva, accusandoli di vedere film porno

Intanto in un paese vicino Tel Aviv un'associazione fondamentalista organizza ronde perchè ragazze israeliane ebree non passeggino con non-ebrei

mercoledì 21 ottobre 2009

APPROVATO DALL'ONU IL RAPPORTO GOLDSTONE

Politica e Ordine Mondiale
Scritto da Marco Cedolin
Martedì 20 Ottobre 2009 00:00

Il Consiglio dei diritti umani dell'ONU ha approvato sabato 17 ottobre il rapporto della commissione Goldstone, avente per oggetto i crimini di guerra compiuti dall’esercito israeliano all'interno della striscia di Gaza durante l'operazione Piombo Fuso degli scorsi mesi di dicembre e gennaio.
Fra i 47 paesi membri del consiglio 25 hanno espresso voto favorevole:
Argentina, Brasile, Cina, Russia, Bahrain, Bangladesh, Bolivia, Cile, Cuba, Djbouti, Egitto, Ghana, India, Indonesia, Giordania, Mauritius, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Filippine, Qatar, Arabia Saudita, Senegal, Sud Africa e Zambia.
11 si sono astenuti:
Belgio, Bosnia, Burkina-Faso, Cameroon, Gabon, Giappone, Messico, Norvegia, Corea del Sud, Slovenia e Uruguay.
6 hanno espresso voto contrario:
Stati Uniti, Israele, Italia, Olanda, Slovacchia e Ucraina.
Ed altri 5... non hanno votato:
Gran Bretagna, Francia, Madagascar, Kyrgyzstan ed Angola.

La questione dovrà ora venire esaminata dall’Assemblea generale dell'Onu e potrebbe ipoteticamente (cosa assai improbabile) approdare alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja nel caso Israele continui a respingere l'idea di un'inchiesta approfondita su quanto il suo esercito ha fatto nelle tre settimane dell'assalto a Gaza.

Si tratta comunque di una notizia che ha suscitato entusiasmo e soddisfazione in Palestina, mentre il governo israeliano di Netanyahu, dopo avere tentato a più riprese di bloccare l'iter del rapporto, ha reagito con rabbia, convocando un forum comprendente ministri, giuristi, diplomatici, membri del Mossad ed esperti diversi con il compito di attaccare il rapporto Goldstone e trovare le necessarie contromisure.

I giornali israeliani hanno colto nella notizia, giunta a breve distanza da quella della cancellazione delle esercitazioni militari congiunte da parte della Turchia, il pericolo di un preoccupante isolamento internazionale d'Israele, che si rivelerebbe controproducente per il successo di eventuali piani di attacco nei confronti dell'Iran.

Risulta invero di assai difficile comprensione (a meno che si voglia pensare male) il ruolo del Mossad all'interno di un forum di giuristi deputato a "combattere" (si suppone per vie legali) il lavoro di una commissione d'inchiesta. Così da creare non poche perplessità in merito ai metodi che il governo israeliano intende usare per reagire di fronte alle accuse mosse dall' ONU.
Al tempo stesso appare per molti versi incomprensibile la posizione assunta dall'Italia, nazione del mediterraneo tradizionalmente in ottimi rapporti con i paesi arabi, che anziché abbracciare una politica di equilibrio, preferisce appoggiare acriticamente l'aggressione ed i massacri compiuti da Israele a Gaza, ponendosi in una posizione differente rispetto alla maggioranza delle altre nazioni alleate europee.

giovedì 1 ottobre 2009

COLONI ALLA MOSCHEA

In queste triste ore, orde di fanatici coloni protette dalla propria polizia ed esercito di occupazione israeliana assaltano le moschee di Gerusalemme.
I palestinesi asserragliati nei luoghi sacri stanno difendendo a mani nude i luoghi di preghiera dalla profanazione.
Se la comunità internazionale non interviene per costringere il governo israeliano al rispetto dei diritti internazionali si rischia una nuova carneficina, come ai tempi di Sharon, dando il via ad una nuova Intifada.
i mass media, questa volta, continueranno a vaneggiare su un presunto riarmo nucleare del Iran (invece del Iraq!)e chiuderanno gli occhi davanti un massacro Certo, quello della nostra popolazione inerme.

Comunità Palestinese della Campania