venerdì 29 novembre 2013

Bimbi siriani

Siria, la generazione perduta


Oltre 11 mila bambini vittime del conflitto. Polio, abbandono scolastico e traumi psicologici fanno temere il peggio per i piccoli siriani. A gennaio, forse, Ginevra 2

lunedì 25 novembre 2013 12:19


AGGIORNAMENTO 12.30 - La conferenza di Ginevra 2 si terrà il 22 gennaio. Lo ha appena annunciato l'Onu.

dalla redazione

Roma, 25 novembre 2013, Nena News - Più di undicimila giovani sotto ai 17 anni sono morti nei due anni e mezzo di conflitto in Siria. Arriva come una doccia fredda il rapporto dell'Oxford Research Group, e snocciola le cifre scioccanti della realtà sul campo: delle 11.420 vittime minorenni censite, 2.223 sono morte nella zona di Aleppo, 389 uccise da un cecchino, 764 "sommariamente giustiziate" e più di 100 sono state torturate.

Le cifre tengono conto anche dei 128 piccoli morti nell'attacco chimico di Ghouta, mentre ancora non rientra nelle casistiche una nuova emergenza che colpisce prevalentemente i bambini: la diffusione della poliomielite. L'Organizzazione mondiale della sanità ha confermato i casi di poliomielite nel nord-est della Siria di cui si parlava da alcuni giorni: su un totale di 22 casi sospetti, le analisi hanno confermato che si tratta del virus della polio per dieci casi. E la malattia rischia di raggiungere anche gli Stati confinanti se si tiene conto che migliaia di siriani continuano a lasciare la loro terra per sfuggire alla guerra civile.

Prima del conflitto il tasso di immunizzazione in Siria era di oltre il 95% - l'ultimo caso era stato registrato nel 1999 - ma negli ultimi due anni circa mezzo milione di bambini non sono stati vaccinati contro la polio e altre malattie. Una vasta campagna di vaccinazioni è in corso nel paese con il sostegno dell'Onu e l'obiettivo è quello di immunizzare 2,4 milioni di bambini. Ma, con il perdurare del conflitto e la difficoltà degli operatori delle Nazioni Unite di raggiungere le zone degli scontri più violenti - sarebbero circa 2,5 milioni i prigionieri dei campi di battaglia più isolati - molti altri bambini rischiano di morire.

Inoltre, su cinque milioni di sfollati interni, due sarebbero minori: costretti a vivere in edifici disabitati, case pericolanti, scuole, moschee, parchi o dimore di parenti, saranno i più colpiti dall'inverno alle porte, con l'impossibilità di comprare vestiti più pesanti. Il 49 per cento dei bambini non va più a scuola: l'anno scorso in due milioni non hanno frequentato l'anno scolastico. Un "silenzioso disastro", quello dell'educazione, a cui vanno ad aggiungersi i traumi psicologici: secondo Yusuf Abd el-Jalil, direttore dell'Unicef per la Siria, c'è il serio rischio di una "generazione perduta".

"Sconvolge innanzitutto il numero dei morti - ha dichiarato Hamit Dardagan, uno degli autori dello studio - ma anche il modo in cui bambini innocenti sono stati uccisi. Bombardati nelle loro case, nelle loro comunità, nelle attività di tutti i giorni, mentre ad esempio sono a scuola. Tutte le parti in causa - ha aggiunto Dardagan - devono avere la responsabilità di proteggere i bambini".

Sono numeri destinati a crescere, con le battaglie che continuano a infuriare soprattutto nelle zone riconquistate dall'esercito di Assad negli ultimi mesi. Nel week end si è avuta una nuova escalation di violenza: almeno 160 tra ribelli e soldati sono stati uccisi nei combattimenti che hanno interessato la regione di Ghouta, a est di Damasco, una delle roccaforti degli insorti.

Intanto a Ginevra si è aperta questa mattina una riunione tra rappresentanti americani, russi e delle Nazioni Unite per fissare una nuova data per la conferenza di pace di Ginevra 2. Una fonte diplomatica dell'Onu ha rivelato all'AFP che la conferenza dovrebbe tenersi a gennaio: il segretario generale della Nazioni Unite Ban Ki-Moon dovrebbe annunciare la nuova data oggi, al termine della riunione.

Ancora non è chiaro, però, chi di preciso siederà al tavolo negoziale: l'opposizione siriana, che aveva annunciato più volte di non volersi sedere davanti a Bashar al-Assad, ha accettato l'invito a causa delle pressioni internazionali. Sfiduciata dalla maggior parte dei gruppi di ribelli, la Coalizione non trova però l'accordo su chi mandare a Ginevra. Ed è ancora guerra, tra regime e oppositori, sulla presenza al tavolo negoziale di Arabia Saudita e Iran. Nena News.


domenica 10 novembre 2013

In Israele l’Italia si prepara alla guerra aerea




Manlio Dinucci


I cacciabombardieri italiani Tornado, Eurofighter 2000, F-16 Falcon e altri, che nel 2011 bombardarono la Libia partecipando a 1182 missioni nell’operazione Nato «Unified Protector», sono di nuovo pronti al decollo. Non per una nuova guerra alla Libia, ormai disintegrata e nel caos (anche il terminale del gasdotto per l’Italia è sotto attacco), ma per preparare altre guerre. Parteciperanno in novembre alla più grande esercitazione di guerra aerea mai svoltasi in Israele.
L’esercitazione, denominata «Blue Flag» sul modello di quella della U.S. Air Force, si svolgerà tra due settimane nel Deserto del Negev. Poche e selezionate le forze aeree invitate: quelle di Stati uniti, Italia e Grecia. Complessivamente parteciperanno alla «Blue Flag» oltre 100 aerei e 1000 militari. Sarà una esercitazione a fuoco, con impiego di bombe e missili a guida di precisione. Lo scenario simulerà un attacco in profondità in un territorio nemico dotato di forti difese aeree (come è ad esempio l’Iran): dopo averle neutralizzate, i cacciabolbardieri colpiranno gli obiettivi terrestri rappresentati da bersagli disseminati nel deserto. Nei duelli aerei, l’aviazione nemica sarà impersonificata dall’«Aggressor squadron» delle forze aeree israeliane, i cui piloti vengono addestrati a simulare varie tattiche di combattimento, «in particolare quelle delle forze aeree arabe».
Israele attribuisce grande importanza alla «Blue Flag». Le forze aeree israeliane, ha dichiarato il generale Amikam Norkin, stanno sperimentando nuove procedure «per abbreviare la durata delle future guerre» potenziando la propria capacità distruttiva: ciò permetterà di «accrescere di dieci volte il numero di obiettivi che vengono individuati e distrutti». Ora è il momento di sperimentare tale capacità in una esercitazione congiunta con forze aeree avanzate, come quelle statunitense e italiana.
A riprova delle capacità conseguite, il generale Norkin ha sottolineato, in una intervista a Defense News (21 ottobre), che negli 8 giorni dell’operazione «Pilastro di difesa» effettuata a Gaza nel novembre 2012, l’aviazione israeliana ha attaccato 1.500 obiettivi, il doppio di quelli attaccati nei 34 giorni della guerra in Libano nel 2006. Anche i piloti italiani potranno dunque imparare molto partecipando all’esercitazione di guerra aerea in Israele.
La «Blue Flag» serve allo stesso tempo a integrare le forze aeree israeliane in quelle Nato. Finora esse avevano effettuato esercitazioni congiunte solo con singoli paesi dell’Alleanza, come quelle a Decimomannu con l’aeronautica italiana. In tal modo Israele, anche se ufficialmente non è membro della Nato, viene operativamente a far parte della sua strategia e delle sue operazioni militari.
Ciò rientra nel «Programma di cooperazione individuale» con Israele, ratificato dalla Nato il 2 dicembre 2008, circa tre settimane prima dell’operazione israeliana «Piombo Fuso» contro Gaza. Esso comprende una vasta gamma di settori in cui «Nato e Israele cooperano pienamente»: scambio di informazioni tra i servizi di intelligence; connessione di Israele al sistema elettronico Nato; cooperazione nel settore degli armamenti; aumento delle esercitazioni militari congiunte; allargamento della cooperazione contro la proliferazione nucleare (ignorando che Israele, unica potenza nucleare della regione, rifiuta di firmare il Trattato di non-proliferazione ed ha respinto la proposta Onu di una conferenza per la denuclearizzazione del Medio Oriente).
A questa operazione parteciperà l’Italia con i suoi cacciabombardieri. Essi decolleranno sulla testa degli oltre 6 milioni di italiani senza lavoro o quasi: non si sa su quale capitolo del bilancio statale sarà addebitata la spesa per trasferire in Israele aerei e personale militare e farli partecipare all’esercitazione di guerra, ma si sa che sarà altro denaro pubblico sottratto alle spese sociali.
Decollerranno i cacciabombardieri sulla testa di un parlamento la cui quasi totalità probabilmente non è stata informata della partecipazione italiana all’esercitazione di guerra aerea in Israele ed è quindi all’oscuro (o noncurante) delle sue implicazioni politiche, militari ed economiche. Proprio mentre a Palazzo Montecitorio si discute delle missioni militari, presentate dalla maggioranza come indispensabili per la pace internazionale, soprattutto in Medio Oriente. Se qualche deputato presenterà una interrogazione sulla partecipazione italiana alla «Blue Flag», il ministro Mauro risponderà che si tratta sì di una esercitazione di guerra aerea, però «umanitaria».

(il manifesto, 7 novembre 2013)

giovedì 7 novembre 2013

STRETTI RAPPORTI TRA FORZE AEREE DI ITALIA E ISRAELE



_Il capo di stato maggiore dell’aeronautica Pasquale Preziosa a Tel Aviv
in vista delle esercitazioni Bandiera Blu. Intanto l’aviazione
israeliana accresce le sue capacita’ di attacco_
DI STEPHANIE WESTBROOK
_Roma, 3 novembre 2013, Nena News _- Un nuovo piano dell’aeronautica israeliana mira ad aumentare di 10 volte il numero di obiettivi che è in grado di rilevare e distruggere. È quanto ha dichiarato il capo delle Operazioni Aeree della Israel Air Force (IAF), Brigadier Generale AMIKAM NORKIN, in un intervista esclusiva con Defense News. Il nuovo piano, EXPANDING ATTACK CAPACITY (EAC), punta ad un uso “massiccio, persistente e punitivo” della cosiddetta “forza aerea di precisione” per ridurre la durata delle guerre future e evitare l’uso di forze di terra, considerato costoso e dannoso in termini diplomatici.
Per sostenere quanto previsto dal programma EAC, è in atto una ristrutturazione detta storica, la più importante negli ultimi 40 anni, dell’aeronautica israeliana che verrà attuata in modo graduale nei prossimi mesi. Il rinnovamento toccherà ogni aspetto delle operazioni aeree e comporterà importanti cambiamenti nella pianificazione delle missioni, nella gestione delle risorse, nella valutazione dei danni dei bombardamenti e nel coordinamento con eventuali forze delle coalizioni occidentali nella regione.
Secondo Norkin, la POTENZA DELLA “MACCHINA” DEVE ESSERE TALE DA “SOSTENERE UN AUMENTO ENORME NELLA QUANTITÀ DI BERSAGLI” che l’IAF rileva e distrugge.
Con miglioramenti significativi nelle capacità di abbinare la continua raccolta di intelligence alle “armi di precisione”, la IAF prevede, infatti, di generare un numero esponenziale di nuovi obiettivi nel corso di ogni giorno di guerre future.
Il generale Norkin fa riferimento all’operazione “PILASTRO DI DIFESA”,l’attacco israeliano a Gaza del novembre 2012, per illustrare questi “miglioramenti” e le ambizioni dell’IAF. “In Pilastro di Difesa, la nostra capacità giornaliera di attacco era il doppio di quello del Libano [del 2006], nonostante il fatto che [Gaza] era un’area molto più piccola e più densamente popolata”, ha detto Norkin. “Ora, quando parliamo della zona nord di operazioni, aspiriamo in un aumento di un ordine di grandezza - forse di più - nel numero di obiettivi da distruggere ogni giorno”.
In appena otto giorni, oltre 170 palestinesi sono stati uccisi sotto la precisione aerea dell’IAF durante “Pilastro di Difesa”. Sono state distrutte circa 450 abitazioni e danneggiate oltre 8000.
Norkin presenta il nuovo piano EAC con descrizioni che spaziano da “un treno espresso di attacchi aerei che rimpiazzerà le tradizionali ondate” ad “un termostato che si può aggiustare in maniera più dura o morbida”.
Nel caso di PIOMBO FUSO, l’attacco israeliano a Gaza del 2008-2009 in cui oltre 1400 PALESTINESI sono stati uccisi in 21 giorni, si vede che il termostato era posizionato su una temperatura, appunto, tale da fondere il piombo.
Il nuovo approccio di Israele si concentrerà su “ferire il nemico dove fa più male”, prendendo di mira la leadership, i comandanti e le infrastrutture significative di combattimento. In particolare, colpendo i nemici del “primo cerchio”, come Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza, in modo da non concedergli il tempo per riprendersi dallo shock iniziale.
“Non saremo in grado di spingere il nemico fino al punto in cui non sarà più in grado di sparare razzi e missili. Perciò dobbiamo spingerlo fino al punto in cui non vuole più sparare razzi e missili”, ha detto Norkin.

È proprio in questo contesto che atterra il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, PASQUALE PREZIOSA, ospite personale del Generale Amir Eshel, Comandante dell’IAF e padre del piano EAC. PREZIOSA è arrivato in Israele nei giorni scorsi, in vista della partecipazione dell’Italia nelle prossime esercitazione aeree “BANDIERA BLU”, la prima esercitazione multinazionale di Israele, che prende spunto da “Bandiera Rossa” dell’aviazione statunitense.
PER DUE SETTIMANE, OLTRE 100 AEREI E CIRCA 1000 UFFICIALI, SOLDATI E PILOTI PROVENIENTI DA ALTRE TRE NAZIONI PARTECIPERANNO NELLE ESERCITAZIONI ALLA BASE IAF DI OVDA VICINO A EILAT NEL SUD DI ISRAELE. Bandiera Blu prevede esercitazioni aeree aria-aria e aria-terra, il tutto pianificato da Israele, nelle quali le forze partecipanti saranno in azione contro il “Drago Volante”, lo squadrone aggressore di Israele.

In attesa dell’inizio delle esercitazioni, Preziosa ha visitato le basi israeliane e ha fatto un giro in un F-16 commentando: “Tutto è vicino qui, quindi per qualsiasi tipo di minaccia allo stato, l’IAF deve essere pronta in tempi rapidi e preparare una risposta veloce. SONO IMPRESSIONATO DALLE CAPACITÀ DELL’IAF DI RISPONDERE RAPIDAMENTE ED EFFICACEMENTE A QUALSIASI MINACCIA”.
Il volo era evidentemente per ricambiare il giro che il generale Norkin ha fatto su un M-346 dell’Alenia Aermacchi il 30 aprile durante una visita in Italia che rientrava nel Piano di Cooperazione in corso d’attuazione tra l’aeronautica militare italiana e l’IAF. Secondo il generale Norkin, Bandiera Blu verrà stabilito dall’IAF come un evento biennale “volto a dimostrare le capacità, rafforzare legami diplomatici e prepararsi per i futuri scenari che coinvolgono le forze della coalizione”.
Per l’Italia, fa parte dei sempre più stretti legami tra le forze armate, i governi, i centri di ricerca e le industrie belliche delle due nazioni, che si tratta di esercitazioni militari congiunte, scambi scientifici e tecnologici, che spesso celano scopi bellici, o fornitura di armi.
IN VISTA DEL VERTICE ITALIA-ISRAELE IN PROGRAMMA PER IL 2 DICEMBRE A TORINO, SI PARLA SOPRATTUTTO DI ACCORDI POLITICI, ECONOMICI E CULTURALI.
PIÙ NELL’OMBRA INVECE È LA COOPERAZIONE MILITARE CHE SI STA SVILUPPANDO
CON FLORIDI RISULTATI PER I PRODUTTORI DI ARMI E SISTEMI DI SORVEGLIANZA.
In una nota diffusa dall’ufficio di Tel Aviv dell’Istituto Nazionale del
Commercio Estero, sono state identificati i settori maggiormente
remunerativi per le imprese italiane, tra cui l’aerospazio e la
“cyber-security”, quest’ultimo oggetto DI UN CONVEGNO A LA SAPIENZA DI
ROMA LO SCORSO GIUGNO, ORGANIZZATO DALLA DITTA PRIVATA ISRAELIANA MAGLAN
INSIEME ALLA VITROCISET DI FINMECCANICA, e contestato da chi ha capito che invece si trattava dell’ultima frontiera della guerra tecnologica.
Durante la recente “missione per la crescita” di ANTONIO TAJANI in qualità di Commissario europeo per l’industria e l’imprenditoria, per stringere rapporti più stretti tra Israele e l’Unione Europea, due delle dieci imprese italiane che hanno partecipato erano del gruppo Finmeccanica, Selex e Global Services.
E CON 473 MILIONI DI EURO, ISRAELE SI È AGGIUDICATO IL PRIMO POSTO FRA
GLI ACQUIRENTI DI ARMI ITALIANE, MERITO SOPRATTUTTO DELL’ACQUISTO DI 30 CACCIA DA ADDESTRAMENTO M-346. I velivoli addestratori al combattimento della controllata di Finmeccanica fanno parte di un pacchetto di acquisti “reciproci” però sbilanciato a favore di Israele. Nel pacchetto che vede l’Italia impegnata ad acquistare due velivoli AWACS Gulfstream, c’è anche un satellite ottico ad alta risoluzione, nonostante il fatto che l’Italia ha già accesso ai dati satellitari francesi, fatto che ha portato Defense News a chiedere se l’acquisto del satellite israeliano era opportuno, oppure era un acquisto necessario per la vendita degli M-346.
Il 30 NOVEMBRE A TORINO, in occasione del vertice annuale tra Italia e
Israele, numerose organizzazioni di solidarietà con il popolo
palestinese terranno una manifestazione nazionale per denunciare la
collaborazione tra Roma e Tel Aviv in campo militare, e non solo, e le
politiche di occupazione e discriminazione che sono attuate contro i
palestinesi. Nena News

Links:
[1]
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=90016&typeb=0&Stretti-rapporti-tra-forze-aree-di-Italia-e-Israele