giovedì 19 novembre 2009

PERFINO IL JERUSALEM POST SE N'E' ACCORTO

E’ ora di ammettere chi sono le vere vittime
Jerusalem Post - 4 novembre 2009

1 novembre 2009: il rapporto per il numero di morti è di 1 a 100, a nostro favore. Per quanto riguarda le distruzioni, è molto, molto di più. A tutto’oggi, migliaia di persone a Gaza vivono in tenda perché non permettiamo di far arrivare il cemento per ricostruire le case che abbiamo demolito. Abbiamo fatto della Striscia di Gaza una zona sinistrata, una questione umanitaria, e la manteniamo in questo stato con il nostro blocco. Durante questo tempo, qui, dal lato israeliano della frontiera, non riusciamo a ricordare quando la vita sia stata così tranquilla e sicura.
Allora decidiamo: quali sono state le vittime dell’operazione Piombo fuso, loro o noi?

La questione non si pone, siamo noi. Noi, gli Israeliani, siamo stati le vittime e noi lo siamo sempre. In realtà, la nostra condizione di vittime peggiora di giorno in giorno. Il rapporto Goldstone è il vero crimine di guerra. Il rapporto Goldstone, i dibattiti all’ONU, Amnesty International, Human Rights Watch, la Croce Rossa, B’Tselem, i soldati traditori di Rompere il Silenzio e l’Accademia dei Rabbini – tutti questi sono i veri crimini contro l’umanità. Questo s’intende con «la guerra è un inferno». Siamo noi che abbiamo attraversato l’inferno della guerra a Gaza. Siamo noi che abbiamo sofferto. Gli abitanti di Gaza? Soffrono? Ma di cosa parlate? Non permettiamo loro di mangiare, no?

Questo monologo immaginario mostra in realtà come noi ci vediamo oggi. Abbiamo lanciato la guerra a Gaza, abbiamo scatenato una delle campagne militari più sproprozionate che si conoscano, ma noi siamo le vittime. Noi ci battiamo contro il mondo con l’Olocausto; lo provano le affermazioni del Primo ministro Binyamin Netanyahu all’ONU su Auschwitz. E il suo protetto, il ministro delle Finanze, Yuval Steinitz, che promette: «Non andremo al macello come agnelli un’altra volta» durante un dibattito a proposito del rapporto Goldstone. Auschwitz, gli agnelli che vanno al macello, l’operazione Piombo fuso. Per gli Israeliani oggi tutto ciò forma un tutto, un’unica storia, l’eredità ininterrotta di una virtuosa posizione di vittima.
La verità è che lo Stato d’Israele non è mai stato una vittima, e il fatto di assimilarci ai 6 milioni è stato imbarazzante sin dall’inizio – ma ora? Dopo quel che abbiamo fatto a Gaza? Con la presa di possesso che abbiamo su questa società, mentre noi viviamo qui liberi e tranquilli? Vittime? Agnelli al macello? Noi?
No, e questo è diventato molto più che imbarazzante, è assolutamente vergognoso.
E malgrado le nostre scuse, non è vero che siamo «traumatizzati» dal passato nella convinzione di essere sempre ebrei deboli, impauriti, impotenti, sul punto di essere condotti alle camere a gas. Molti sopravvissuti dell’Olocausto ne sono ancora convinti e, in una proporzione molto limitata, questo resto di paura occupa ancora l’animo israeliano. Ma ora, 64 anni dopo l’Olocausto, 42 anni dopo aver vinto con la guerra dei Sei Giorni, da quel punto noi siamo diventati forti, noi sappiamo - che lo ammettiamo o no - di non essere più le vittime. Sappiamo di non essere la continuità dei 6 milioni, anzi ce ne allontaniamo deliberatamente, puramente e semplicemente.
La ragione per cui ci diciamo e diciamo al mondo di essere le vittime, è perché sappiamo - che ne conveniamo o no - che la condizione di vittima rappresenta un potere. La condizione di vittima è la libertà. Non si può chiedere ad una vittima di contenersi. Una vittima che si batte per la sua sopravvivenza non può essere accusata di abusare del suo potere perché, dopo tutto, essa è con le spalle al muro, è disperata.
Guardando i fatti, è molto difficile convincere noi stessi, e a fortiori convincere gli altri, che Gaza e i suoi Qassam avessero messo la fortezza Israele con le spalle al muro, che fossimo disperati, che combattessimo per sopravvivere. Per convincerci e per convincere il mondo che era davvero così, facciamo due cose.
Primo: rifiutiamo di riconoscere il minimo fatto che contraddica quest’immagine che ci presenta come vittime, anzi ripetiamo continuamente tutto ciò che è conforme a quest’immagine. Noi parliamo unicamente delle migliaia di Qassam lanciati su Sderot; non menzioniamo mai le migliaia di abitanti di Gaza che abbiamo assassinato nello stesso tempo. Noi parliamo unicamente di Gilad Shalit; non menzioniamo mai gli 8 000 Palestinesi che teniamo in prigione. Non parliamo mai del blocco che manteniamo su Gaza, né della devastazione che provoca sulla sua popolazione.
La seconda cosa che facciamo per convincerci e per convincere il mondo che noi siamo sempre le vittime, è di non uscire mai, ma proprio mai, dall’Olocausto – perché è là che noi siamo stati veramente vittime. Vittime come nessuno ne ha mai avute, vittime un milione di volte peggio degli abitanti di Gaza. Auschwitz, gli agnelli che vanno al macello. Vi ricordate di noi, il popolo dell’Olocausto? Non la superpotenza del Medio Oriente che avete visto combattere a Gaza. Erano i 6 milioni. Allora, non potete biasimarci. Siamo immunizzati contro le vostre critiche. Noi siamo le più grandi vittime che il mondo abbia mai conosciuto. Siamo disperati, allora non parlateci di calcoli sul numero degli uccisi, né di uso sproporzionato della forza, né di punizione collettiva. Noi combattiamo per la nostra sopravvivenza.
E’ questo che diciamo a noi stessi e al mondo, e, visto quel che abbiamo fatto e che facciamo sempre a Gaza, ciò è diventato intollerabile. No, noi non siamo i 6 milioni. I 6 milioni erano degli ebrei impotenti, tre generazioni fa; non possiamo mascherare il nostro abuso di potere con la loro tragedia.
Invece, diamo uno sguardo, un vero sguardo critico su quel che abbiamo fatto e facciamo sempre a Gaza. Diamoci un vero sguardo critico alla specchio. E riconosciamo allora chi è la vera vittima, qui ed ora.
E, ancora più importante, chi non lo è.

http://www.paltelegraph.com/opinions/editorials/2770-time-to-admit-who-the-real-victims-are

9 commenti:

Andrea ha detto...

Myriam, suggerisco di dissociare la Shoah dai dibattiti israelo-palestinesi e israelo-arabi.
Per confutare l’aberrante paragone della situazione a Gaza con la Shoà, basti ricordare che i nazisti perseguitavano gli ebrei e ne perseguivano l’estinzione in quanto popolo (cosa che dà ai nazisti quel di più di crudeltà rispetto ad altri massacri avvenuti nella storia), e che nel solo lager di Auschwitz furono deportati in schiavitù un numero di persone più o meno equivalente agli abitanti di Gaza, allo scopo di sfruttare l’energia di quelli in grado di lavorare, separati all’arrivo dai congiunti superflui inviati subito alle camere a gas. Ti servono dei numeri, per comprendere l’oscenità dell’analogia? In un solo giorno ad Auschwitz (ma anche a Treblinka, Sobibor, Bergen Belzen, eccetera) veniva industrialmente “liquidato” un numero di persone superiore al numero di palestinesi morti a Gaza in un secolo di conflitto.
Il tutto, non senza considerare che da ghetti e campi di concentramento non si sparavano missili e non arrivavano terroristi. Per questo l’analogia con la metodica, organizzata, sistematica crudeltà dei nazisti è oscena oltre che aberrante e falsa. Chi ne fa uso è ignorante o in mala fede: la specificità della Shoah deriva anche dal fatto che il regime nazista mirava alla distruzione degli ebrei, dei Rom, degli omosessuali e dei Testimoni di Geova a causa di quello che erano, non per quello che facevano. Non c’erano torti e ragioni più o meno equamente distribuiti, come nella gran parte degli altri conflitti della storia.

ulisse9 ha detto...

Myriam,
perché pubblichi articoli di ebrei che odiano gli ebrei?
Questo articolo è chiaramente una falsità globale scritto da un anti semita.
Ma sei sicura che sia stato pubblicato sul Jerusalem Post?
Ma và? E tu osi pure postarlo? :-)

Un abbraccio,

Francesco

arial ha detto...

http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1256740787801&pagename=JPArticle/ShowFull

1 no al negazionismo, no all'uso politico della Shoah da parte della destra nazionalista..com'è sua abitudine fare, Andrea

miriam ha detto...

Cari Francesco e Arial,
Non mi pare di ravvisare in questo articolo nè odio per gli ebrei, nè antisemitismo,nè una negazione della Shoah e nemmeno un pARAGONE TRA LE DUE TRAGEDIE, ma una giusta critica all'uso della Shoah da parte di Israele come paravento per i suoi crimini. israele usa la Shoah come una clava per affermare che gli ebrei sono le eterne vittime e i terroristi palestinesi i nuovi nazisti, chi lo contesta è antisemita. In realtà non c'è nessun rapporto tra il governo israeliano attuale e anche quelli passati e le vittime della Shoah i cui sopravvissuti sono lasciati da questo stato nell'indigenza. Essi sono usati come scudo per arginare qualsiasi critica. Convincere gli ebrei che ciò che hanno sofferto i loro nonni e genitori da loro un credito infinito produce risultati disastrosi. E' bene che gli ebrei escano dalla convinzione e condizione mentale di vittime perchè ciò è necessario per la riconciliazione e la pace. Non è in discussione il negazionismo o la Shoah, ma l'uso che di essa si fa, specie per giustificare agli occhi del mondo i crimini del presente. Al proposito Marek Edelman, un vero sopravvissuto aderente al Bund e eroe del ghetto di Varsavia, non solo non ha mai aderito al sionismo israeliano, ma l'ha fortemente e fieramente criticato proprio su questa base. Cioè sulla strumentalizzazione della Shoah. Forse questo è un argomento da approfondire, perchè le idee non sono chiare

miriam

Ulisse9 ha detto...

Myriam,
ovviamente le mie erano battute, preventive ad altri interventi di filosionisti.
Il senso dell'articolo è fin troppo ovvio e affronta chiaramente la tematica dell'"industria dell'olocausto", trattata anche da altri autori ebrei.
Quello che dici nel tuo commento è giustissimo e chiarisce perfettamente il senso dell'articolo, in cui solo chi è in malafede può vedere un paragone tra la Shoa ed il problema israelo-palestinese.
Scusa se non sono stato chiaro nel mio primo intervento.

Un abbraccio,
Francesco

Anonimo ha detto...

Per respingere le accuse del mondo ai loro crimini i sionisti dicono "Noi siamo le vittime, le sole vere vittime, e voi non potete criticarci". Un atteggiamento che noi chiamiamo "Piangi e spara". Mentre pretendono di prendere su di se l'eredità della Shoah e di assimilatre tutti gli ebrei al sionismo, come se fosse la stessa cosa, essi disprezzano da sempre i sopravvissuti e le vittime della Shoah "che si sono fatti macellare come pecore senza reagire". Il mito del sionismo fin dall'inizio è "l'ebreo nuovo" cioè l'eroe e il guerriero, perciò quando uccidono un popolo inerme sono i guerrieri, e quando devono giustificare l'uccisione sono le vittime. Visto che si è parlato di Marek Edelman voglio citare un passo della sua intervista ad Haaretz del 1993 "Gli israeliani tanto forti, tanto potenti, quelli che vincono tutte le guerre, si vergognano delle vittime della Shoah e disprezzano chi è scampato...Israele non ha fatto nulla per la rinascita della cultura ebraica eredità di quei milioni di esseri umani che hanno creato un mondo ebraico tra il Dniester e la Vistola, la loro stessa lingua è stata seppellita.E' come se Israele si vergognasse della storia del popolo ebraico dell'Europa dell'est e volesse cancellarla dal proprio passato".
Il grido del Ghetto di Varsavia al mondo era "Per la nostra e la vostra libertà" non per il ritorno a Sion.
Noi siamo da sempre le sole vere vittime, ieri perchè c'era Hitler, oggi perchè ci tirano i razzi kassam, come se ci potesse essere relazione tra questi due fatti.
No, oggi le vittime non siamo noi israeliani cittadini di uno stato fondato sul sionismo la cui ideologia è sempre stata quella dello stato-nazione etnicamente puro per mantenere il quale ha usato e usa la pulizia etnica.
le vittime oggi sono i palestinesi sotto occupazione, sotto le bombe e nelle carceri israeliane.

Shai

Anonimo ha detto...

Non se ne puo' piu' di tutto questo odio. Tutto posso sopportare Shai ma un ebreo israeliano che scrive quello che scrivi tu mi fa schifo. E tu mi fai schifo. Perche' non vai a vivere a Gaza?

Anonimo ha detto...

Anzi perche' non ti arruoli nell'esercito di hamas e non vieni in Israele a far saltare per aria qualche bambino ebreo e cattivo?

Anonimo ha detto...

Non so chi sei perchè non ti firmi, comunque se ti interessa a Gaza ci sono stato in passato e ci tornerei ben volentieri per esprimere la mia solidarietà ad un milione e mezzo di persone prigioniere e sotto assedio, condannate praticamente a morte dagli interessi USA e israeliani ed ora anche dall'Egitto, ma come certo saprai i prigionieri di Gaza non possono ricevere visite.Proprio tu che schizzi veleno parli di odio? Sono spiacente di non poter accogliere il tuo invito, non mi sono arruolato nell'esercito israeliano e non mi arruolerei in nessun esercito, combatto con le armi della ragione, della giustizia e della solidarietà e purtroppo per te, non sono il solo in Israele
Shai