martedì 10 febbraio 2015

BDS: MITI E REALTA'



Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni: miti e realtà.
rivolta globale
Mon, 09/02/2015 - 11:40
di
Nicola Pratt


Quando ho scritto questo testo i membri della Middle East Studies Association (MESA) dovevano votare una mozione che, se approvata, avrebbe aperto la strada per una discussione sulla campagna BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) contro Israele. Questo articolo non è una difesa della mozione, che pure sostengo con tutto il cuore, ma è un contributo per l'anno a venire a ciò che spero sia una discussione duratura sul BDS stesso.

Nel 2002 la società civile palestinese ha lanciato ai cittadini di tutto il mondo un appello per boicottare e disinvestire da Israele fino al riconoscimento dei diritti umani dei palestinesi, ossia: la fine dell'occupazione e dell'assedio delle terre arabe, il rispetto del diritto al ritorno per i profughi palestinesi e l'uguaglianza per i cittadini palestinesi in Israele. Nel 2004 gli accademici e gli intellettuali palestinesi hanno lanciato la Campagna per il Boicottaggio Culturale ed Accademico, sostenuta da varie organizzazioni accademiche e culturali, compresa la Federazione dei Sindacati dei Professori e degli Impiegati delle Università Palestinesi che rappresenta lo staff universitario nei Territori Palestinesi Occupati. Da allora questa campagna è divenuta un movimento globale ed è in continua crescita il numero dei paesi dove si sostiene il BDS, tra cui gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito, l'Irlanda, la Francia, l'Italia, il Sudafrica, l'India ed il Pakistan.

Il BDS può assumere varie forme ma è di particolare interesse per i membri dell'AMEWS [Association for Middle East Women's Studies NdT] l'appello per il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane. Come ci si poteva immaginare i sostenitori di Israele sono stati molto espliciti nel condannare il boicottaggio accademico, a volte facendone delle descrizioni sbagliate, in primo luogo affermando che il boicottaggio è razzista. È essenziale sottolineare che il boicottaggio accademico non ha come oggetto gli israeliani come individui ma piuttosto le istituzioni ed i loro rappresentanti ufficiali. Inoltre non è un appello a boicottare Israele per sempre ma fino a che non cesserà le sue sistematiche violazioni del diritto internazionale.

Sono state proposte numerose altre argomentazioni per delegittimare il BDS, a volte da persone che sostengono di sostenere i diritti palestinesi o la pace in Israele/Palestina. In questo testo cerco di sfatare questi miti e di spiegare perché il BDS in generale, tra cui il boicottaggio accademico, è un mezzo legittimo per assicurare la giustizia in Israele/Palestina – senza la quale non ci sarà mai alcuna vera pace.

Mito n°1: il BDS impedisce il dialogo e dunque è contrario alla pacificazione
Il BDS rappresenta un radicale allontanamento dagli esempi tradizionali di pacificazione liberale fondati sul dialogo e la cooperazione. Il BDS è nato a causa del fallimento del paradigma liberale di pacificazione incarnato dal processo di pace di Oslo che in più di vent'anni non ha cessato l'occupazione e l'annessione di terre palestinesi da parte di Israele (ed anzi ha permesso maggiori furti di terra) e non ha raggiunto una soluzione giusta per i profughi palestinesi, figuriamoci concludere il violento conflitto in Israele/Palestina.

Il BDS riconosce che gran parte di questo fallimento è dovuto allo squilibrio di forze tra Israele e i palestinesi e anche al fallimento del processo di Oslo nel riconoscere i diritti dei palestinesi garantiti dal diritto e dalle convenzioni internazionali. Israele, anche con la complicità e la partecipazione attiva degli USA, ha costretto i palestinesi a svendere i propri diritti umani in nome della “pace”. Allo stesso tempo la comunità internazionale ha ripetutamente fallito nel rendere Israele responsabile delle sue numerose violazioni del diritto internazionale, che includono le confische delle terre, la costruzione di colonie, le demolizioni delle case, l'embargo e l'assedio, le detenzioni senza processo, la tortura e i crimini di guerra. Gli USA e l'UE hanno ripetutamente fatto pressioni sull'Autorità Palestinese affinché questa non aderisse alla Corte penale internazionale (ICC) per proteggere Israele dalle sue responsabilità. Sebbene nel gennaio 2015 l'ICC abbia accettato di investigare sui crimini di guerra nei territori palestinesi ciò è avvenuto a duro prezzo visto che Israele ha sospeso il trasferimento di più di 100 milioni di dollari delle imposte palestinesi e gli USA stanno minacciando di sospendere gli aiuti.

Contro questo scenario il BDS rappresenta un nuovo esempio per la pace che può aprire nuovi spazi di dialogo fondati sui diritti e la giustizia.

Mito n°2: il BDS ha come obiettivo ingiusto le università israeliane, che sono in prima linea nel sostegno alla pace.
Qualsiasi sforzo delle università israeliane a sostegno della pace viene oscurato dalla loro complicità nell'ultradecennale occupazione e violazione dei diritti dei palestinesi. Le università sono coinvolte nella ricerca e lo sviluppo di tecnologia bellica utilizzata per attuare le politiche coloniali di Israele contro i palestinesi. Ad esempio il Technion ha sviluppato il bulldozer “D9” controllato a distanza utilizzato dall'esercito per demolire le abitazioni palestinesi, l'Università Bar-Ilan ha partecipato ad una ricerca congiunta con l'esercito per sviluppare l'intelligenza artificiale utilizzata sui droni impiegati nei numerosi assalti contro la Striscia di Gaza, ditte private di tecnologia bellica, come la Elbit, usano come consulenti i dottorandi in scienza e tecnologia ed il Centro Interdisciplinare di Herzliya è stato responsabile per l'elaborazione della “Dottrina Dahiya”, o dottrina dell'uso sproporzionato della forza, utilizzata nella guerra contro Gaza del 2014. Le università israeliane sono coinvolte anche nell'addestramento militare.

Le principali università israeliane hanno pubblicamente espresso il loro sostegno all'IDF [Israeli Defence Forces, le forze d'occupazione israeliane NdT] durante “l'Operazione Margine Protettivo” mentre invece punivano chiunque nei campus si opponesse alla guerra. Di solito gli israeliani che svolgono il servizio di leva non pagano le rette universitarie e godono di altri benefici accademici, cosa che necessariamente discrimina i cittadini palestinesi di Israele che sono esclusi dalla coscrizione obbligatoria.

Sebbene vi siano degli individui coraggiosi che si oppongono alle politiche coloniali israeliane questi sono una minoranza, spesso intimidita e censurata a causa delle loro opinioni, e la loro opposizione non ha portato ad un mutamento nelle politiche delle loro istituzioni. Lungi dal voler isolare questi individui il BDS solidarizza con loro.

Mito n°3: Il BDS è una violazione della libera espressione e della libertà accademica
Il BDS non impedisce agli accademici assunti dalle università israeliane di partecipare a conferenze internazionali, di pubblicare le proprie ricerche o di incontrarsi con i propri colleghi di altre parti del mondo. Le linee guida del BDS chiedono di non permettere che le istituzioni accademiche israeliane operino come se nulla fosse mentre continuano ad essere complici delle violazioni sistematiche dei diritti dei palestinesi commesse dal loro governo. Nello specifico ci viene chiesto di rispettare ciò che segue:

- Non partecipare a conferenze ospitate da istituzioni israeliane e/o finanziate dallo Stato d'Israele;
- Non svolgere lezioni nelle istituzioni israeliane;
- Non condurre ricerche congiunte con istituzioni israeliane;
- Non patrocinare visite nelle istituzioni israeliane;
- Non esaminare proposte di sovvenzioni per enti israeliani;
- Non recensire articoli di riviste accademiche provenienti da istituzioni israeliane;
- Gli unici individui oggetto del boicottaggio sono coloro che operano come rappresentati ufficiali delle istituzioni accademiche o gli accademici che rappresentano lo Stato di Israele.

Al contrario sono gli avversari del BDS che stanno cercando di limitare la libertà d'espressione minacciando coloro che lo sostengono od anche impedendo di discutere del BDS. Nel 2011 Israele ha vietato ai suoi cittadini di sostenere il boicottaggio dei prodotti, dei servizi o delle organizzazioni israeliane.

Inoltre è importante evidenziare come le politiche coloniali di Israele sono un ostacolo significativo alla libertà accademica e al diritto all'istruzione dei palestinesi. Dal '67 Israele ha periodicamente chiuso le università palestinesi per mesi e mesi e le ha fatte diventare bersagli delle operazioni militari: durante la guerra contro Gaza del 2014 le strutture educative della Striscia sono state bombardate e parecchie università della West Bank sono state oggetto delle irruzioni delle autorità israeliane che hanno portato a gravi danneggiamenti e devastazioni. A causa dell'embargo decennale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza agli studenti palestinesi è stato impedito di andare nelle università della West Bank e viceversa. I professori e gli studenti di Gaza hanno pochissime possibilità di viaggiare all'estero per la propria istruzione o per delle conferenze poiché possono uscire solo attraverso il valico di Rafah, che è aperto solo per periodi limitati di tempo, ed hanno difficoltà nell'ottenere i visti. I palestinesi in West Bank sono obbligati ad un viaggio via terra in Giordania per prendere un aereo e sono dunque costretti ad aggiungere un ulteriore giorno alla propria tabella di marcia. I palestinesi del '48 [I palestinesi che vivono nella cosiddetta Israele NdT] e quelli residenti a Gerusalemme devono affrontare delle procedure di “sicurezza” umilianti all'aeroporto Ben Gurion. Come sipuò immaginare non è facile incontrare dei professori palestinesi durante le conferenze internazionali, compreso l'incontro annuale della Middle East Studies Association.

Mito n°4: Il BDS si concentra ingiustamente su Israele
Qualcuno dice che ci si concentra ingiustamente su Israele quando nel mondo ci sono trasgressori ben più vergognosi dei diritti umani. Israele, a differenza di altri violatori dei diritti umani, si è già denotata per il livello di impunità internazionale di cui gode. Si è denotata anche per le centinaia di miliardi di dollari ricevuti dagli Stati Uniti sotto forma di aiuti mentre l'UE l'ha incluso come unico paese non europeo che può accedere ai finanziamenti per la ricerca accademica e scientifica nell'ambito del programma Horizon 2020.

Qualcuno afferma che anche l'Autorità Palestinese ed Hamas stanno violando i diritti umani dei palestinesi. A differenza di Israele Hamas è stata punita dai governi occidentali tramite il boicottaggio del loro governo e con la loro complicità nell'embargo sulla Striscia di Gaza. Le violazioni da parte dell'AP rientrano nel suo ruolo di gestione dell'occupazione israeliana (altrimenti nota come “cooperazione sulla sicurezza”). Secondo il diritto internazionale Israele in quanto potenza occupante è il principale responsabile per le violazioni dei diritti umani nei TPO.

Mito n°5: I boicottaggi e le sanzioni non funzionano.
Al contrario: i boicottaggi operati dalla società civile, come quello degli autobus a Montgomery nel '55 ed il movimento contro l'apartheid sudafricana degli anni '80, hanno una lunga storia nel fare pressione ai governi e ad altre organizzazioni per affrontare delle situazioni ingiuste. Il movimento BDS globale non fa pressioni solo su Israele ma anche sugli altri governi che permettono ad Israele di continuare con il proprio comportamento criminale, non ultimi gli Stati Uniti. Inoltre il boicottaggio è anche tattico a causa dell'alto grado di presenza internazionale delle istituzioni accademiche israeliane.

Infine siamo moralmente obbligati a rispettare l'appello per il boicottaggio di Israele perché proviene dalle vittime delle violazioni israeliane. Come ha dichiarato Desmond Tutu: “se sei neutrale di fronte all'ingiustizia hai scelto di stare dalla parte dell'oppressore”. Come femminista sto con gli oppressi contro gli oppressori. Se le società civili in ogni altra parte del mondo avessero fatto appello per un boicottaggio delle istituzioni complici della loro oppressione, incluse le mie, le avrei considerate allo stesso modo.

Da Jadaliyya, ripreso da un articolo apparso sull'edizione del febbraio 2015 del bollettino telematico dell'Association for Middle East Women's Studies.
Traduz. Emanuele Calitri

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