mercoledì 14 maggio 2008

60 ANNI DI NAKBA

NO AD OGNI NEGAZIONISMO
CELEBRIAMO LA SPERANZA

Tutta la storia dello stato israeliano è la storia fondata sulla negazione di un altro popolo, quello palestinese. Lo slogan che ha dato l'avvio a questa menzogna continuata è stato "una terra senza popolo per un popolo senza terra" per questo la parola palestinese è stata sempre una parola impronunciata e impronunciabile. Si parla di "arabi israeliani" per i palestinesi cittadini di Israele. Dire palestinese è ammettere che esisteva prima di Israele una terra chiamata Palestina, non perchè era il nome che aveva sotto il mandato britannico, ma perchè appunto abitata da palestinesi. I palestinesi non hanno alcuna identità nazionale, sono arabi e quindi possono togliere il disturbo andandosi a scegliere un paese arabo a loro piacere. Sharon affermava che c'è già uno stato palestinese: la Giordania. La menzogna è continuata negando che ci siano stati massacri e distruzione di villaggi: I palestinesi se ne sono andati perchè istigati dagli altri stati arabi (su cui ricade la responsabilità dei profughi) e perchè non hanno avuto fiducia nei colonizzatori. I palestinesi sono così negati da essere chiamati "assenti" anche quando sono ben presenti e viventi sul suolo patrio diventato Israele. Assenti per quanto riguarda i diritti naturalmente, presenti per i doveri. Anche l'occupazione di Gaza e della Cisgiordania avvenuta nel 67' non è stata mai dichiarata un'occupazione. Del resto Israele non ha mai definito i propri confini, nell'attesa di annettersi con successive pulizie etniche e confische di territorio fino all'ultimo lembo di terra. Il muro non è quell'orribile mostro che distrugge la vita dei palestinesi e li tiene in prigione, ma un sempklice "recinto" o muro di separazione che serve solo per difesa ed argine ai terroristi.
L'embargo che sta uccidendo tutta la popolazione di Gaza è solo una misura verso i lanciatori dei razzi kassam.
La negazione non riguarda solo il passato, ma anche il presente. Il presente è che la conquista non è terminata, ma secondo quanto affermò Sharon nel 2002 sulle pagine di Haaretz, "La guerra di indipendenza non è finita, il 48' non era che un capitolo" e annunciava una nuova tappa che sarebbe durata 50 anni.
Ma non si può cancellare la storia. I palestinesi ricordano benissimo il massacro di Der Yassin, di Tantura, di Dewaimeh: Ricordano l'espulsione di 750mila persone nel 48' e quella dei 300mila "nuovi profughi" del 67'. Ricordano le centinaia di villaggi distrutti, la pulizia etnica e il continuo furto della terra.
Israele è uno stato di Apartheid peggio del Sudafrica. I coloni che hanno occupato la Cisgiordania sono sottoposti alla legislazione civile dello stato, mentre i palestinesi siono soggetti alla legge militare che cancella i diritti di tuti, anche dei bambini, incarcerati a 12 anni, adulti per la legge militare. I coloni hanno strade megagalattiche solo per loro,se gli gira, possono derubare e ucciderre i palestinesi che vivono nei villaggi sotto le colline da loro occupate, restando impuniti. I palestinesi non hanno i permessi per costruire le case e per scavare i pozzi: l'acqua disponibile è usata dai coloni per l'80%. I coloni sono liberi di circolare come vogliono. I palestinesi sono prigionieri tra muro e ceck-point. Tuttavia nonostantre la solare evidenza di ciò guai a parlare di Apartheid. Israele è l'unica democrazia del Medio Oriente: Dunque questa grande democrazia Ha celebrato il 60esimo anniversario della sua fondazione NASCONDENDO QUESTE MENZOGNE durate 60 anni. La sua celebrazione è stata internazionale. Si è festeggiato negli Stati Uniti, in Europa e perfino in Russia. La Comuinità Internazionale che è stata compatta nel perpetrare l'embargo contro la popolazione palestinese occupata è altrettanto compatta nel festeggiare e celebrare Israele, lo stato occupante.
L'Occidente ha girato le spalle alle sue conquiste migliori. Nel 60esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani Festeggia il 60esimo anniversario DI UNO STATO CHE LI HA CANCELLATI TUTTI.
A lungo la parola antisemitismo è stata caricata da Israele e dai suoi sostenitori di valenze antisioniste, ma non sempre questa equiparazione è sostenibile ed ecco che allora Marrazzo ci dice che essere antisionisti è essere antieuropei. Probabilmente ha ragione avendo sposato l'Europa tutti i contenuti razzisti e neocolonialisti del Sionismo. L'unione Europea, in particolare Germania e Italia, è molto amica di israele. Come quest'ultimo perseguita i palestinesi loro perseguitano le minoranze rom, i migranti, coloro che chiedono asilo politico con leggi crudeli, razziste ed escludenti. Anche quando riconosconop il loro bisogno di lavoratori stranieri vorrebbero che questi offrissero loro le sole braccia da lavoro e non manifestassero anche bisogni umani. L'Europa ammira molto l'efficenza sicuritaria, la tecnologia e l'avanzata ricerca militare e bellica israeliana. Tanto è vero che ha stipulato con Israele accordi commerciali e militari a cui tiene molto. Per forma ha messo come condizione l'art. 2 sui diritti umani: ovvero gli accordi dovrebbero decadere qualora Israele non rispettasse i diritti umani. Israele non li ha rispettati, ma i contratti non sono stati annullati.
L'Europa ha ancora una mentalità colonialista. Qui in Italia è stato steso un velo sul passato colonialista della nazione. Non se ne è mai parlato e le giovani generazioni, ed anche quelle meno giovani, non sanno niente sul passato recente del loro paese. Questa mentalità colonialista fa risultare di poco conto le vite cancellate e il sangue versato quando appartiene a popoli non occidentali. Perciò Gaza può morire nel silenzio, le sue grida di dolore sono coperte dai festeggiamenti che in tutto il mondo celebrano l'occupantte.
In Israele nel "giorno dell'indipendenza" a cui è stata conferita una sacralità religiosa, tutti sono obbligati a festeggiare. Ma in israele c'è anche la minoranza palestrinese. Dovrebbe festeggiare la catastrofe che Israele ha provocato per il suo popolo 60 anni fa? A Nazaret i palestinesi hanno cercato di commemorare la Nakba ma è stato loro vietato con la motivazione che commemorare la Nakba è un evento politico. Perchè festeggiare il "giorno dell'indipendenza" non lo è?
Non tutti gli israeliani però festeggiano in Israele. Un gruppo di "Anarchici contro il muro" già attivissimo nelle manifestazioni di Bi'lin, ha attaccato manifesti a Jaffa contro la sfilata di commemorazione della conquista della città nel 48'. I giovani sono stati arrestati, ma nella stessa notte altri "anarchici contro il muro" Si sono impadroniti, assieme ai loro amici palestinesi, di un avamposto di una colonia "illegale" una sinagoga piantata su una collina che i coloni non occupano ancora giorno e notte. Si sono arrampicati sul tetto staccando la bandiera israeliana sostituendola con quella palestinese. I coloni sono accorsi numerosi ed è cominciata una battaglia terminata con l'esercito che ha sparato sugli anarchici e sui palestinesi.
Questi giovani hanno fatto una giusta scelta di campo. Ed è questo che vogliamo festeggiare e celebrare: la speranza che essi rappresentano. La speranza che si possa uscire dalla mitologia sionista, che si possa pensare a un futuro insieme dove ci sia uguaglianza, dignità, rispetto e libertà per tutti.

2 commenti:

Angela ha detto...

Che dolore, Myriam, leggere le contraddizioni del nostro civilissimo mondo!
Mi piacerebbe che tu consultassi, l'ho linkato sul mio blog, il sito di Ettore Masina, ex parlamentare della sinistra indipendente. Esperto della Palestina, ha viaggiato ai tempi di Paolo VI e ha fondato negli anni un'associazione per aiutare il popolo palestinese. Potresti scrivergli, è un adorabile uomo di oltre 80 anni e dirgli che siamo amiche-blogger. Potresti avere con lui uno straordiario scambio di esperienze.
angela

Anonimo ha detto...

Cara Angela,conosco Ettore Masina, l'ho incontrato di recente, il 10 maggio ad una iniziativa in un paese della Sabina. Ci conoscevamo virtualmente e l'ass. Stelle Cadenti aveva anche pubblicato un libretto di miei racconti su Gaza preceduto da due lettere dal sito di Ettore Masina prese con il suo permesso. Il libretto gli era anche molto piaciuto. Sapevo della sua attivitò e anche dell'ass. Radiè Resh dal nome di una bambina palestinese vittima di israele, però non ci eravamo mai incontrati, il 10 abbiamo colmato questa lacuna. Ogni tanto leggo il suo sito e non mi sfugge nulla che sia sulla Palestina. Grazie comunque del suggerimento
Miriam