lunedì 14 luglio 2008

L'ESERCITO ISRAELIANO E' COMPOSTO DA PAZZI CRIMINALI

Defence for Children International / Palestine ( DCI/PS )

2 luglio 2008 - Sanniriya , Qalqiliya

Un bambino palestinese di 10 anni è stato sottoposto a torture da soldati israeliani.

L’11 giugno 2008, un bambino di 10 anni è stato sottoposto a violenze fisiche equivalenti a torture per due ore e mezza da parte di soldati israeliani che avevano fatto irruzione nel negozio della sua famiglia, per cercare di farsi dare informazioni sul nascondiglio di una pistola. Il ragazzino è stato picchiato ripetutamente, schiaffeggiato e preso a pugni in testa e allo stomaco, costretto a mantenere una posizione logorante per mezz’ora e poi minacciato. Egli è rimasto profondamente sconvolto, oltre ad aver perduto due denti molari a seguito dell’aggressione.

Mercoledì 11 giugno 2008, nel villaggio di Sanniriya, vicino alla città di Qalqiliya nella West Bank, alle 10 e 30 circa del mattino, Ezzat di 10 anni, suo fratello Makkawi di 7, insieme alla sorella Lara di 8, se ne stavano nel negozio del loro padre per vendere cibo per animali e uova, quando i bambini furono sorpresi dal vedere due soldati israeliani irrompere nel negozio.

Interrogatorio e violenze nel negozio.

Un soldato che indossava una maglietta nera cominciò ad urlare in arabo, a voce alta e minacciosa, “Tuo padre ci ha mandato da te per prendere la sua pistola”.Un Ezzat terrificato rispose, ”Mio padre non possiede una pistola”.Il soldato in risposta prese a schiaffi Ezzat, crudelmente, sulla sua guancia destra ed il fratello Makkawi in faccia. Dopo di che il soldato intimò a Makkawi e a Lara di andarsene dal negozio. Una volta che i bambini più piccoli se ne furono andati il soldato chiese un’altra volta a Ezzat di consegnare l’arma del padre. Nonostante Ezzat continuasse a ripetere che suo padre non era in possesso di una pistola, il soldato gli impose di cercarla nei sacchi che contenevano cibo per animali. Ezzat continuò insistendo che nel negozio non c’era arma alcuna tanto che il soldato prese a schiaffeggiarlo di nuovo, questa volta sulla guancia sinistra.

Uno degli amici di Ezzat, rendendosi conto che stava succedendo qualcosa di brutto, cercò di entrare nel negozio, ma venne preso a calci dal soldato che se ne stava alla porta per bloccarne l’ingresso. Presto un gruppo di persone del posto si radunò fuori dal negozio e qualcuno di loro cercò ugualmente di entrare, ma ne vennero impediti dal soldato alla porta.

Il soldato dalla maglietta nera gli chiese ancora una volta di tirar fuori la pistola. Ezzat rispose, “Non abbiamo nulla”. Come reazione il soldato lo colpì, forte, con un pugno allo stomaco facendo cadere Ezzat su scatole per uova vuote. Ezzat cominciò a gridare e a piangere per il dolore e la paura. Il soldato dalla maglietta nera prese a sbeffeggiarlo imitando il suo pianto. Ezzat era rimasto solo nel negozio insieme ai soldati per oltre 15 minuti, quando all’improvviso il soldato in nero lo afferrò per la maglietta e lo trascinò fuori dal negozio. Ezzat chiese al soldato di poter chiudere il negozio del padre, ma questi disse che voleva rimanesse aperto in modo da poter essere derubato. Il soldato inoltre minacciò Ezzat di cacciarlo nella sua jeep e di portarlo via.

Una volta che furono fuori dal negozio, Ezzat ricevette l’ordine di recarsi a casa camminando davanti ai soldati, mentre un’arma era puntata contro la sua schiena. Durante il percorso, i soldati lo colpirono varie volte alla nuca. Nell’avvicinarsi a casa sua, Ezzat notò parecchi funzionari militari israeliani che stavano attorno a casa sua ed un certo numero di veicoli militari verdi parcheggiati all’esterno. Una delle jeep colorata in verde oliva portava la scritta “polizia”.

Interrogatorio e violenze in casa.

Dopo essere giunti alla casa della sua famiglia, il soldato dalla maglietta nera trattenne Ezzat in cortile e gli intimò di cercare la pistola nella vasca dei fiori. Prima ancora che Ezzat avesse la possibilità di rispondere il soldato lo schiaffeggiò con tale violenza che egli cadde a faccia in giù una prima volta dentro la vasca. Senza dargli la possibilità di alzarsi, il soldato afferrò Ezzat per la maglietta e lo sollevò bruscamente. Un altro soldato gli ordinò di condurlo nella stanza degli ospiti.

Mentre si avviava verso il salotto, Ezzat vide suo padre in piedi accanto alla porta. Il soldato lo schiaffeggiò sul collo tanto che Ezzat cadde a terra. Non appena Ezzat fu di nuovo in piedi il soldato lo malmenò una seconda volta facendolo cadere di nuovo a terra.
Tutto ciò in presenza di suo padre. Successivamente il soldato afferrò Ezzat per la maglietta e lo sollevò in aria, dicendo a suo padre che avrebbero condotto suo figlio in prigione. Minacciò pure di portare in galera anche la sorella diciannovenne di Ezzat. Dopo di ché Ezzat venne spinto a forza dentro il salotto dove erano state portate anche sua madre ed altri quattro congiunti, tra i quali le sorelle Diana, di 19 anni, Raghda, di 18, Aya, di 15, e il fratello Jihad, di 3 anni. Sua madre stava piangendo disperatamente. Anche Ezzat stava singhiozzando. Quando sua madre gli chiese perché stesse lamentandosi egli le disse di essere stato picchiato dai soldati. La madre domandò allora ai soldati di smetterla di percuotere suo figlio e di picchiare invece lei al suo posto.

Dopo alcuni minuti Ezzat venne fatto uscire dalla camera degli ospiti e schiaffeggiato dal soldato in nero con tale violenza che egli cadde una volta ancora sul pavimento. Dopo averlo trascinato in diverse stanze della casa, venne imposto ad Ezzat di restare nella camera da letto dei bambini. Dopo di ché lo stesso soldato uscì dalla stanza per poi tornarvi ogni cinque minuti per schiaffeggiare Ezzat e colpirlo ripetutamente con pugni allo stomaco. Ogni volta che ciò accadeva, Ezzat metteva a strillare, urlava dal dolore e cominciava a piangere. Allora il soldato lo imitava e si divertiva a schernirlo. Il soldato lo percosse sei volte circa.

Devastazione della proprietà e uso di posizioni estenuanti.

Un poco più tardi, cinque soldati entrarono nella stanza e cominciarono a distruggere con martelli tutti i beni di proprietà della famiglia. Nell’insieme, i soldati distrussero pannelli per la ventilazione, di legno, che si trovavano nell’attico, un piccolo frigorifero nella camera da letto, e tutto ciò che vi era dentro, fecero danni alla cucina rovinando un ventilatore ed un caminetto.

Ezzat rimase nella stanza da letto da solo con i soldati per circa un’ora. In quest’ora lo stesso soldato gli ordinò di stare dritto in piedi su un solo piede per mezz’ora, con la schiena contro la parete e con entrambe le mani sollevate in aria ( vedi la foto ). Ezzat era esaurito dal dover stare in questa posizione, ma era troppo spaventato da abbassare il suo piede a terra. Alla fine gli altri soldati gli dissero che poteva mettere giù il piede. Poi gli chiesero di starsene seduto in una posizione accovacciata. Egli riuscì a stare in questa posizione due minuti dopo di ché dovette alzarsi. Poi una soldatessa entrò nella stanza e gli chiese di sedersi sul frigo.

Poco dopo il soldato con la maglietta nera ritornò accompagnato dalla sorella maggiore di Ezzat, Diana. Cominciò con il chiedere ad Ezzat se ci teneva a sua sorella, alla qual cosa egli rispose, “Sì, certamente.” Allora il soldato gli chiese di indicargli dove fosse nascosta la pistola e che se gliela avesse rivelato non l’avrebbe fatto sapere a suo padre. Il soldato si allontanò dalla stanza con la sorella di Ezzat. Poi tornò dentro da solo e percosse Ezzat su tutto il corpo. Lasciò una volta ancora la camera e dopo poco ritornò per offrire a Ezzat 10 Shekel in cambio della rivelazione di dove fosse nascosta la pistola. Ezzat gli rispose che non gli interessava il denaro. Ciò fece imbestialire moltissimo il soldato che si tolse l’elmetto e cominciò a lanciarlo contro a Ezzat da due metri di distanza. Ezzat provava un forte dolore. Il soldato continuò a percuoterlo con l’elmetto, poi lasciò la stanza, per tornare di nuovo per schiaffeggiarlo in faccia e percuoterlo allo stomaco. Tutto questo proseguì per diverso tempo, con il soldato che se ne andava e poi tornava per picchiare Ezzat e porgli domande sulla pistola.

Interrogatorio della famiglia.

Poi Ezzat fu testimone del fatto che il soldato con la maglietta nera e la soldatessa portarono sua sorella e sua madre in una delle stanze vicino alla camera da letto dei bambini. Chiusero la porta, ma Ezzat potè udire i soldati che urlavano nei loro confronti. Egli sentì casualmente il soldato dire alla soldatessa di picchiare la madre perché lei si stava rifiutando di togliersi i vestiti per farsi perquisire. Dopo che l’incidente ebbe termine, la sorella fece sapere a Ezzat che erano state perquisite senza vestiti dalla soldatessa, mentre il soldato era in attesa fuori dalla stanza.

Nel frattempo, un soldato che portava occhiali da sole neri entrò nella camera da letto dove era trattenuto Ezzat. Fece alcuni passi dentro, puntando un fucile a pochi centimetri dalla testa di Ezzat. Ezzat era così spaventato che cominciò a tremare tutto. Il soldato sghignazzò e lo schernì. Gli chiese di dire a lui dove fosse la pistola, minacciando di sparargli se non l’avesse fatto. Ezzat continuò a sostenere che non c’era alcuna arma nascosta. Il soldato, mostrandosi furioso gridò a Ezzat, “Per l’ultima volta, dimmi dov’è la pistola prima che ti spari”. Ezzat ripeté di non avere alcuna pistola. Sentendo questo, il soldato abbassò l’arma e uscì. Dopo circa cinque minuti il soldato con la maglietta nera entrò nella camera insieme ad altri quattro soldati e disse che se ne stavano andando, ma che sarebbero ritornati.

In tutto, i soldati trascorsero due ore e mezza nella casa. Dopo questo fatto,Ezzat passò la notte in casa da suo zio perché era troppo spaventato da dormire in casa sua. A seguito dell’aggressione fisica Ezzat ha perduto due dei suoi denti molari ed è rimasto profondamente sconvolto dall’accaduto.

Dichiarazione della Defence Children International / Palestine

La DCI/PS è sconvolta per il fatto che autorità israeliane abbiano sottoposto un bambino di 10 anni a percosse, a violenze per posizioni coatte e a minacce nel corso di diverse ore. Il trattamento subito da Ezzat rientra nella definizione di Tortura insieme ad altri atti riguardanti comportamenti e punizioni crudeli, disumani e degradanti, come definito dalla Convenzione Contro la Tortura delle Nazioni Unite, delle quali fa parte anche Israele. Il trattamento inflitto a Ezzat infrange anche numerose altre convenzioni internazionali alle quali Israele è legato (1), oltre a violare la legge israeliana nel campo militare ed in quello nazionale (2).

La DCI/PS sollecita Israele all’immediato rispetto della Convenzione Contro la Tortura delle Nazioni Unite, con lo svolgimento di indagini accurate ed imparziali in relazione alle accuse di Tortura e di violenza su Ezzat e la consegna alla giustizia di coloro che siano stati ritenuti responsabili di tali violazioni.

La DCI/PS sollecita inoltre l’UE di condizionare lo sviluppo delle relazioni bilaterali UE-Israele ad una evoluzione positiva sensibile e verificabile dell’applicazione da parte di Israele degli standard sui diritti umani dell’UE ai Territori Palestinesi Occupati.
_________________________________

(1)– Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) – articolo 5
IV Convenzione di Ginevra (1949) – articoli 27 e 31
Accordo Internazionale sui Diritti Civili e Politici (1966) – articolo 7
Convenzione sui Diritti del Bambino, delle UN, (1989) – articoli 2(2), 3, 16, 37(a)

(2)– La Legge Militare Israeliana definisce lo specifico reato di “maltrattamento” che
proibisce percosse ed altri abusi ad ogni persona che sia sotto la custodia di un
militare: vedi la Legge sul Giudizio Militare, 5715-1955, articolo 65. Vedi anche
articoli 378-382 del codice penale israeliano.


Per un appello all’UE
(il testo è in inglese per un suo uso più immediato)

European Union

Urging the EU to pressure Israel to immediately ensure its compliance with the UN Convention Against Torture and thoroughly investigate the allegations of torture and abuse of Ezzat and other Palestinian deteinees and bring those responsible for such abuse to justice.
Urging the EU to make the upgrade of EU-Israel bilateral relations condicional upon measurable and confirmed progress by Israel to uphold EU human rights standards in the Occupied Palestinian Territory.
Making the EU aware of the recent inclusion of Palestine/Israel as a priority conflict for the implementation of the EU Guidelines on Children and Armed Conflict, and of the subsequent reporting tasks on child rights violations incumbent upon EU diplomatic missions and EU institutions in the field.
......................(.firma e indirizzo del mittente)


L’appello va indirizzato a:

Mr. Bernard Kouchner, Ministre des Affaires Etrangères
Ministère des Affaires Etrangères Francais
37, Quai d’Orsay, 75007 Paris, France
email : bernard.kouchner@diplomatie.gouv.fr

Personal Representative for Human Rights (CFSP) of the EU Secretary General/
High Representative Javier Solana
Ms. Riina Kionka
175 Rue de la Loi BE 1048 Brussels, Belgium
Fax : 0032 2 2816190
Email : riina.kionka@consilium.europa.eu

The Commissioner for External Affairs and European Neighbourhood Policy
HE Ms. Benita Ferrero-Waldner
Email: relax-enpinfo@ec.europa.eu



B’Tselem: “Bambino palestinese sottoposto a violenze durante l’arresto e torturato durante l’interrogatorio”.

Saed Bannoura – IMEMC & Agencies

Sabato - 05 luglio 2008

Il Centro Israeliano di Informazioni per i Diritti Umani nei Territori Occupati (B’Tselem) ha riportato che un bambino palestinese è stato torturato da soldati israeliani mentre lo stavano arrestando e che è stato successivamente torturato anche in una prigione israeliana durante l’interrogatorio.

Il bambino, di 13 anni, Majid Jaradat venne rapito dall’esercito israeliano il 13 nivembre 2007, dopo che i soldati avevano sostenuto che lo stesso aveva lanciato contro di loro dei sassi durante una manifestazione nel villaggio di Sa’ir, nei pressi di Hebron , città situata nel sud della West Bank.

Nella sua deposizione giurata, Jaradat sostenne di essere stato picchiato duramente dai soldati durante l’arresto e che gli stessi gli sferrarono calci alla schiena.

Egli aggiunse che le violenze proseguirono dopo che egli venne trasportato alla stazione di polizia di Ezion in quanto venne percosso da coloro che lo interrogavano. Proseguendo gli interrogatori, Jaradat venne condotto alla struttura di detenzione di Ofer.

Successivamente , Jaradat fu “dichiarato colpevole” di aver lanciato sassi ai soldati e venne condannato a due mesi di carcere.

B’Tselem riporta che fin dall’inizio della seconda Intifada nel tardo settembre del 2000, i soldati israeliani rapirono 350-400 palestinesi minorenni. Al 30 giugno 2008 Israele ha imprigionato 311 palestinesi minorenni.

B’Tselem afferma che la Legge Internazionale stabilisce che i prigionieri minorenni dovrebbero essere tenuti separati dai detenuti adulti. Aggiunge che i detenuti minorenni israeliani non sono messi in cella insieme agli adulti, mentre i prigionieri palestinesi minorenni che sono sospettati di “commettere atti in violazione alla sicurezza”, che siano o meno condannati, sono sottoposti a violenze ed imprigionati insieme a detenuti adulti.

La Legge Internazionale stabilisce che i detenuti minorenni debbano ricevere un trattamento speciale e debbano essere forniti di tutto quanto hanno bisogno, in particolar modo deve essere permesso loro di continuare i loro studi e di ottenere tutto il supporto sociale e psicologico del quale necessitano, incluse le visite dei familiari.

(trad. mariano mingarelli)

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