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mercoledì 4 aprile 2012

Un buon esempio dalla Grecia

Una valanga di nuove tasse sta per travolgere la popolazione già stremata dal taglio alle pensioni, dalla disoccupazione e perdita di posti di lavoro, dalla perdita del potere d'acquisto, dall'IVa che ha tartassato tutti, un es: ho fatto una convenzione per il telefono dopo averlo tagliato come spesa da molti anni, l'importo era circa 70 euro ogni due mesi, l'ultima bolletta con l'IVA aumentata supera i 90 euro, ho comprato una catena d'argento per confezionare una collana, il costo era 18 euro, con l'IVA arrivava a 30. Non è bastato, ora arriva l'imu. Io mi chiedo: dov'era lo stato quando per comprare la mia casa ho mangiato una volta al giorno e lavorato 18 ore per due anni per poter pagare banca e prestiti, dov'era quando racimolavo gli spiccioli per comprarmi un uovo o un pacco di pasta per mangiare resistendo alla tentazione di rivendere la casa grazie alla quale ora ho un tetto sulla testa e non sto sotto i ponti come sarebbe successo se non avessi provveduto quando ero abbastanza giovane per sopportare tante privazioni. A che titolo lo stato vuole soldi da me dopo i sacrifici che ho fatto? Che cosa mi ha dato lo stato oltre le tasse da pagare? Frega qualcosa allo stato se io non ho praticamente reddito? Ora io non sono pregiudizialmente contro l'idea dello stato nè contro quella di pagare contributi giusti ed equi, ma questo non è lo stato dei cittadini, è lo stato delle banche e dell'alta finanza. Vuole far quadrare i suoi conti che non sono pubblici, perchè non è il pubblico che ha fatto i danni con bagordi, speculazioni, corruzione e scialacqui. Ho lavorato e lottato tutta la vita ed ora mi ritrovo in anni in cui avrei diritto a un pò di pace e di riposo a dover lottare peggio di prima. Perchè devo nutrire questo Moloc infernale? I diritti devono essere cancellati "per principio" i cittadini diventano sudditi, la volontà popolare non ha più valore di quella che avevano una volta i servi della gleba. Lo stato che si chiami Berlusconi o Monti va avanti per la sua strada come un rullo compressore sul sangue della gente. I suoi conti non li paga mai, ma dai cittadini li pretende senza appello e senza apietà. E mentre uccide, incarcera, reprime, è determinato a portare a termine le sue "grandi opere mafiose" come la Tav, l'aereoporto di Viterbo e tante altre. Non parliamo poi degli acquisti di armi sempre più costose e sofisticate o delle "guerre umanitarie". La società civile è annientata, regioni intere sono annichilate (Sulcis) migliaia e migliaia di lavoratori restano in mezzo a una strada assieme alle loro famiglie, 40 piccoli imprenditori si sono suicidati, due lavoratori si sono dati fuoco e un'anziana si è buttata dal balcone. Quanto altro sangue dobbiamo veder spargere per nutrire questo Moloc dell'inferno? L'intera nazione è in preda alla depressione più nera. E' ora di dire basta! E' ora di togliere a questi pesci malefici l'acqua in cui nuotano. Tenendosi stretti i loro soldi ci spremono perchè siamo di più ma essere di più può diventare un potere. NON paghiamo più niente! Facciamo uno sciopero delle tasse, organizziamoci per uscire dalle loro logiche, produciamo i beni per i cazzi nostri e scambiamoceli tra di noi, facciamo girare i soldi da produttore a consumatore, inventiamoci qualcosa per lasciarli ai margini questi fetenti mafiosi e delinquenti incalliti nemici dell'umanità. Monti vada all'inferno, lui e i suoi complici italiani e europei.
Una buona notizia viene dalla Grecia:




*"Potato movement" vendita diretta contro la crisi 26/03/2012 - *


In Grecia la vendita diretta dal produttore al consumatore taglia gli
intermediari e i prezzi C'è qualche controversia sul dove e come è
iniziato, ma Christos Kamenides, geniale professore di marketing agricolo
all'Università di Salonicco, è sicuro che lui e i suoi studenti hanno messo
in piedi un sistema che funziona. Di certo il cosiddetto "Potato movement",
attraverso il quale centinaia di tonnellate di patate e altri prodotti -
che probabilmente il mese prossimo includeranno anche l'agnello pasquale -
vengono venduti ai consumatori direttamente dai produttori, sta prendendo
piede in tutta la Grecia. «Perchè tutti ne traggono benefici», dice
Kamenides davanti a uno dei camion da 25 tonnellate di patate, a un altro
di cipolle, e ad alcune camionette piene di riso e olive. «I consumatori
ricevono prodotti di buona qualità pagando un terzo del prezzo che
pagherebbero normalmente, e i produttori ricevono subito i soldi».
Kamenides e i suoi studenti hanno escogitato un sistema semplice. L’unica
trovata geniale è stata coinvolgere i Comuni greci, cosa che ha conferito
al movimento una maggiore organizzazione e un incoraggiamento ufficiale,
che altrimenti sarebbe mancato. Funziona in questo modo: un Comune annuncia
la vendita. I cittadini prenotano ciò che vogliono comprare, e poi il
comune ordina a Kamenides la quantità richiesta. Lui e i suoi studenti
chiamano gli agricoltori locali per capire chi può soddisfare la domanda.
Arrivano con la quantità di prodotti richiesti all'appuntamento, incontrano
i consumatori e affare fatto! La vendita diretta piace molto. In quella
organizzata il mese scorso dai volontari di Katerini, a Sud di Salonicco,
in soli 4 giorni sono state vendute 24 tonnellate di patate, con 534
famiglie che hanno partecipato all'ordine. «Oggi» dice Kamenides «abbiamo
un camion qui e altri due in un comune vicino. Domani ci sarà una vendita
di 4 camion. Sono 100 tonnellate di patate, direttamente dal produttore al
consumatore, senza nessuno in mezzo che fa alzare i prezzi». Il movimento,
afferma Elisabet Tsitsopoulou, una delle donne in fila per comprare, è
«importantissimo. Al momento qui gli stipendi sono molto bassi, e
continuano a diminuire, ma i prezzi rimangono gli stessi di sempre. In
questo modo si risparmia un bel po'. Più della metà». Anche i produttori
sono contenti. Apostolos Kasapis dice che per lui la cosa più positiva è:
«Vengo pagato subito. Non si guadagna molto, solo qualcosa in più del costo
di produzione, ma prendo subito i soldi, che in un periodo di crisi è una
cosa molto importante». Kasapis afferma che chi vende all'ingrosso a volte
"ci mette un anno a farsi pagare. A volte i soldi non li vede proprio più.
Solo nel mio paese gli agricoltori sono in credito per 500.000 euro. Quindi
per noi la cosa migliore è che abbiamo riguadagnato potere nei confronti
degli intermediari, che per anni ci hanno spremuto e si sono approfittati
di noi».Alla vendita diretta, di solito le patate costano 25-30 centesimi
al chilo, 5-10 centesimi in più del costo di produzione e ben al di sotto
dei 60-70 centesimi ai quali si vendono nei supermercati. Incoraggiato dal
successo del movimento, che è stato accolto con entusiasmo dai sindaci,
Kamenides ha detto che sta lavorando su un sistema a più ampio raggio per
le cooperative unificate, che coinvolga produttori e consumatori. Questo
sistema potrebbe fornire un nuovo modello economico per l'acquisto e la
vendita di generi alimentari in Grecia. Al momento il "Potato movement"
sembra un esempio della tipica inventiva greca, che cerca modi di cooperare
per fronteggiare un periodo di recessione che dura da 5 anni, con il 21% di
disoccupazione e più della metà dei giovani senza lavoro. Anche lo
stipendio minimo sta per essere abbassato da 750 a 500 euro al mese.
Fonte: The Guardian via Agra Press Luca Bernardini
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martedì 13 dicembre 2011

Pollak, un compagno di "Anarchici contro il muro" ai funerali del giovane palestinese ucciso: la soldatesca cerca di strangolarlo

Israele non rispetta neppure i funerali

Muore un freedom fighter, ne nascono altri 100!
Posted on dicembre 12, 2011 by freepalestine


Questa notte un gruppo di solidali è uscito per le strade di Roma con la voglia di comunicare il pieno appoggio alla popolazione palestinese in resistenza e il disprezzo per il piano coloniale sionista e l’assedio assassino a Gaza.

Nella giornata di ieri abbiamo seguito con dolore l’attacco che l’esercito israeliano ha compiuto nei confronti della popolazione di Nabi Saleh che marciava nel villaggio commemorando Mustafa Tamimi con un ultimo saluto.
La marcia funebre è stata attaccata da un fitto lancio di lacrimogeni e dall’arroganza dei militari che hanno ferito molti partecipanti, arrestandone 7 e tentando addirittura di strangolare Jonathan Pollack, un compagno degli anarchici contro il muro.

Continua l’attacco spietato del colonialismo, continuano i bombardamenti a Gaza ma la popolazione palestinese non smette di lottare. A noi spetta schierarci al loro fianco.

sabato 26 novembre 2011

Il futuro di Israele, un futuro che in buona parte è già in atto

Un nuovo Israele in costruzione
Il futuro è adesso. La rivoluzione va avanti; basta aspettare quel che capita.
Di Gideon Levy
Un giorno non molto lontano da oggi, ci si sveglierà in un altro genere di paese, il paese che adesso si va formando. Non somiglierà al paese che conosciamo, che ha già la sua parte di imperfezioni, di distorsioni e di mali. E quando ce ne renderemo conto, sarà troppo tardi. Allora il vecchio Israele sarà descritto in termini elogiativi, un modello di democrazia e di giustizia, a confronto con la nuova versione, che prende forma mentre noi stiamo ad occhi chiusi, giorno dopo giorno, una nuova legge dopo l’altra.
Il modo di vivere nel nuovo Israele nel quale vivremo e moriremo, non ci ricorderà affatto il paese al quale eravamo abituati. Anche questo articolo non potrà essere pubblicato. Saranno pubblicate solo le opinioni convenienti, quelle approvate dalla nuova associazione dei giornalisti patrocinata dal governo, i cui membri saranno seduti in ogni sala d’informazione affinché non vi siano opinioni fuori dal coro.
Le leggi ed i regolamenti (passeranno chiaramente come regolamenti “d’urgenza”) impediranno la pubblicazione di tutto ciò che, agli occhi delle autorità, potrebbe nuocere allo Stato. Una nuova legge impedirà la diffamazione dello Stato, e il giornale che voi avete in mano sarà diverso. Riferirà soltanto buone notizie.
I programmi della radio e della televisione non saranno più quelli a cui siete abituati. Nessuna uscita dei media potrà andare oltre i limiti di legge a causa delle penalità draconiane che ci si tirerebbero addosso. La parola “occupazione” sarà illegale, come pure l’espressione “Stato palestinese”. I giornalisti traditori saranno messi alla gogna o arrestati o come minimo licenziati. Questo giorno non tarda ad arrivare.
In un futuro non troppo lontano, il paesaggio urbano avrà un aspetto diverso. Ciò che avviene ora a Gerusalemme, si svolgerà in tutto il paese domani, quando l’immagine delle donne sarà bandita dalla pubblica visione. Oggi, Gerusalemme, domani il paese intero. Bus e strade separate per gli uomini e le donne. Radio e televisione manderanno in onda solo cantanti uomini. A un certo punto si pretenderà che le donne si coprano la testa. Poi sarà la volta degli uomini. Si impedirà loro di presentarsi rasati o con la testa scoperta. Questo giorno non tarda ad arrivare.
Le città saranno chiuse il sabato. Nessun negozio, teatro o cinema sarà aperto. Poi arriverà il divieto di viaggiare in giorno di sabato. I ristoranti non kasher saranno illegali. Saranno obbligatorie le mezuzah sugli stipiti delle porte di tutte le camere della casa. Le coppie non registrate dal rabbinato non saranno autorizzate a vivere insieme, e le coppie in cui un solo membro è ebreo saranno immediatamente deportate. Sarà proibito alle coppie non sposate di passeggiare in pubblico tenendosi sottobraccio.
Una volta al mese, tutti gli studenti del paese faranno visite di solidarietà alle colonie in Cisgiordania. Tutte le lezioni cominceranno col canto dell’inno nazionale e il saluto alla bandiera. Coloro che non faranno servizio nell’esercito perderanno la cittadinanza e saranno deportati.
E lo Stato ebraico avrà un Parlamento ebraico. Dapprima si proibirà agli Arabi di presentarsi con loro partiti al Parlamento. Poi non si permetterà più assolutamente la loro elezione. Nell’attesa, i deputati che all’inizio di ogni sessione del Parlamento non cantano le parole dell’inno nazionale sul “desiderio ardente di un’Anima ebraica” saranno definitivamente scartati.
Si rifiuterà agli Arabi il diritto all’istruzione universitaria, con l’eccezione di una quota simbolica approvata dai servizi di sicurezza dello Shin Bet. Sarà illegale affittare ad arabi, al di fuori delle loro proprie città e villaggi, e la lingua araba sarà proibita. Anche le poesie del poeta arabo Mahmoud Darwish e dei suoi compatrioti ebrei Aharon Shabtai e Yitzhak Laor saranno proibite. Amos Oz, A.B. Yehoshua e David Grossman dovranno decidere. Si chiederà a loro, e a tutti i cittadini del paese, di dichiararsi anch’essi sionisti per essere pubblicati.
La Cisgiordania sarà annessa, ma non i Palestinesi che vi abitano. Le organizzazioni di sinistra saranno dichiarate illegali e i loro dirigenti arrestati. Il Governo pubblicherà una lista nera di quelli che hanno opinioni sgradite, ai quali non sarà permesso lasciare il paese o parlare con media stranieri. Solo chi uccide un Ebreo sarà giudicato un vero assassino e i testi delle leggi saranno divisi in due parti, una per gli Ebrei ed una per i non-Ebrei. Solo gli Arabi saranno passibili della pena di morte.
Una legislazione speciale darà ai coloni il diritto di prendere il controllo di qualsiasi terreno in Cisgiordania, e la censura militare impedirà qualsiasi informazione che potrebbe “nuocere alla potenza delle Forze israeliane di difesa”. La Corte suprema servirà unicamente come Corte d’appello e non esaminerà petizioni dirette sulle violazioni dei diritti civili. I giudici della Corte suprema saranno selezionati dal Parlamento e in tribunale ci saranno fasce orarie riservate ai coloni di Cisgiordania, ai rabbini e al partito al potere. Solo giudici religiosi potranno avere l’incarico di presidente di tribunale. I rabbini godranno dell’immunità legale simile a quella dei deputati del Parlamento. Qualsiasi dichiarazione di guerra o di pace dovrà ricevere l’approvazione dei Saggi del Consiglio della Torah.
In realtà non è necessaria molta immaginazione per evocare tutto ciò. Il futuro è adesso. La rivoluzione va avanti; basta aspettare quel che capita.
http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/a-new-israel-in-the-making-1.395241