lunedì 1 ottobre 2007

L’ENNESIMA VIOLENZA DI ISRAELE


E` recentissima la decisione del governo d’Israele di dichiarare Gaza “entità ostile”.
E` una decisione senza fondamento legale, in base alla quale Israele si prepara ad avviare azioni punitive, ad ogni livello, militari e civili, contro la popolazione di Gaza, in aperta violazione della legge umanitaria internazionale, che si basa sulla distinzione fra combattenti e civili, e di uno dei principi più sacri della legge internazionale: il divieto di punizioni collettive.

Ma si può dichiarare «entità nemica», un'entità che già tieni impiccata per il collo con il controllo totale, assoluto e discrezionale dei rifornimenti di acqua, elettricità, carburante, di cibo e medicinali, dei valichi di frontiera, degli spazi aerei e marittimi?
Israele, evidentemente, può.

Con questo annuncio ufficiale al mondo intero, il governo israeliano pensa di avere «le basi legali» per liberarsi dagli obblighi verso i civili imposti ai paesi che amministrano territori occupati: l’obbligo prima di tutto di non tagliare «beni» fondamentali, come appunto l'acqua e l'elettricità.
E' un'interpretazione di comodo delle leggi internazionali, questa di Israele, maestra del resto nell’aver violato decine di Risoluzioni delle Nazioni Unite in 40 anni d’occupazione della Palestina.
Maestra nel portare avanti l’Occupazione dei territori palestinesi, fingendo di non farlo: il ritiro unilaterale di due anni fa di coloni e soldati israeliani dal territorio di Gaza non ha infatti rappresentato la fine dell'occupazione, perché lo stato ebraico continua a controllare ed arbitrariamente impedire tutti i movimenti da e per la Striscia, lo spazio aereo, le acque territoriali e persino il registro della popolazione palestinese (come in Cisgiordania, del resto). L'Autorità Nazionale Palestinese, ad esempio, non può consegnare alcun documento di identità ai residenti a Gaza senza il via libera di Israele.
Negli ultimi mesi Israele ha isolato la Striscia dal mondo esterno; ora quasi tutte le fabbriche locali sono chiuse, lasciando Gaza quasi totalmente dipendente da aiuti esteri. Ora lo 87% della popolazione vive sotto la soglia di povertà (= 2,4 dollari al giorno), ed impera la disoccupazione.
Si vive sotto occupazione. La vita a Gaza, prigione a cielo aperto, sta diventando una vita impossibile.

Ancora più che in Cisgiordania,
dove la costruzione del Muro dell’Apartheid incalza inesorabile, isolando paesi, villaggi, comunità e famiglie gli uni dagli altri, separando gli agricoltori dalla loro terra, negando agli abitanti l’accesso all’istruzione, ad ambulatori ed ospedali e agli altri servizi essenziali, tagliando fuori le comunità palestinesi da riserve e sorgenti di acqua potabile;
dove non si arresta l’espansione delle colonie, né la demolizione delle case per espropriare più terra possibile, né l’edificazione di checkpoint ad umiliare la dignità dei palestinesi controllandone ogni minimo spostamento.

Di quali prospettive di pace si può dunque parlare nel previsto meeting internazionale, mentre nei Territori Occupati Israele continua quotidianamente a portare distruzione, ad uccidere e ad assediare?
Di quale Stato Palestinese entro i confini del 1967 si può parlare, mentre il Muro sta strangolando ed isolando sempre più anche Gerusalemme, sua futura capitale?

Comitato di solidarietà con il Popolo Palestinese
www.palestinalibera.it

Torino, 1 Ottobre 2007 Ciclostilato in proprio
Via S. Ottavio, 20 - Torino

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