mercoledì 12 dicembre 2007

Considerazioni sulla Conferenza di Annapolis

Sempre su Annapolis


L'OCCUPAZIONE DELLA Palestina esiste da 40 anni, 60 se si conta dal 48 e la lista dei soprusi, delle aggressioni, delle profonde ferite e ingiustizie perpetrate da Israele, come delle complicità del resto del mondo è lunga. Cominciamo allora dagli ultimi avvenimenti, anzi dall'ultimo, quello propagandato ai 4 venti come la soluzione di tutti i problemi, la conferenza di Annapolis. Voluta soprattutto dagli Stati Uniti con un Olmert recalcitrante e sotto la minaccia dei fondamentalisti e con un Abu Mazen preso per il collo. Tanto il leader palestinese quanto quello israeliano non rappresentava tutta la sua popolazione. Hamas non era stato invitato e questo è un dato molto importante. Riassumo brevemente i precedenti: Come sapete Hamas ha vinto le ultime elezioni palestinesi, elezioni assolutamente trasparenti e democratiche. La reazione di Israele e dell'occidente è stata vergognosa, un embargo internazionale non contro uno stato sovrano, ma contro un popolo occupato, Israele da parte sua ha rubato le tasse doganali dei palestinesi, ha arrestato più di 30 persone tra sindaci e deputati, ha scatenato incursioni e rappresaglie nel silenzio generale. Ma non bastava, bisognava promuovere lo scontro tra Hamas e Fatah, per dividere e indebolire ulteriormente i palestinesi, perché questo è funzionale agli interessi israeliani per annientare la Palestina fisicamente, politicamente e screditarla agli occhi del mondo.
Negli scontri di Gaza gli Stati Uniti e Israele hanno gettato benzina sul fuoco e mentre Israele non ha lasciato entrare nella Striscia i generatori di energia elettrica, ha lasciato passare armi per un valore di 86 milioni di dollari alle forze di sicurezza presidenziali. E intanto negli ospedali i malati morivano per mancanza di attrezzature e per l'impossibilità di curarsi altrove dato che i ceck point rimanevano chiusi.
Poiché Hamas è uscito vincitore dallo scontro si è verificata una divisione amministrativa tra la Cisgiordania e la Striscia, poiché Hamas è il cattivo della situazione questo rende la striscia di Gaza estremamente vulnerabile. Aver preteso quindi che ad Annapolis partecipasse solo Abu Mazen non significa semplicemente che egli è il solo leader riconosciuto, ma anche che Gaza già dichiarata entità nemica da Israele, e non sono vane parole, corre il rischio di un attacco generalizzato e definitivo. Questo è uno dei risultati della conferenza. Tanto è vero che appena concluso il summit tornando a casa Olmert ha subito dichiarato quello che si temeva.
L'altro risultato di Annapolis è la ratificazione dell'Apartheid, di questo parlano Stati uniti e Israele quando parlano di stato palestinese nel 2008. Inutile dirlo, in questa conferenza non sono stati affrontati i nodi fondamentali, malgrado le grandi parole e roboanti promesse. Non si è parlato del rientro dei profughi, né dello smantellamento delle colonie né del muro. Se fosse stata una conferenza seria avrebbe dovuto essere preceduta da atti di buona volontà come ad es. la liberazione di parte dei diecimila prigionieri o dello smantellamento di qualche colonia o almeno dei ceck point, nulla di questo è avvenuto. Parlando di Annapolis, Warchawsky la definiva "una conferenza di guerra" il cui contesto strategico si colloca nella strategia neo-conservatrice per una guera globale infinita e preventiva contro la minaccia islamica. Hamas è un bersaglio a cui bisogna aggiungere l'Iran, gli Hzbollah, il Libano e forse la Siria. Bush parlava infatti di terza guerra mondiale.
Gideon Levy diceva invece "per la prima volta sarà chiaro a tutti chi è che aspira alla pace e chi ne fugge come il demonio". Levy aggiungeva che Israele non ha mai avuto così poche scusanti come ora e che il problema della sicurezza interessa molto di più i palestinesi, Israele non può continuare a gridare slogan sulla sicurezza dopo aver ammazzato in sette anni 4267 palestinesi mentre i morti israeliani sono 467.
L'apartheid è una strategia accurata e onnicomprensiva di costruzione del nemico, dell'altro, si basa su due concetti: separazione e dominazione. Per l'opinione pubblica israeliana non è importante la pace, ma l'essere lasciati in pace, la divisione dei territori palestinesi in bantustan dovrebbe garantire una separazione tra i due popoli. L'ultima notizia da Aaretz è la costruzione della superstrada 45, la circonvallazione est tra Anatot ed A-Zaym costruita con un ordine di confisca prima di divenire parte del percorso della barriera di sicurezza che avvolge Gerusalemme. La strada è divisa a metà da un muro, per separare il traffico israeliano da quello palestinese. Sempre sul tema dell'apartheid
Da un editoriale di Aaretz. "La manodopera palestinese è scomparsa dalle nostre strade, gli israeliani non vanno più nelle città palestinesi a fare la spesa, da entrambe le parti c'è una nuova generazione che non conosce la nuova generazione dell'altra parte. Mentre i politici discutono della suddivisione del territorio tra i 2 popoli l'opinione pubblica percepisce la divisione già avvenuta, il disimpegno dalla Striscia, il muro fanno pensare che il problema sia stato risolto secondo i nostri desideri. Oggi la separazione di fatto, essendo costante assomiglia più a una politica di apartheid che a un regime di occupazione. Una parte caratterizzata da un'appartenenza nazionale, non geografica, comprende chi ha il diritto di votare, la libertà di muoversi e un economia in crescita. L'altra è costituita da persone imprigionate dietro mura che circondano le loro comunità, prive del diritto di voto, senza libertà di spostarsi da un paese all'altro e senza alcuna opportunità di programmare il proprio futuro."
"In Israele" scrive Gila Svirsky "il concetto di sicurezza è un concetto potente. Serve a giustificare ogni attività militare, compresa l'occupazione dei territori palestinesi e budget importanti le sono attribuiti. Si è sviluppata una mistica intorno alla sicurezza "la sicurezza nazionale" è una frase che evoca non solo l'aumento dei budget militari , ma fa tacere la critica e impedisce la trasparenza. Recenti sforzi per impedire la pubblicazione di testimonianze sulla guerra del libano sono stati giustificati in nome della sicurezza. Se voi parlate con degli israeliani dell'occupazione molti vi diranno che Israele non può lasciare i territori occupati per ragioni di sicurezza. Diranno che c'è più sicurezza restando in Cisgiordania, costruendo il muro e assediando la Striscia di Gaza. Noi cerchiamo di dimostrare agli israeliani che la sicurezza non deriva dall'avere un esercito forte e aggressivo ma è il prodotto di un ventaglio di attività che includono il vivere in una società che si preoccupa dei suoi poveri, che riduca la violenza, protegga le sue risorse naturali, e coesiste in pace con i suoi vicini. In effetti la pace è il modo migliore di promuovere la sicurezza."


Una pace giusta tra Palestina e Israele è fondamentale per fermare la politica devastante di guerra di Bush in tutto il Medio Oriente. Per perseguire questo obiettivo non è necessario inventare tante soluzioni, bisogna applicare le risoluzioni dell'ONU.

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