domenica 25 novembre 2012

Una lettera di Giorgio Forti

Care/i compagne/i, amiche/i, sono completamente d'accordo con Franca Bastianello sul significato della marcia silenziosa, che potrebbe poi essere seguita da un comunicato stampa, e vi invito a partecipare a questo modo efficace di manifestare una forte solidarietà in un modo originale rispetto al "gridare la propria rabbia": questo gridare non giova per nulla ai Palestinesi di Gaza, dei Territori Occupati ed a quelli dei campi profughi, che non bisogna mai dimenticare. Il gridare la propria rabbia non riesce a comunicare nulla ai nostri concittadini, ancora numerosissimi, che non hanno alcuna consapevolezza della tragedia che si svolge, da oltre 65 anni, in Palestina e dintorni; non ha alcun effetto sui nostri governanti italiani ed europei, colpevolmente complici della tragedia palestinese. Il permanente gridare ed indignarsi solo verbalmente fa danno anche a chi grida, perchè¨ impedisce la riflessione sul che fare in pratica, oltre al gridare, per elaborare conoscenza approfondita dei problemi reali da affrontare. Stiamo elaborando una proposta politica, che comunicheremo appena elaborata in modo soddisfacente. Una premessa è la riflessione sul fatto che se i 4 miliardi di dollari che nel 2013 gli USA hanno stanziato per armi e tecnologie militari a favore di Israele, ed i non so quanti miliardi che i Paesi europei, tra cui l'Italia, e l'Unione Europea hanno stanziato per armi ( vedere i trattati di "cooperazione" militare con Israele) e per contratti privilegiati con Israele, venissero investiti per sviluppo di attività industriali ed agricole in Palestina, si risolverebbe il problema del Ritorno dei profughi Palestinesi alla loro Terra, e avanzerebbe ancora un sacco di soldi. Un simile piano deve essere studiato da esperti: potrebbe includere il temporaneo permesso di soggiorno e di lavoro in Europa di una parte dei profughi Palestinesi, nell'attesa che la Palestina sia attrezzata per accoglierli, perchè¨ non è¨ possibile portare in pochi mesi i circa 5 milioni di profughi Palestinesi in case che non esistono ancora prima di averle costruite e messo la Palestina in condizione di dar lavoro, acqua e strutture a tutto il popolo che torna. Israele ha finora bloccato con ogni mezzo il ritorno dei profughi sul territorio che controlla, contravvenendo alle deliberazioni delle Nazioni Unite ed al Diritto Internazionale, oltrechè¨ all'etica politica; sarebbe ad ogni modo impossibile sistemarli tutti in Cisgiordania, che viene continuamente espropriata dai coloni israeliani, per non parlare della sovraffollata Gaza. Gli USA e l'Europa avrebbero così¬ modo di rimediare in qualche misura alle loro terribili colpe: pensate, per quanto riguarda noi europei: la responsabilità della Shoa e dell'aver voluto imporre ai Palestinesi, già dominati colonialmente dall'Inghilterra tra le due Guerre, l'inaccettabile ingiustizia di cedere la loro terra, l'unica a loro disposizione dove hanno diritto di vivere liberi ed indipendenti, agli Ebrei fuggiti dall'Europa. Israele, riconoscendo il Diritto al Ritorno dei profughi e cessando l'occupazione e l'assedio di Gaza, rimedierebbe almeno in parte alle sue pluridecennali, gravissime colpe verso i Palestinesi, avviando in modo pacifico e, nel tempo lungo, si spera amichevole, la sua convivenza tra i popoli del Medio Oriente, facendo anche da ponte tra la civiltà europea a cui gli Ebrei hanno contribuito e quelle civiltà del Medio Oriente alle quali tutti siamo legati, in vari modi. Rivolgiamoci dunque ai nostri amici Arabi ed Ebrei, e anche, con la più grande fermezza, ai nostri governi europei, nazionali e comunitari, che insieme agli USA sono responsabili dell'aver tollerato, appoggiato ed armato le infami persecuzioni di Israele contro i Palestinesi, perchè, tutti, abbandonino le ideologie nazionaliste e colonialiste, anacronistiche e sanguinarie (pensate solo ai 55 milioni di morti ammazzati della seconda guerra mondiale!), prive di avvenire in una storia dell'Umanità che si vuole veder progredire verso una civiltà solidale su scala mondiale. E' necessaria l'accettazione di queste responsabilità da parte dell'Italia e dell'Europa: diciamolo ai nostri governanti, e facciamo pesare questa richiesta alle imminenti elezioni: chi si vuol candidare a governarci si esprima chiaramente riguardo a questo problema. Il nostro voto ne sia condizionato! Io non potrಠesser presente alla manifestazione di Venezia ( abito a Milano, ed abbiamo anche qui manifestazioni ed eventi). Ma vi invito tutti ad aderire solidalmente, uniti, alla manifestazione così¬ come Franca ed i suoi amici la hanno pensata: è¨ ora di abbandonare le sterili divisioni della sinistra italiana, ed agire uniti contro il nemico, che è fortissimo. Fraterni saluti, Giorgio Forti (Membro di ECO)

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