sabato 31 ottobre 2009

Le terribili condizioni delle donne palestinesi nei carceri israeliani

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Non sono infatti poche le famiglie che hanno uno o più membri nelle carceri degli occupanti israeliani.

Oggi, un piccolo barlume di speranza si scorge all’orizzonte, poiché è in corso una trattativa al cui centro vi è uno scambio di prigionieri. Ma intanto, il numero dei prigionieri palestinesi non cessa di aumentare. Essi non sono solo maschi: molte donne soffrono nelle carceri israeliane, senza diritti né rispetto. E gli israeliani si fanno beffe della loro dignità.

Ancora trentatré prigioniere. All’inizio di ottobre sono state liberate circa venti prigioniere palestinesi, ma ne restano in carcere ancora trentatrè, afferma il ministero dei Prigionieri. Venticinque sono della Cisgiordania, quattro di Gerusalemme, tre dei Territori occupati nel 1948 ed una della Striscia di Gaza.

Ventuno di esse sono nella prigione di al-Sharun, undici in quella di al-Damoun. La prigioniera di Gaza, Wafa, si trova in quella di ar-Ramla.

Riyad al-Ashqar, direttore dell’Ufficio informazioni del ministero, afferma in un rapporto che il numero delle prigioniere palestinesi non è mai stabile. Alcune vengono fermate per una giornata, ma altre restano in galera per molto tempo in attesa di giudizio.

Le condizioni di detenzione. Bisogna innanzitutto sapere che alcune prigioniere vengono arrestate assieme ai loro parenti: tre con i loro mariti, due con i loro fratelli. Poi, che esse si trovano in condizioni molto difficili, a causa delle quali soffrono di diverse malattie, talvolta gravi. A titolo d’esempio, Fayza Jum‘a soffre di un tumore al collo dell’utero, ma non riceve le cure necessarie. Idem per Wafa Samir, che soffre di ulcera.
Già da questo s’intuisce che gli israeliani fanno di tutto per far patire le prigioniere palestinesi. Le celle sono mal aerate; l’umidità, i topi e gli insetti sono la regola.

Esse soffrono molto della mancanza di cure mediche, di consultori, di analisi, di radiografie, di visite specialistiche, soprattutto ginecologiche. Infezioni d’ogni tipo, spesso di origine sconosciuta, logorano le detenute esponendole a vari pericoli.

Il Rapporto sottolinea infine che le detenute sono anche oggetto di ispezioni umilianti, quali le visite a sorpresa durante la notte o le ispezioni corporali che comportano il loro denudamento di fronte ai carcerieri.
tratto da Infopal
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2 commenti:

Andrea ha detto...

Quanta compassione per donne colpevoli di terrorismo contro civili innocenti. E quante falsità che propagandano i perfidi bugiardi palestinesi, le carceri israeliane rispettano i diritti umani, e ci sono solo persone condannate da tribunali. Mai è stato più vero il detto che chi predica bene poi razzola male (vedi il caso Ghilad Shalit). Vergogna a chi contribuisce a mettere in giro simili falsità.

arial ha detto...

dimostramelo, visto che parli con tanta sicurezza delle condizioni dei detenuti nelle carceri israeliane. In quanto a Shalit che cosa c'entra? Mi sembra ce il suo caso sia oggetto di giusta attenzione