lunedì 21 settembre 2009

RISPOSTA ISRAELIANA ALLA NON-VIOLENZA PALESTINESE

Da mesi, nel silenzio degli organi di informazione, si susseguono i raid contro i palestinesi che
hanno scelto la lotta non violenta per abbattere il muro dell'aparheid.
A Bil'in, villaggio della Cisgiordania a pochi chilometri da Ramallah,
da quattro anni - tutti i venerdi (senza eccezioni) si svolgono
manifestazioni contro il muro. Negli ultimi mesi l'esercito ha
arrestato, durante incursioni all'interno del villaggio, gran parte del
comitato di lotta. Ieri notte l'esercito ha tentato per l'ennesima volta
di arrestare uno dei principali membri, ancora liberi, del Comitato
Popolare, Abdullah Mahmoud Aburahma. Dopo l'1.30 di notte sono entrati
nella sua casa, e in quella del fratello distruggendo porte e
terrorizzando i familiari; fortunatamente Abdullah non era presente in
casa ed e' cosi' scampato all'arresto. Gli internazionali ed i vicini
accorsi sono stati minacciati ed uno di loro picchiato. Abbandonando il
villaggio i militari hanno detto che fino alla cattura di Abdullah tutto
il quartiere e' "loro".
Esprimiamo la nostra solidarieta' e amicizia a Abdullah Mahmoud Aburahma
e la richiesta del rilascio immediato di tutti i cittadini palestinesi
arbitrariamente arrestati/sequestrati dall'esercito israeliano nel
tentativo di soffocare con la repressione e il terrore i movimenti di
liberazione
Gruppo Mashi - orme in Palestina
Bologna

2 commenti:

Andrea ha detto...

Nella protesta che viene inscenata ogni settimana a Bil'in, i palestinesi lanciano pietre ai soldati tentando di irrompere attraverso la barriera di sicurezza (in costruzione fra Cisgiordania e Israele). Ma, come accade puntualmente ogni settimana, c’erano più manifestati stranieri che arabi. E gli stessi arabi che ci vanno non sono della zona. L’evento si presenta come una messinscena, una sorta di sit-com ripetuta come uno stanco rituale: il format è ogni volta lo stesso. E allora perché continua? I dimostranti non hanno un vero e proprio obiettivo. Sostengono di essere “Anarchici contro il muro” o “attivisti pacifisti”, ma gli eventi a Bil'in non sono affatto pacifici, e non c’è alcuna realistica possibilità che il rituale settimanale possa effettivamente intaccare la barriera difensiva, che in quella zona oltretutto non è nemmeno così tremendo: devia dalla Linea Verde per meno di 2 chilometri e non divide case arabe o cose del genere. Questo “turismo della protesta” non ha nulla a che fare con una causa legittima e concreta, quanto piuttosto con un modo di porsi e di vivere. Qui la protesta non è un mezzo rivolto a uno scopo: è essa stessa lo scopo, è fine a se stessa.
Quand’anche il “muro” scomparisse, la protesta dovrebbe comunque continuare perché in essa è stato investito troppo. Si consideri la quantità di denaro che va a finanziare gli stranieri che partecipano alle proteste settimanali di Bil'in. Si considerino i biglietti aerei, la sistemazione negli alberghi e il trasporto da e per il luogo delle dimostrazioni. Si considerino i siti web, le tante organizzazioni e l’attenzione dei mass-media. Le organizzazioni “pacifiste” coinvolte hanno un preciso interesse finanziario e personale nella sua continuazione. Senza il conflitto, non avrebbero più niente da fare. Ecco perché l’attivismo “pacifista” a Bil'in non prende la forma di una protesta pacifica, bensì di lancio di pietre e assalti volti a provocare il tiro di candelotti lacrimogeni e proiettili di gomma, indispensabili affinché queste persone possano sentirsi “in guerra” e sbandierare le loro “ferite”, il tutto davanti alle telecamere. Ma la gente non agisce contro il proprio interesse: se il loro lavoro è “la pace”, vivono per il conflitto perché senza il conflitto il lavoro di tutta la loro vita scomparirebbe.

arial ha detto...

Peccato che la corte di Giustizia israeliana abbia considerato illegale il muro in questa zona della Palestina, peccato che il libro il Muro della Follia, israaeliano e moderato, smonti tutta la mitologia costruita dalla destra e dimostri che fu voluta dagli imprenditori israeliani per uscire dalla crisi della stagnazione edilizia e per eodere territori palestinesi..peccato che non ci sia quasi nulla di vero in quanto qui scritto e soprattutto per curiosità da quali fonti ufficilai scaturisce il discorso delle vacanze pagate? decisamente masochisti che il fine è essere picchiati, uccisi o essere cavie per sperimentare nuove armi..se prima di scrivere ci si documentasse meglio non sarebbe male