domenica 6 settembre 2009

ISRAELE RAZZISMO INTERNO

* RAZZISMO
Studenti falascia respinti per «gap»
«Bureaucratic mix-up», un pasticcio burocratico. Con questa curiosa espressione Ynet, il sito del più venduto dei quotidiani israeliani, Yediot Ahronot, qualche giorno fa spiegava la decisione di tre scuole ebraiche della città di Petah Tikva di rifiutare l'ammissione a decine di studenti «falascia», ebrei di origine etiope, a causa di un presunto «gap culturale» impossibile da recuperare. Curiosa ma non sorprendente in un paese dove la stampa (e non solo) chiama «transfer», trasferimento, la pulizia etnica a danno dei palestinesi. In tale contesto il razzismo diventa inevitabilmente un «pasticcio burocratico». Ancora una volta la comunità dei «falascia» è vittima di un caso di razzismo da parte di altri ebrei israeliani. E nonostante le assicurazioni date dal ministero dell'istruzione, 16 degli studenti respinti dalle scuole religiose non hanno partecipato ai primi giorni di scuola. D'altronde la storia dei «falascia» in Israele non è mai stata facile, nonostante i massicci investimenti statali per la loro integrazione. Il rabbinato ne ha riconosciuto l'ebraicità solo dopo lunghe esitazioni e non sorprende che la Shuvu, una delle scuole religiose disposte ad accogliere gli etiopi, abbia chiesto a cinque studenti il «certificato di conversione all'ebraismo». Richiesta che persino il liberal Haaretz definisce «spiacevole incidente».

1 commento:

Andrea ha detto...

Israele non è di certo il migliore dei mondi possibili, come qualunque altro paese al mondo. Però perché non dici che quello che commenti è stato un brutto episodio deprecato da praticamente tutto il Paese? Perchè non dici che in Israele gli arabi hanno diritto a studiare nella loro lingua? Che vi possono portare il velo?