lunedì 14 febbraio 2011

Festeggiamenti a Ramallah per la vittoria egiziana

DA MIDAN AL TAHRIR A MANARA SQUARE
La vittoria del popolo egiziano festeggiata anche nei territori occupati palestinesi. Manifestanti nella piazza centrale di Ramallah.

Ramallah 12 febbraio 2011, Nena News – Anche nei territori occupati palestinesi si festeggia l’uscita di scena di Mubarak e la vittoria del popolo egiziano. Ieri sera, dopo la notizia delle dimissioni, un migliaio di persone si sono radunate spontaneamente nella piazza centrale di Ramallah, Al-Manara, ieri in connessione diretta con la Midan Tahrir (Piazza della Liberazione) a Il Cairo. Visibile la presenza della polizia dell’Anp, anche in borghese tra la folla, che nelle settimane precedenti aveva già represso due tentativi di manifestazione di solidarietà con le rivoluzioni tunisina ed egiziana. Questa volta invece non ha potuto impedire che si radunasse una folla, certo non oceanica, ma mossa da grande entusiasmo e commozione, come non si vedeva da parecchio tempo da queste parti.
“Non mi ricordo quando e’ stata l’ultima volta che sono stato cosi felice” dice Saed, cinquanta anni, agronomo, un passato da militante comunista.
In piazza si incontrano tanti giovani, cosi’ simili ai loro coetanei di piazza Tahrir, che oggi non hanno avuto bisogno di utilizzare facebook e twitter per radunarsi. Sono presenti persone di varia estrazione sociale, età ed appartenenza politica, anche se in maggioranza quello si potrebbe definire il “ceto medio” di Ramallah. Nessuna bandiera di partito, tante bandiere egiziane e qualcuna palestinese. Omar Bhargouti, coordinatore della campagna BDS in Palestina, porta un cartello con lo slogan : “Freedom wins! 2 down, 20 to go!” (La liberta’ vince! Due giu’, e ora gli altri 20!) con esplicito riferimento ad altri leader autoritari dei paesi arabi.

La folla intona gli slogan ormai divenuti celebri in Egitto, “il popolo vuole rovesciare il sistema” (Al sha’b yurid isqat al nitham!) ieri diventato “ il popolo ha rovesciato il sistema” (Al sha’b asqata al nitham).

Lo stesso slogan si trasforma, con un gioco di parole, “il popolo vuole la fine delle divisioni”, riferito sia alla situazione interna palestinese (all’opposizione tra Fatah e Hamas) ma rivolto anche alla divisione tra i paesi arabi, ricordando la figura di Abdel Nasser.

Tala’, una giovane palestinese, con un inglese impeccabile, afferma: “finora mi sono sempre sentita orgogliosa di essere palestinese, ma non di essere araba, perché i regimi arabi non supportavano veramente la causa palestinese. Oggi, grazie agli egiziani, mi sento fiera di essere araba”.

La domanda d’obbligo e’ che effetto avrà il cambiamento in Egitto sulla situazione palestinese. Omar Bharghouti, coordinatore della campagna BDS in Palestina risponde che “Israele e’ il principale perdente, e non potrà più arrogarsi il titolo di unica democrazia del Medio Oriente. Con la caduta di Mubarak ha perso il suo più’ grande alleato nella regione: l’Egitto e’ cambiato, il Libano e’ cambiato, nei paesi confinanti c’e’ aria di cambiamento. Anche l’Autorità Palestinese, che ha sempre apertamente sostenuto il rais, ne esce indebolita. Hamas, invece, che inizialmente non ha avuto il coraggio di appoggiare la rivolta egiziana, ha poi cambiato atteggiamento ed ora festeggia a Gaza e ne esce meno indebolita.”

Un altro Barghouti, Mustafa, leader del partito di sinistra Al Mubadara (Iniziativa Nazionale Palestinese), ribadisce che “assistiamo ad una celebrazione della libertà e della democrazia. Adesso l’Egitto, e gli altri paesi arabi, potranno finalmente esprimere piena e libera solidarietà al popolo palestinese. I nuovi governi democratici nei paesi arabi non potranno più sostenere gli accordi con Israele contrari ai diritti dei palestinesi e alla volontà della popolazione. I mutamenti in Egitto influenzeranno la politica interna palestinese. Come si sente in questa piazza, il popolo palestinese chiede unità e democrazia. Hamas e Fatah provengono dalla stessa scuola del “partito unico” di Mubarak: e’ arrivato il tempo per una vera libertà di espressione e multipartitismo”.
Al Manara riapre lentamente al traffico e i giovani palestinesi abbandonano la piazza ma non l’entusiasmo per gli eventi che hanno aperto questo 2011. Nonostante la coscienza di rimanere ancora sotto l’occupazione israeliana, si percepisce una forte sensazione positiva condivisa: che il processo di cambiamento nato in Tunisia e proseguito in Egitto investirà tutti i popoli arabi, inclusi i palestinesi. Visto che siamo in tema di rivoluzione, viene da dire: “ce n’est pas qu’un début”! Nena News

* Articolo di Martina YaniZzotto, Dahud al Akhmar, con la collaborazione di Nura Al Khalili

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