venerdì 25 marzo 2011

Gravissima offesa alle donne di piazza Taharir: non è per questa barbarie che hanno lottato

EGITTO:COSTRETTE AL TEST DI VERGINITA’
La denuncia di Amnesty International contro i militari egiziani: 18 donne arrestate in Piazza Tahrir lo scorso 9 marzo sono state picchiate, umiliate, sottoposte a scariche elettriche e costrette a subire un "test di verginità".

Cairo, 24 Marzo 2011, Nena News (foto CSMonitor) – Non erano bastate le aggressioni subite in Piazza Tahrir, la piazza egiziana simbolo della rivoluzione del 25 gennaio; le donne egiziane arrivate nella piazza della Liberazione dell’8 Marzo, in occasione della Giornata Internazionale delle donne, erano state assalite al grido di “Tornatevene a casa, andate a lavare i panni!”, da alcuni di quegli stessi uomini accanto ai quali avevano urlato il desiderio che Mubarak se ne andasse. Il 9 marzo, 18 di loro, arrestate dai militari che avevano disperso una manifestazione, hanno dovuto subire torture e abusi di vario genere. Compreso l’obbligo a sottoporsi a un “test di verginità”. La denuncia è arrivata ieri da Amnesty International: L’organizzazione internazionale in difesa dei diritti umani, punta il dito contro i militari, che secondo quanto riferito dalle donne a Amnesty le hanno picchiate, sottoposte a scariche elettriche e obbligate a denudarsi mentre i soldati le fotografavano.

Infine costrette a subire un “test di verginità”, sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione. “Costringere le donne a sottoporsi al ‘test di verginità’ è profondamente inaccettabile. Il suo obiettivo è degradare le donne in quanto tali. Tutto il personale medico dovrebbe rifiutarsi di prendere parte a questi cosiddetti ‘test’” – ha dichiarato Amnesty International mercoledì in un comunicato stampa.

Tra le testimonianze, c’è quella di Salwa Husseini, di 20 anni: la ragazza ha raccontato agli operatori di Amnesty International di essere stata arrestata e portata al carcere militare di El Heikstep, a nord-est della capitale. Poi costretta a togliersi tutti i vestiti, è stata perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattare foto alla detenuta completamente nuda.

I “test di verginità” sono stati eseguiti in un’altra stanza da un uomo che indossava una giacca bianca. “Quelle trovate non vergini”, secondo la sua espressione, sarebbero state incriminate per prostituzione. Un’altra donna ha raccontato ad Amnesty International di aver detto che era vergine. Poiché il test avrebbe provato il contrario, è stata picchiata e sottoposta a scariche elettriche.

Un’altra testimonianza diffusa dall’organizzazione è quella di Rasha Azeb, una giornalista a sua volta arrestata a piazza Tahrir; secondo quanto da lei raccontato, le 18 manifestanti arrestate sono state inizialmente portate in un locale del Museo del Cairo, dove sono state ammanettate, picchiate con bastoni e tubi di gomma, colpite con l’elettricità al petto e alle gambe e chiamate “prostitute”.

“Le autorità egiziane devono porre fine a questi trattamenti scioccanti e degradanti nei confronti delle manifestanti. Le donne hanno preso parte in pieno al cambiamento in Egitto e non devono essere punite per il loro attivismo. Alle forze armate e a quelle di sicurezza vanno impartite istruzioni chiare che la tortura e i maltrattamenti, compresi i “test di verginità” obbligatori, non saranno più tollerati e saranno oggetto di indagini approfondite. I responsabili devono essere portati di fronte alla giustizia e le donne coraggiose che hanno sporto denuncia devono essere protette dalle rappresaglie” – ha concluso Amnesty International.

Le 17 donne detenute a El Heikstep sono comparse di fronte a un tribunale militare l’11 marzo e rilasciate due giorni dopo. Diverse di esse sono state condannate a un anno di carcere, con la sospensione della pena.

“Le autorità egiziane devono porre fine a questi trattamenti scioccanti e degradanti nei confronti delle manifestanti. Le donne hanno preso parte in pieno al cambiamento in Egitto e non devono essere punite per il loro attivismo. Alle forze armate e a quelle di sicurezza vanno impartite istruzioni chiare che la tortura e i maltrattamenti, compresi i “test di verginità” obbligatori, non saranno più tollerati e saranno oggetto di indagini approfondite. I responsabili devono essere portati di fronte alla giustizia e le donne coraggiose che hanno sporto denuncia devono essere protette dalle rappresaglie” – ha concluso Amnesty International.

Le donne egiziane, hanno preso parte in pieno al cambiamento in Egitto e oggi chiedono con forza parità di diritti, la fine di ogni forma di discriminazione, leggi contro la violenza, dentro e fuori le pareti domestiche. Chiedono di far parte da subito di quello che sarà il futuro Egitto. Per ora però le loro aspettative sono state deluse; l’Alto Consiglio delle Forze Armate, a guida del paese fino alle elezioni parlamentari e presidenziali, non ha eletto nemmeno una donna nel comitato incaricato di stendere una bozza degli emendamenti costituzionali. Nena News

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