giovedì 5 maggio 2011

Per Vittorio

di Patrizia Cecconi

E così a Bulciago, si è avuta l’ultima grande prova d’amore per Vittorio da parte di quel popolo che ha creduto e crede necessario e giusto il suo “Stay Human”.
Ma è stata anche ultima occasione perduta dal Presidente della Repubblica e dai rappresentanti di Governo e Parlamento italiani, di riparare all’errore di non aver presenziato all’arrivo della salma all’aeroporto della Capitale. E questo l’ha ricordato anche il vicesindaco di Bulciago che, in segno di sdegno, s’è tolto la fascia tricolore.

Anche lì, all’aeroporto, Vittorio aveva trovato i suoi amici, ma nessuna rappresentanza ufficiale dello Stato ad accogliere il cittadino italiano assassinato. Assassinato non mentre imbracciava un fucile, ma mentre chiedeva che la violenza lasciasse il posto a quel “restiamo umani” che era la sua firma, quindi un cittadino di cui l’Italia deve essere fiera, e l’Italia rappresentata dalla società civile lo ha dimostrato. Ma quella è l’altra Italia.

Migliaia di amici e amiche di Vittorio, quel popolo internauta che l’ha conociuto e seguito via mail e che ha pianto sinceramente per il suo assassinio era lì, a Bulciago, avendo fatto centinaia e centinaia di chilometri in treno, in pullman, in macchina e qualcuno anche in aereo dall’Irlanda o dalla Spagna, per dire insieme agli altri “noi ci siamo, Vittorio vive, le sue idee non moriranno mai”.
Le sue idee, appunto. Forse proprio quelle idee hanno tenuto a distanza le rappresentanze delle massime Istituzioni italiane. Quelle idee che si concretizzavano in reportage da Gaza e che gli avevano guadagnato l’odio di chi nella verità vede un nemico da abbattere. Soprattutto la verità raccontata da un giovane bello, che ti sbatteva in faccia piercing, tatuaggi e muscoli da palestra, come a dire che l’impegno per la giustizia e per i diritti umani non ha un look prestabilito, né confligge col piacere di vivere. Forse proprio per questo la sua voce arrivava anche a quei giovani ormai indifferenti alle chiacchiere di politici e politicanti. Forse anche per questo quella voce non doveva più parlare.

Vittorio si preparava a salire sulle barche dei pescatori e farsi nuovamente scudo umano, come aveva già fatto quando venne ferito e arrestato da Israele. E si preparava anche ad accogliere la prossima flottiglia e ogni azione volta a rompere l’assedio di Gaza.
Ma Israele ha chiesto, e Berlusconi amabilmente per la sua parte ha già accolto, che ogni paese fermi la partenza delle navi con tutti i mezzi; che si blocchi ogni azione che possa mettere in luce in tempo reale il suo operato. E allora Vittorio Arrigoni – che ogni notte da Gaza ci diceva quanti raid e quanti morti o feriti palestinesi l’Idf aveva aggiunto a quelli del giorno precedente – era veramente scomodo. Per quanto la sua voce difficilmente rimbalzasse col dovuto risalto sui media più diffusi, pure era una voce troppo fastidiosa, troppo incondizionatamente libera per poter aspettare l’arrivo della flottiglia o per accompagnare i pescatori riducendo un po’ il rischio di essere affondati dalla marina israeliana.

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