martedì 14 giugno 2011

L’Israele che io mi aspetto. E tu? Cosa aspetti?

Kermesse israeliana a Milano, le ragioni dei contestatori in vista della manifestazione del 18 giugno

I lavori di costruzione dei palchi in Piazza del Duomo a Milano sono iniziati martedì scorso. Ospiteranno la più grande manifestazione di propaganda israeliana mai vista in Europa. L'Israele che non ti aspetti: Unexpected Israel. 2,5 i milioni di euro investiti.

L'evento è promosso dal Ministero dello sviluppo economico e dal Governo dello Stato di Israele, dalla Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con l'Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ICE), da Assolombarda e dall'Ambasciata dello stato di Israele a Roma, dall'Ufficio commerciale dello Stato di Israele a Milano. Le autorità competenti, tra esse nello specifico la Regione Lombardia, sono state interpellate nei mesi scorsi affinché informassero i cittadini circa lo svolgimento ed i contenuti delle iniziative previste, l'origine dei fondi, il coinvolgimento delle istituzioni italiane. Per mesi queste lecite richieste sono state ignorate, così come è stata ignorata l'interpellanza presentata in Regione allo scopo.

Successivamente, all'inizio del mese di Maggio, diverse associazioni ed organizzazioni milanesi hanno allertato molteplici realtà di tutta Italia, coinvolte nella difesa dei diritti umani nelle terre che costituiscono oggi Israele e i Territori Occupati della Cisgiordania e Gaza. Scontrandosi con il silenzio delle istituzioni centinaia di cittadine e cittadini si sono organizzati per dare una giusta risposta a quella che ritengono essere la manifestazione di propaganda di un regime di apartheid sempre più preoccupato per la propria credibilità nel mondo. Il comitato, che si è dato il nome di No All'Occupazione Israeliana di Milano, ritiene che Israele porti avanti da 63 anni politiche di occupazione e colonizzazione illegale di terre, crimini contro l'umanità, crimini di guerra. Per questo motivo ha organizzato una dieci giorni alternativa che prevede eventi di controinformazione, proteste, cineforum, ed ha indetto un corteo nazionale il 18 giugno a Milano.

Finalmente, in data 10/06/2011, il sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia, dott. Paolo Alli, ha accolto una delegazione del comitato. Durante l'incontro ha negato il coinvolgimento della Regione nell'iniziativa. La presenza del logo della Regione nella diffusione di alcune delle iniziative previste dunque non si spiega.

Molteplici gli attacchi della stampa in questi giorni. I cittadini italiani contrari alla kermesse israeliana sono stati dipinti quali personaggi razzisti, violenti ed antidemocratici. La difesa dei principi dell'antirazzismo, della non violenza e della democrazia è tuttavia il valore a cui fanno riferimento coloro che criticano la politica di Israele, i suoi crimini, le sue fondamenta ideologiche.

Razzista è Israele infatti, nella misura in cui decine di leggi discriminano direttamente ed indirettamente il milione e mezzo di Palestinesi che vivono al suo interno. La legge israeliana proibisce infatti il matrimonio interreligioso, (esisteva una legge simile nel Sudafrica dell'Apartheid) ed il ricongiungimento famigliare nei matrimoni che riguardino Palestinesi orginari da Israele e Territori Occupati. Razzista è Israele nel momento in cui prescrive per legge (Law of Return, 1950) che qualsiasi cittadino ebreo nel mondo possa ricevere automaticamente la cittadinanza israeliana, mentre lo proibisce ai palestinesi che in quelle terre possiedono ancora parenti, case, terre, in contravvenzione con il diritto internazionale che prevede il Diritto al Ritorno dei profughi, riconosciuto in molteplici risoluzioni ONU.

Razzista è Israele infine, quando richiede ai cittadini l'identificazione religioso/razziale nella carta di identità, attraverso un codice numerico. Il report annuale sui Diritti Umani del Dipartimento di Stato statunitense conclude: "Esiste uno stato di discriminazione a livello legale e sociale contro cristiani, musulmani e drusi ".

Violento, e più che violento, criminale è Israele, quando erige un muro alto otto metri e lungo ormai 500 chilometri, condannato dalla Corte Internazionale di Giustizia il 9 luglio 2004, quando in dieci anni arresta più di 2500 minori, quando per legge decide che un palestinese è minore fino ai 16 anni, e un israeliano lo è fino ai 18. Criminale, quando ferisce 5300 persone e ne uccide 1385: 726 civili, 318 bambini. Persone recluse in gabbia, quella gabbia umana che è oggi la Gaza sotto assedio, persone cui viene tolto anche il diritto di scappare. Da parte israeliana, in quegli stessi, famigerati giorni, morirono 13 persone (di cui 3 civili. Tra i soldati 4 furono uccisi da fuoco amico).

Antitesi della democrazia è poi Israele, autodefinendosi "Stato Ebraico Democratico". Come potrà una democrazia mantenere la propria natura democratica mantenendo quella strettamente ebraica? I cittadini non ebrei in che modo si inseriranno in tale democrazia? Tale fondamento ideologico conduce alla politica di pulizia etnica in corso dal 1948 fino ad oggi e dunque da un lato alla necessità di espellere gli abitanti non ebrei dal territorio, dall'altro alla natura profondamente razzista dello stato in questione. Dichiarava il Ministro degli Esteri Israeliano Ariel Sharon il 15 novembre 1998: "E' dovere dei leaders israeliani spiegare alla pubblica opinione chiaramente e coraggiosamente che non c'è Sionismo, colonizzazione, Stato Ebraico senza l'espulsione degli arabi e l'appropriazione delle loro terre" .

Questo è l'Israele che io mi aspetto. E tu? Cosa Aspetti? Aspetti di leggere sul sito ufficiale di Unexpected Israel che: "Da una terra assolata con una breve stagione piovosa arrivano tra le risorse idriche intelligenti più significative al mondo. Israele ha trasformato il suo suolo arido in un fertile paradiso (...) Nel campo della depurazione idrica Israele esperimenta costantemente nuovi metodi avanzati. Israele fa fiorire il deserto (...) La struttura di desalinazione più grande del Medio Oriente è in Israele e produce più di 350 milioni di metri cubi di acqua potabile l'anno a prezzi contenuti".

Aspetti di poter ammirare le fotografie esposte nella mostra "Kibbutz, architettura della collettività" nella galleria Vittorio Emanuele di Milano. Fotografie che evocano "un'idea di giovinezza, libertà, di apertura alla vita (...) l'idea di Israele quale fertile melting pot di culture". E non ti diranno che proprio un kibbutz - Beit Guvrin- è emerso dalle case di Beit Jibrin, villaggio palestinese i cui abitanti vivono oggi nel campo profughi Alazzeh, a mezz'ora di strada, senza l'acqua potabile di cui Israele si fa vanto, con pile di piatti sporchi sul pavimento, nella calura estiva, aspettando che Israele conceda loro quei cinquanta litri di acqua procapite al giorno, allorquando un israeliano ne ha a disposizione 242, allorquando l'Organizzazione Mondiale della Salute ne prescrive cento al giorno.

"Non aspettiamo, denunciamo la complicità delle Istituzioni e delle Aziende Italiane!", ci dice il Comitato No all'Occupazione Israeliana di Milano. Non aspettiamo, aderiamo alla campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), agiamo perché il diritto internazionale venga rispettato. Denunciamo un evento propagandistico volto ad offuscare il volto di un intero popolo.
Caterina Donattini

No All'Occupazione Israeliana di Milano

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