giovedì 15 dicembre 2011

Soldi per lo Sviluppo dirottati nel bilancio della Difesa: serviranno ad acquistare armi

Si tratta di circa 1,6 miliardi di euro destinati a interventi agevolati per il settore aeronautico e 135 milioni di euro per lo sviluppo e l'acquisizione di unità navali della classe Fremm. Somme che il governo Berlusconi ha deciso di utilizzare per 'fini militari'
Anche i soldi destinati allo sviluppo finiscono nel calderone delle spese militari. Si tratta di 1.538,6 milioni di euro per interventi agevolati per il settore aeronautico e 135 milioni di euro per lo sviluppo e l’acquisizione di unità navali della classe Fremm. Soldi che il governo Berlusconi ha deciso di dirottare sulla Difesa. A questi, vanno aggiunti i fondi derivanti dal ministero dell’Economia per le missioni internazionali, pari a 1,4 milioni. Così il bilancio della Difesa, unico tra i ministeri, riceve le stampelle da altri dicasteri e arriva a totalizzare una spesa prevista per il 2012 di 23.113 miliardi di euro. Grosso modo quanto richiesto dalla manovra “salva-Italia” imposta da Monti. Da qui si moltiplicano gli appelli a “disarmare l’economia”, riducendo il bilancio della Difesa e mettendo un freno alla spesa per nuove armi, a partire dai contestatissimi F35.

Sul primo fronte, quello del bilancio, regna poca chiarezza. “Ancora si aspetta di capire se ci saranno i tagli annunciati con le due manovre estive”, spiega Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete italiana per il disarmo. “Invece è certo che si ripeterà la presa in giro dei fondi allo sviluppo dirottati sullo sviluppo d’armi. Lo scandalo non è tanto nel fatto che lo Sviluppo economico allochi risorse alla Difesa, quanto il fatto che sia quest’ultima a decidere come spenderli. Allora si dica chiaramente che l’Italia sceglie di sviluppare la propria tecnologia e la propria industria a beneficio degli armamenti, alimentando un settore dove la corruzione e la collusione politica è ormai endemica, come dimostra la vicenda Finmeccanica“.

E alla fine si torna sempre lì: a quanto si potrebbe risparmiare se Monti guardasse ai programmi di spesa per armamenti militari e al bilancio della Difesa con gli stessi occhiali che riserva alla vita civile degli italiani. Lo ha fatto, ad esempio, Massimo Donadi dell’Idv lanciando la proposta proprio dal suo blog su ilfattoquotidiano.it : “Costano 18 miliardi di euro: cosa se ne dovrebbe fare il nostro Paese di 131 aerei da guerra, inutilizzabili nelle missioni di pace dove siamo ancora impegnati, in un momento in cui rischiamo il fallimento e tenuto conto che siamo l’ottava potenza militare al mondo?”, chiede Donadi. E sono solo una parte della lunghissima lista di acquisti che entro il 2026 porterà il nostro Paese a spendere in armi 50 miliardi di euro. Tra un anno, ad esempio, perfezioneremo l’acquisto di 249 blindati “freccia” per 1,5 miliardi. Nel 2015 arrivano due Fregate antiaeree classe “Orizzonte” da 1,5 miliardi. Nel 2016 avremo finito (forse) di pagare quattro sommergibili U-212 da 1,8 miliardi e la portaerei Cavour da 1,39. Nel 2018 saranno consegnati 121 caccia Eurofighter da 18 miliardi e di 100 elicotteri di trasporto tattico NH-90 (3,8 miliardi). Il 2019 sarà l’anno navale con la consegna delle Fregate Europee Multi Missione (Fremm) da 5,6 miliardi. Gran trionfo nel 2026 con i 131 velivoli d’attacco Joint Strike Fighter (F35) per l’astronomica cifra di 18.100 milioni.

Altri risparmi potrebbero essere fatti sul bilancio della Difesa. Nel 2012 impegnerà 20,4 miliardi, con un incremento rispetto all’anno precedente di 785 milioni di euro, e un peso sul Pil pari all’1,3%. Le possibilità di tagliare non mancano, al di là degli sprechi più grossolani, come le ormai famose Maserati blindate per i generali o i 500mila euro spesi per celebrare la Festa delle Forze Armate al Circo Massimo. Si potrebbe tagliare sui 224 milioni spesi in noleggi, locazioni e leasing, sui 36 milioni di euro di consulenze, sui 4,5 milioni spesi in carta, cancelleria e stampanti per arrivare al milione e mezzo speso in “giornali e pubblicazioni”. O ancora si potrebbe ritornare sui costi della “mini-naja“, introdotta a livello sperimentale per tre anni e confermata a oltranza con una spesa di 20 milioni. Stesso discorso per l’operazione “strade sicure” che di milioni ne costa 7.

Ma pare proprio difficile far passare tagli a questo settore. Con le due manovre estive, Tremonti aveva applicato tagli lineari per 2,8 miliardi, ma sul loro destino è giallo, tanto che nel budget dello Stato per il prossimo triennio redatto il 31 ottobre 2011 dalla Ragioneria Generale è previsto addirittura un aumento della spesa pari 661 milioni di euro con una previsione di spesa per il 2014 pari a 21,1 miliardi. “Quei tagli sono stati annunciati ma ancora oggi non è chiaro se mai e dove saranno effettivamente operati, probabilmente saranno ridotti a slittamenti dei tempi di consegna e qualche piccola riduzione”, spiega Massimo Paolicelli, presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti.

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