domenica 29 marzo 2009

PROTEGGERE REBECCA COVACIU

Proteggere Rebecca Covaciu, proteggere un barlume di civiltà

Lettera del Gruppo EveryOne al presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini e al vicesindaco di Milano Riccardo De Corato

Milano, 27 marzo 2009. Come promesso nel corso del nostro recente incontro presso la Camera dei Deputati, illustrissimo presidente Gianfranco Fini, inviamo al vicesindaco di Milano Riccardo De Corato alcuni articoli riguardanti la giovane artista Rom romena Rebecca Covaciu. Basta digitare su "google" il suo nome e cognome per leggere molte altre notizie, provenienti dai principali quotidiani, dal Corriere a El Pais. Rebecca è conosciuta ormai in tutto il mondo sia per le sue doti artistiche che per la sua umanità e la terribile persecuzione che ha subito a Milano e in Italia. Purtroppo, la condizione della comunità Rom a Milano è spaventosa e ricorda - senza esagerazioni - gli anni delle leggi razziali. So che a Lei dispiace questo genere di paragoni, presidente, ma purtroppo sono i dati dell'orrore a renderlo perfettamente calzante: stesse leggi, stesso spregio dei diritti fondamentali, stessi numeri riguardo alla mortalità di adulti e bambini. Nei campi "autorizzati" vigono "patti" i che ricordano quelli che regolamentavano la vita di ebrei e Rom nei ghetti di Lodz e Varsavia. Gli ingenti fondi stanziati - tanti milioni di euro - non vengono usati per provvedere a inserire i capifamiglia nel mondo del lavoro e i bambini a scuola, liberamente, in modo che possano tentare di realizzare le proprie aspirazioni: condizione necessaria per creare le premesse sociali affinché si spostino dai ghetti ad alloggi dignitosi. No, vengono, al contrario, sprecati - o peggio - per "mettere in sicurezza" tali ghetti o campi di concentramento, procrastinando la cultura della repressione e dell'esclusione (basta una visita a sorpresa presso un insediamento "autorizzato" per rendersi conto della disumana realtà di tali luoghi). E' importante, a nostro avviso, presidente, dire e scrivere la verità su quanto accade, in ogni sede, per sollecitare interventi che sono ormai di tragica urgenza e riguardano la sopravvivenza di esseri umani allo stremo delle energie e della resistenza. Come ha potuto verificare una delegazione di esperti di fenomeni di discriminazione razziale e persecuzione etnica, guidata dall'europarlamentare Viktoria Mohacsi, la città di Milano attua una politica di spietata persecuzione, che inquadra le famiglie Rom come esseri senza alcun diritto, trattati come asociali e potenziali criminali, esattamente come avveniva sotto i regimi che produssero l'Olocausto. Uomini, donne e bambini Rom che hanno vissuto e sono stati perseguitati a Milano, hanno reso testimonianza delle atrocità subite di fronte a rappresentanti del Parlamento europeo, del Cerd (Nazioni Unite) e della Corte dell'Aja. All'inizio 2007 i Rom accorsi a Milano quali profughi dalla Romania, per sfuggire esclusione sociale e discriminazione, erano circa 7 mila: un numero basso, per un grande capoluogo europeo. Anziché assistenza e programmi di inclusione, hanno incontrato ogni forma di vessazione istituzionale e anche da parte di ronde razziali che agiscono impunite. Ne restano poche centinaia, di Rom romeni (fra di loro, rappresentanti degli stoici Vatrashi e Kherutno, degli instancabili Kaldarari, degli orgogliosi Zlatara e Kolari, dei tradizionali Gabori e Kazandzhi, degli "antichi" Pletoshi e Korbeni, dei Modorani, Tismanari, Lautari, Ursari, Spoitori...), vessati e senza alcuna tutela, trattati come topi o insetti molesti, scacciati dai miseri ripari in cui tentano di sopravvivere con una spietatezza e una crudeltà inaudite. E d'inverno, quando si è denutriti, malati e indifesi, spesso si muore, I nostri attivisti si sono trovati in diverse occasioni, a Milano, di fronte a famiglie Rom martoriate e messe in mezzo alla strada; famiglie con bambini, donne incinte, malati gravi. Solo grazie all'iniziativa privata di attivisti e persone di buon cuore alcune di quelle sfortunate famiglie sono state messe in salvo ed è stato consentito loro di fuggire verso Paesi più civili ed accoglienti. Ecco perché, pur rispettando la parola data a Lei, presidente Gianfranco Fini, che ci è parso - almeno nelle dichiarazioni di intento - discostarsi dalla mentalità improntata all'odio razziale che imperversa a Milano e in Italia oggi, attizzata da media e politici irresponsabili, inviamo al vicesindaco (che ha una responsabilità assoluta di quanto è accaduto e accade ancora) notizie di Rebecca, attraverso alcuni dei link che la riguardano. Tuttavia, considerata la realtà milanese, così ferocemente ostile al popolo Rom, non ritengo prudente metterla nelle mani dell'attuale amministrazione della città, per vederla percorrere la classica via crucis riservata ai Rom, che passa dalla Casa della Carità - o altro ospizio - per arrivare a situazioni di sadica oppressione, riservate a un'etnia che Milano criminalizza e rigetta. Lei sa di cosa parlo e scrivo - qui mi rivolgo al vicesindaco - e sa che attualmente non vi è alcun adulto Rom romeno, a Milano, che non abbia almeno una condanna alle spalle o quantomeno un paio di denunce a carico. E' così che la città si libera di una razza sgradita: trasformandola in un "problema di sicurezza". Chiedo invece a Lei, presidente, di garantire alla famiglia Covaciu protezione umanitaria o quantomeno un riconoscimento al contributo che Rebecca sta offrendo all'Unione europea che - in base alla Carta dei diritti fondamentali - cerca di seguire la via di una società moralmente più nobile rispetto al passato, nell'attenzione reale dei Diritti Umani, fondamenta necessarie per l'edificio della civiltà. Rebecca, a Milano, sarà visitata da personalità della politica e della cultura europee. E' ambasciatrice di un mondo costretto a mendicare, fuggire dalle moltitudini, morire di stenti. E' ambasciatrice di un popolo antico e fiero, che non ha mai fatto guerra a nessuno e che possiede un codice etico ammirato persino dai più eminenti giuristi britannici. E' amata da migliaia di persone, è un simbolo per il popolo Rom perseguitato e, visto che l'intolleranza istituzionale le ha negato l'infanzia, merita che le Istituzioni pongano rimedio alle loro mancanze e le consentano di vivere meglio la giovinezza. Attraverso le sue sole forze e il sostegno di poche persone di buona volontà, circondata da indifferenza e odio razziale, ha commosso il mondo con le sue opere e il suo esempio, tanto che è stata battezzata "la piccola Anna Frank del popolo Rom". Suo padre è stato annientato dalle vessazioni subite da parte di chi dovrebbe difendere i deboli e preservare gli ideali di uguaglianza e democrazia. Sua madre ha il fisico distrutto dalle intemperie, dalla povertà, dalla malnutrizione. Ma tengono unita la famiglia e hanno educato all'amore per il prossimo bambini straordinari. E' tempo che vivano in una casa, con il sostegno di uno Stato finalmente non più aguzzino e - seguendo ritmi giusti e umani - che i suoi genitori possano procurarsi i mezzi di sussistenza per allevare i loro meravigliosi bambini, incredibilmente bravi a scuola e nella vita. Dobbiamo proteggere Rebecca, presidente Fini, perché è figlia di un tempo e di un Paese che hanno perso il calore dell'umanità, ma che possono ancora, almeno in parte, riscattarsi. Il Gruppo EveryOne

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