domenica 19 dicembre 2010

ISRAELE: I SISTEMI ANTIMISSILE PROTEGGONO SOLO LE INSTALLAZIONI MILITARI NON I CIVILI

ISRAELE: I SISTEMI ANTIMISSILE PROTEGGONO SOLO LE INSTALLAZIONI MILITARI NON I CIVILI
Qualche mese fa i comandi annunciavano con enfasi il dispiegamento delle batterie antimissile a protezione dei centri abitati. Ora si apprende che verranno schierate solo a difesa delle basi militari

Gerusalemme, 16 dicembre 2010, Nena News – Senza protezione civile in caso di grandi incendi, come quello che ha bruciato i boschi del Monte Carmelo, ora lo Stato di Israele ammette di non aver sviluppato i suoi sistemi antimissile per proteggere i centri abitati e la popolazione civile ma invece per difendere le sue installazioni militari. A dare l’annuncio shock è stato domenica scorsa il generale Gadi Eisenkot, comandante responsabile della regione settentrionale, durante una conferenza all’Università di Haifa.

«Gli abitanti di Israele non devono farsi illusioni, non si aprirà un ombrello sulle loro teste (in caso di attacco missilistico al paese, ndr), i sistemi (di difesa) sono stati concepiti per proteggere le basi militari. Significa che i civili soffriranno durante i giorni di (una eventuale) guerra», ha dichiarato Eisenkot rivelando ai suoi concittadini una verità che la leadership politica ha tenuto nascosta.

Ma forse Eisonkot ha parlato proprio a nome delle autorità allo scopo di preparare la popolazione alle conseguenze di una guerra – che in futuro, come dicono gli esperti militari, Israele lancerà con ogni probabilità contro il Libano e l’Iran – che non risparmierà anche la città più grande del paese, Tel Aviv, sulla costa mediterranea. D’altronde già il mese scorso il capo uscente dell’intelligence militare, Amos Yadlin, parlando del prossimo conflitto in Medio oriente «necessario», dal punto di vista israeliano, per fermare il programma nucleare iraniano, aveva descritto un quadro inquietante per i civili israeliani. «Tel Aviv sarà in prima linea nel prossimo conflitto», disse Yadlin presentando il suo ultimo rapporto al premier Benyamin Netanyahu, non mancando di rimarcare che il movimento sciita libanese Hezbollah, che Israele attaccò con grandi forze nell’estate del 2006, possiede un arsenale molto più ampio ed avanzato rispetto a quattro anni fa, quando fu già in grado di sparare circa 4.000 razzi verso il nord di Israele

I comandi militari israeliani ritengono che Hezbollah sia in possesso di oltre 40 mila razzi, molti dei quali capaci di raggiungere anche Tel Aviv, e che l’Iran possa lanciare da grande distanza missili Shehab-3b e Sejjil-2 in grado di colpire qualsiasi punto del territorio dello Stato ebraico.

Israele ha sviluppato l’Iron Dome (Cupola di Ferro), un sistema di difesa da razzi di diverso calibro, grazie ad una iniezione di fondi americani. Lo scorso maggio il presidente Usa Barack Obama infatti aveva chiesto e ottenuto dal Congresso lo stanziamento di 205 milioni di dollari per completare i test e lo sviluppo dell’Iron Dome, oltre ai 3 miliardi di dollari che Washington versa annualmente a Israele. Il sistema qualche mese fa venne presentato come in grado di garantire un’ampia protezione dai razzi a media e breve gittata a città grandi e piccole. Si disse che l’Iron Dome avrebbe evitato conseguenze per i civili dalla reazione che scatterebbe in caso di nuovi massicci attacchi dell’aviazione e dell’esercito dello Stato ebraico in Libano o a Gaza. Altrettanto ottimistica fu la presentazione delle possibilità del sistema Arrow, sviluppato da Israele sempre con l’aiuto finanziario degli Stati Uniti, che consentirebbe di intercettare nell’alta atmosfera missili balistici a lunga gittata. Israele ha avviato la sperimentazione anche di un terzo sistema anti-missile/anti-razzo del quale però al momento si sa poco.

Ma gli annunci del raggiungimento di una protezione pressoché assoluta dai missili, poco alla volta sono stati sostituiti da dichiarazioni più caute ed incerte negli ultimi mesi. Fino alle parole del generale Gadi Eisenkot che domenica ha messo in chiaro che i civili a pagaranno il conto della (probabile) decisione dei vertici politico-militari di lanciare attacchi cosiddetti «preventivi» contro Hezbollah e Iran. Nena News

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