lunedì 2 gennaio 2012

GAZA, MANIFESTAZIONE CONTRO LA NO GO ZONE

Nuova protesta a Beit Hanoun contro la «zona cuscinetto» creata dall’esercito israeliano all’interno di Gaza. I partecipanti hanno anche commemorato gli oltre 1.400 palestinesi morti nell'operazione "Piombo Fuso"

di ROSA SCHIANO

Beit Hanoun (Gaza), 1 gennaio 2012, Nena News (le foto sono di Rosa Schiano) – La manifestazione è iniziata verso le 11.00 del mattino.
Un drone sorvolava il cielo sopra Beit Hanoun. I ragazzi ed i volontari dell’International solidarity movement (Ism) hanno marciato fino
a pochi metri dalla barriera di separazione, intonando cori e sventolando bandiere palestinesi. Saber al Zaaneen, del Beit Hanoun Local Initiative, aveva un megafono che faceva da cassa al suo cellulare che riproduceva alcune canzoni, tra queste “Bella Ciao”, immancabile nelle manifestazioni in Beit Hanoun. Durante la marcia sono stati avvertiti spari da parte dell’esercito israeliano. Arrivati a pochi metri dalla barriera che delimita il confine, Saber ed altri ragazzi hanno piantato una bandiera palestinese. A turno Saber e poi Nathan dell’Ism, rivolgendosi in direzione del confine, hanno espresso le ragioni della protesta. Al termine Saber ha risposto ad alcune domande.

Qual è il senso delle manifestazioni settimanali in Beit Hanoun?

« Manifestiamo contro l’occupazione israeliana e contro l’assedio di Gaza. L’esercito israeliano dal 2008 ha creato una «no go zone», una zona cuscinetto interdetta, lungo il confine che impedisce ai contadini di lavorare all’interno. Manifestiamo contro la «no go zone» ed a sostegno della determinazione e della tenacia dei contadini. Esiste anche una no go zone all’interno del mare, contadini e pescatori sono entrambi oppressi da quelle durissime limitazioni.

Quest’ultima manifestazione aveva un significato particolare.

« Oggi Gaza non si inginocchia e non si rassegna. Gaza non alza bandiera bianca, Gaza è ancora forte. Tre anni fa lo stato di Israele ha lanciato un’ offensiva militare su Gaza. Per 23 giorni hanno utilizzato ogni tipo di arma su di noi. Aerei, carri armati, armi da fuoco, missili, bulldozers e fosforo bianco. Volevano distruggere la resistenza ed Hamas. Questi attacchi hanno fallito. Hanno distrutto case, hanno bombardato scuole, strutture dell’ UNRWA. Hanno massacrato la famiglia Samouni, la famiglia Idaaya, la famiglia Abeed Aldayen, la famiglia Deeb, la famiglia Aquel, e così via.

Avete posto una bandiera palestinese al confine, perché?

« Facciamo questa manifestazione al confine da circa tre anni, così abbiamo pensato a qualcosa di diverso. L’ultima volta abbiamo camminato all’interno della buffer zone ed abbiamo raggiunto un’area che i palestinesi non raggiungevano dal maggio del 2000. Sono stato felice oggi di vedere la bandiera nello stesso posto».

Com’è nato il Beit Hanoun Local Initiative?

E’ nato nel settembre 2007 in seguito alla sofferenza dei palestinesi nell’osservare gli attacchi israeliani. La ragione principale è stata l’uccisione di 18 bambini in Beit Hanoun, parte di loro si trovavano a scuola, e così abbiamo iniziato manifestazioni in nome dei nostri bambini che Israele ha ucciso in quel periodo. E’stata una mia idea. Il nostro nome è Volontari del servizio sociale e umanitario. Abbiamo un gruppo di supporto psicologico per i bambini e per le madri. Visitiamo famiglie, aiutandole e coltivando la terra con loro, aiutantole nel periodo della raccolta. Durante gli attacchi aiutiamo i feriti e forniamo loro primo soccorso. Abbiamo anche un gruppo che danza la Dabka durante le feste palestinesi. Inoltre organizziamo eventi in alcuni giorni dell’anno: nel Land Day, il giorno della Terra, il 30 marzo, in cui lavoriamo con i contadini. Il 15 maggio, il giorno della Nakba, piantando tende nella buffer zone per rappresentare la condizione dei rifugiati palestinesi».


Come può essere risolto questo conflitto?

Ci sono alcune decisioni prese all’ interno dell’UN che potrebbero porre fine a questo conflitto se fossero applicate. Questa situazione di conflitto potrebbe essere risolta ridando ai palestinesi le terre che avevano nel 1967. Ma il problema è che non c’è ancora giustizia nel mondo, Stati Uniti ed Europa sostengono ancora Israele, loro potrebbero porre fino al conflitto se solo applicassero quelle decisioni.Nonostante tutta la sofferenza del popolo palestinese in questi 63 anni e tutte le uccisioni, i palestinesi lottano ancora per avere libertà e giustizia. Il nostro messaggio è una richiesta di libertà, di giustizia e di pace in Gaza ed in tutta la Palestina.

La buffer zone illegale fu originariamente stabilita a 50 metri dal confine nella Striscia di Gaza, secondo gli Accordi di Oslo, e da allora è stata unitelarmente aumentata da Israele. Ora raggiunge i 300 metri secondo Israele e spesso si allunga ai 2 kilometri, impedendo ai contadini di Gaza l’accesso a grandi porzioni del loro territorio , incluso al 30-40% delle loro terre agricole. Nena News

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