sabato 7 agosto 2010

LETTERA APERTA ALL'OECD

ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICO
RIGUARDO LA SUA DECISIONE DI TENERE LA CONFERENZA ANNUALE
SUL TURISMO 2010 A GERUSALEMME


Egregio dr. Giguere e Membri dell’OECD,



Siamo stupiti e sconvolti dal vostro recente annuncio, secondo il quale il Comitato per il Turismo dell’OECD organizzerà la sua Conferenza annuale, prevista nell’ottobre del 2010, a Gerusalemme. Sembra che l’OECD, attraverso i suoi processi decisionali interni, voglia sminuire la gravità e l’importanza del conflitto in corso tra Palestina e Israele. Forse involontariamente, ma sembra che l’OECD attraverso le sue azioni si stia schierando soltanto con una parte, nel quadro di una controversia le cui ramificazioni sono significative per la pace nel mondo intero, ed in modo particolare in Medioriente.



Ciononostante, vi scriviamo con la fiducia che l’OECD sia una organizzazione trasparente ed imparziale, interessata ad una giusta pace nel mondo. Inoltre, la “d” di OECD (“sviluppo”) dovrebbe significare che uno sviluppo genuino non può essere raggiunto al di fuori di un contesto di giustizia e di pace.



Noi dunque contestiamo la decisione di svolgere la Conferenza sul Turismo dell’OECD a Gerusalemme, e chiediamo che sia individuato un luogo più adatto. Vi preghiamo di valutare le seguenti considerazioni:



1) Uno degli obiettivi dichiarati della Conferenza riguarda le considerazioni sulla Green Economy, in linea con l’impegno dell’OECD a promuovere una “politica verde” strettamente collegata con lo sviluppo economico. È un’anomalia che una conferenza che mira ad identificare le opportunità del “green business” e del turismo sostenibile si svolga accanto alla violenta realtà dell’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi. Qualsiasi analisi obiettiva dimostrerà – e l’OECD lo riconoscerà senza dubbio – che l’occupazione ha avuto un disastroso effetto dal punto di vista ambientale sulle terre palestinesi, di fatto bloccando le opportunità di sviluppo per la popolazione palestinese, con l’obiettivo di rafforzare la presenza israeliana.



2) E’ previsto che i delegati, al termine della Conferenza, visitino importanti siti turistici. L’OECD ha considerato che esiste un numero crescente di siti storici oggetto di controversia, sottoposti a false ed illegittime rivendicazioni da parte di Israele? Queste visite quindi comportano il rischio di creare distorsioni storiche nelle menti dei visitatori. Inoltre, in linea con i modelli di turismo israeliano, i delegati non avranno l’opportunità di incontrare persone palestinesi, e di comprendere le loro legittime rivendicazioni di un’equa condivisione nei settori del Lavoro e del Turismo in Terra Santa.



3) Il Comitato per il Turismo dell’OECD ha deciso di utilizzare una pericolosa tattica di divisione, diretta a dare ad Israele un importante voto di fiducia attraverso la promozione del turismo israeliano, e migliorarne l’immagine nel mondo. Dovrebbe essere noto che il turismo israeliano è stato generalmente uno strumento di propaganda contro i palestinesi, presentati in una luce molto sfavorevole e non veritiera, come popolo pericoloso e violento, totalmente privo di storia e di cultura. L’annuncio dell’OECD diventa quindi una forma di approvazione della propaganda razzista israeliana, che sostiene Israele nel mantenere l’industria del turismo palestinese invisibile per i visitatori di tutto il mondo.



4) Data la centralità di Gerusalemme nella soluzione definitiva sullo Status della regione, l’esclusione palestinese servirà solo a rendere più profondo il divario politico ed allontanare il raggiungimento di una risoluzione delle rivendicazioni, rendendole ancora più complesse e difficoltose da risolvere. In questo senso, la scelta stessa della location per la Conferenza è davvero indifendibile, carica di rischi, e veicola un messaggio di parte.



Ma ci sono altre dimensioni che necessitano di essere evidenziate. Rendendo Gerusalemme il luogo di svolgimento della Conferenza, con Israele come paese ospitante, l’OECD ignora il fatto che Gerusalemme stessa è una città sottoposta ad occupazione. Mentre ci si aspetterebbe la sua imparzialità, l’OECD ignorerebbe così implicitamente la rivendicazione palestinese su Gerusalemme Est, legittimando l’esclusività delle rivendicazioni israeliane sull’intera città.



Potenzialmente, l’annuncio mina le basi degli obiettivi dichiarati dell’OECD per una crescita economica sostenibile ed una stabilità finanziaria, per l’aumento dei livelli di occupazione e degli standard di vita, e per la partecipazione all’economia e al commercio mondiali: tutti obiettivi impossibili da raggiungere per la popolazione palestinese, almeno fino a quando sarà sottoposta all’occupazione militare israeliana.

Pratiche del turismo in linea con i valori dell’OECD avrebbero significato che il reddito generato dal turismo fosse equamente distribuito. Questo non è avvenuto. E data l’attuazione delle politiche israeliane, ci sarà solo un piccolo flusso che dalla Conferenza arriverà alla Palestina.



La prossima Conferenza dell’OECD a Gerusalemme servirà soltanto a rafforzare la morsa e il monopolio che Israele mantiene sul turismo in Terra Santa, e che nega l’economia palestinese e la possibilità della popolazione di avere la propria giusta parte. Il Ministero israeliano del Turismo minimizza volutamente l’occupazione come un inconveniente da ignorare, ma scoraggia i turisti dall’entrare in Palestina, mentre dissemina la sua propaganda razzista. I pochi visitatori che transitano nelle aree palestinesi sono spesso sconvolti dal modo i cui i pacchetti turistici israeliani permettono ai turisti di spendere non più di poche ore, ad esempio, nella West Bank, e solo per visitare Betlemme.

Tale squilibrio distruttivo è evidenziato dal fatto – non sorprendente – che mentre ci sono più di 6mila guide turistiche israeliane, ce ne sono appena 300 palestinesi, e solo a 42 di loro è permesso da Israele di lavorare in territorio israeliano.



L’OECD dovrebbe anche considerare che la Conferenza escluderebbe la partecipazione di professionisti palestinesi dell’industria del turismo, dal momento che alla grande maggioranza di loro è vietato l’ingresso a Gerusalemme dal 1993. L’esercito israeliano non li lascerà attraversare i checkpoint per raggiungere Gerusalemme.



Che messaggio vuole mandare l’OECD al mondo, organizzando la Conferenza in una città occupata da un governo che viola attivamente la Legalità Internazionale? Queste e molte altre domande non potranno mai essere poste e quindi verranno nascoste, semplicemente perché i palestinesi non saranno presenti.



Alla luce di queste considerazioni e ai fini dell’imparzialità e del perseguimento di ciò che è giusto, invitiamo l’OECD ad individuare un altro luogo, più appropriato, per lo svolgimento della Conferenza sul Turismo.



Facciamo appello all’OECD perché riesamini la decisione di organizzare la Conferenza sul Turismo a Gerusalemme, e chiediamo che una nuova location sia presa in considerazione, in accordo con la visione dell’OECD di una “economia mondiale più giusta”.



Cordialmente,



Rami Kassis

Direttore Esecutivo

Alternative Tourism Group

www.atg.ps

rami@atg.ps



Caesar D Mello

Direttore Esecutivo

Ecumenical Coalition on Tourism

www.ecotonline.org

caesar@ecotonline.org



Rifat Kassis

Coordinatore

Kairos Palestine

www.kairospalestine.ps

rkassis@kairospalestine.ps

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