giovedì 5 agosto 2010

L'inferno di Allenby

Sono tornata da pochi giorni dalla Palestina, la delegazione di cui facevo parte ha attraversato in entrata (Giordania) e uscita (Gerico) il ponte di Allenby e garantisco che è veramente un inferno!
EMERGENZA ALLENBY
Oltre alle consuete umiliazioni, per i palestinesi, il passaggio al ponte di Allenby si trasforma ogni estate in un viaggio infernale. Sovraffollamento, temperature elevate, disagi. Nel mese di luglio, anche gli scioperi degli addetti di sicurezza israeliani.

Gerusalemme 5 Agosto 2010, red Nena – News (fotowww.zimbio.com) – Intere famiglie costrette ad attendere in fila ore e ore sotto il caldo sole della Valle del Giordano, centinaia di uomini e donne rimandati indietro. Cosi, nei mesi di luglio e agosto il viaggio – sia in entrata che in uscita – attraverso il Ponte di Allenby, si trasforma in un incubo, per i residenti palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme Est.

Ai passaporti stropicciati, alle umiliazioni e ispezioni, agli interrogatori e alle inaspettate chiusure in occasione delle festivita’ ebraiche, le autorita’ israeliane hanno aggiunto nel mese di luglio, anche lo sciopero. E’ stato infatti lo sciopero degli ufficiali di sicurezza e un inadeguato numero degli agenti di sesso femminile a creare disguidi, ritardi e disagi nell’unico passaggio consentito da Israele ai palestinesi della Cisgiordania per uscire e entrare dalla regione.

Conosciuto dai palestinesi con il nome di Al- Karameh e dagli stranieri con il nome di Ponte di Allenby (e ponte King Hussein, dalla parte giordana), questo terminal controllato da Israele, che segna il confine tra la Cisgiordania occupata e la Giordania, diventa ogni estate il luogo dell’attesa e della dignita’ violata.

Dall’inizio di luglio diversi bus di viaggiatori palestinesi (bus che partono da Gerico, dato che la maggior parte dei palestinesi non puo’ arrivare al ponte con la propria auto privata) hanno dovuto fare dietro- front per la mancanza di personale isrealiano. E’ stata addirittura una parlamentare di Kadima, Ronit Tirosh a sollevare la questione presso il Coordinamento israeliano per le attivita’ nei Territori palestinesi: l’amministrazione avrebbe risposto che il posto di frontiera richiederebbe la presenza di 38 impiegate di sesso femminile per la registrazione e ispezione delle viaggiatrici, mentre attualmente le impiegate soltanto 11.

Per lo sciopero e le inefficienze del personale israeliano, famiglie intere hanno trascorso la notte sulla frontiera e anche coloro che ce l’hanno fatta, hanno dovuto attendere ore sia per salire sui bus a Gerico che per attraversare i tre chilometri, questa la distanza che separa la Cisgiordania dalla Giordania. Ma le inefficienze e i disagi che ogni estate trasformano Allenby in un luogo infernale non si fermano solo a questo.

Dalla parte controllata da Israele, non c’e’ alcuna copertura contro gli oltre 40 gradi del caldo afoso della Valle del Giordano, ne’ posti di ristoro (come invece esistono nei valichi di confine, sia a nord che a sud di Israele). I bus che da Gerico conducono i viaggiatori a Allenby, hanno l’aria condizionata ma sono privi di bagni; mentre dalla parte giordana, lo scorso mese, il servizio di aria condizionata ha funzionato a singhiozzo.

Ufficialmente il passaggio al Ponte di Allenby dovrebbe essere aperto dalle 8.00 a mezzanotte, ma diversi viaggiatori hanno segnalato che gli ultimi bus partono da Gerico alle 22.00, mentre dalla parte giordana, si rischia di essere rimandati indietro anche alle 21.00, soprattutto in occasione del sovraffollamento estivo.

In un interessante articolo, Daoud Kuttab, ex professore in giornalismo della Princeton University, afferma che “Allenby deve essere al piu’presto oggetto di un’attenzione umanitaria” e soprattutto che i problemi che si ripetono ogni estate al Ponte, “raramente vengono discussi sia all’interno degli uffici governativi palestinesi che da parte giordana”: nessuno affronta cioe’ la ricerca di una soluzione ai problemi di piu’ ampio respiro, che vada al di la’ dell’introduzione delle macchinette elimina-coda, i cosidetti numeretti, come in banca o alla posta.

Per ora Karamah (in arabo dignita’), una campagna internazionale per la liberta’ di movimento dei palestinesi, ha creato un gruppo facebook, che mette in luce tutte le problematiche del Ponte, raccogliendo quasi 1500 iscritti. Il suo fondatore, Hazem Kawasmeh, ha dichiarato in una conferenza stampa , di aver inoltrato all’Alto Commissariato ONU una lettera che mette in luce tutte le violazioni che ruotano intorno all’emergenza Allenby.

Nella settimana dal 25 al 31 luglio, 21.624 palestinesi sono entrati in Cisgiordania mentre altri 21.596 sono usciti, secondo i dati dall’Autorita’ Palestinese. 142 viaggiatori sarebbero stati trattenuti , interrogati e mandati indietro dalle autorita’ israeliane, per “ragioni di sicurezza”. Allenby infatti e’ anche il luogo dove Israele esercita la propria discrezionalita’ e arbitrarieta’ nel consentire ai palestinesi di lasciare o meno la Cisgiordania.

Cosi e’ accaduto mercoledi a Mohammed Khatib, coordinatore dei comitati della lotta popolare non-violenta in Palestina, che sia stato respintp e gli sia stato negato l’ingresso in Giordania. Per “motivi di sicurezza”, in realta’ perche’ Mohammed Khatib e’ come altri attivisti, un volto noto della resistenza popolare palestinese. Un divieto gia’ imposto mesi fa a Iyad Burnat, coordinatore del comitato di Bi’lin, villaggio vicino Ramallah che da 5 anni ha intrapreso la resistenza non-violenta contro la costruzione del muro e l’espansione delle colonie. Entrambi avevano visti validi emessi da consolati europei, per le loro destinazioni.

E se l’uscita dalla Cisgiordania e’ difficile, spesso anche chi rientra, dopo aver compiuto attivita’ politiche all’estero, rischia di essere fermato a Allenby e trattenuto: come Mohammed Othman, arrestato nel 2009 di rientro da un ciclo di conferenze dalla Norvegia sul BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) e tenuto da Israele per mesi in detenzione amministrativa. (Nena News)

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