mercoledì 14 marzo 2012

Da GAZA

qui a Gaza siamo al quarto giorno dell'escalation militare esplosa venerdì pomeriggio intorno alle 16 con l'ennesima esecuzione extra giudiziaria. L'esercito israeliano ha ucciso il segretario dei Popular Restance Committees e un altro suo membro, uno dei prigionieri liberati originario di Nablus, bombardando l'auto su cui viaggiavano a Tel El Hawa, in quartiere a sud di gaza city.
Immediata è stata la reazione da parte dei gruppi armati dei Comitati di Resistenza Popolare e della Jihad Islamica che hanno iniziato a lanciare razzi Qassam e Grad e seguiti a ripetizione dalle bombe israeliane.
Gli ultimi quattro giorni sono stati un susseguirsi di bombardamenti e di lanci di razzi. Qui dalla zona del porto ci prende un tuffo al cuore ogni volta che in lontananza sentiamo l'eco delle bombe che cadono a distanza di qualche chilometro e il nostro pensiero va alle persone che conosciamo. Dopo parecchio allenamento abbiamo imparato a distinguere il tonfo delle bombe dal tuono decollante dei Grad.
Il drammatico bilancio qui a Gaza è finora di 24 morti e 46 feriti e se, com'è prevedibile, stanotte bombarderanno ancora queste cifre sono destinate ad aumentare. Anche il suono degli aerei e dei droni sulle nostre teste non lasciano ben sperare. Tra le vittime civili anche un ragazzino di 12 anni del campo rifugiati di Jabalia colpito ieri mattina mentre stava andando a scuola e un altro di 15 anni oggi colpito sempre a nord della striscia.
Circa 180 razzi sono stati sparati da Gaza, molti dei quali intercettati dal sistema di difesa israeliano o esplosi prima di superare il confine. A lanciare i razzi sono stati per lo più i bracci armati di Islamic Jihad, popular resistance Committe e oggi ad essi si è aggiunto anche quello del PFLP, mentre Hamas non ha finora mai preso parte. Un decina di persone sono state ferite dal lato israeliano. Mentre nel sud di Israele la chiusura delle scuole lascerà a casa 200 mila bambini, è sorprendente come qui a Gaza invece la vita quotidiana sia andata avanti "normalmente". Oggi è stata anche inaugurata all'università AzZahar la settimana anti-apartheid.

E' chiaro che agli israeliani fa comodo in questo momento aumentare il livello di tensione per cercare di ostacolare il processo di riconciliazione tra Hamas e Fatah. I bombardamenti di questi giorni si aggiungono a un situazione umanitaria già insostenibile. Da metà febbraio è iniziata la crisi del carburante e da settimane le ore di elettricità sono state drasticamente ridotte. Nelle case ci sono solo 6 ore di elettricità e anche chi ha il generatore non riesce a reperire la benzina. Dai benzinai ci sono code lunghissime di auto e di gente con le taniche da riempire.
Non finisce mai di sorprendere l'inesauribile capacità dei gazawi di resistere a tutto questo.
Speriamo che questo disastro umanitario finisca al più presto,
un abbraccio da gaza
adriana

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