mercoledì 13 gennaio 2010

La follia delirante dei muri

INTERVISTA | di Mi. Gio. - GERUSALEMME
SIGAL ROSEN
«Così la destra uccide il diritto all'asilo sull'altare della crisi»
Soltanto un paio di settimane fa Hotline for migrant workers (Hmw) aveva celebrato la «giornata del migrante», per sensibilizzare l'opinione pubblica israeliana sulle politiche repressive del ministro dell'interno contro migranti e richiedenti asilo politico. Nell'organizzazione non governativa è scattato l'allarme rosso dopo la decisione del governo Netanyahu di far costruire un nuovo muro, al confine con l'Egitto, per fermare l'arrivo degli africani che cercano lavoro in Israele, paese considerato da molti migranti - da quando si è fatto più difficile attraversare il Mediterraneo in direzione dell'Italia e della Spagna - come la principale porta d'accesso al benessere. Per Sigal Rosen, la portavoce di Hmw, la barriera in cantiere ha tuttavia un solo obiettivo: placare gli animi dei tanti israeliani che accusano gli stranieri di portargli via il lavoro.
Perché ritiene che questo nuovo muro non solo violi i diritti, ma sia pure inutile?
Senza ombra di dubbio è inutile. La ragione è semplice. Se il governo, come sostiene, vuole fermare il flusso di migranti, allora dovrebbe guardare non alla frontiera meridionale con l'Egitto ma all'aeroporto internazionale Ben Gurion. È dallo scalo di Tel Aviv che arrivano nel paese gran parte dei migranti alla ricerca d'impiego, non dal sud. Via terra, attraverso la frontiera con l'Egitto passano, secondo dati ufficiali, poche migliaia di persone ogni anno. Nei primi nove mesi del 2009 meno di tremila, tra i quali solo un migliaio erano effettivamente alla ricerca di un lavoro. Nello stesso periodo è stato lo stesso ministero dell'interno a garantire 120mila permessi di lavoro a chi è entrato dall'aeroporto, non vedo perciò il motivo di dare inizio ad un progetto così grande per poche migliaia di persone.
Qual è allora la posta in gioco. Il governo Netanyahu sostiene che questo progetto servirà sul lungo periodo anche garantire la maggioranza ebraica di Israele minacciata dall'afflusso di tanti stranieri.
Il governo dice tante cose ma questo progetto serve solo a mandare un segnale alla popolazione in una fase di crisi economica in cui tanti hanno perduto il lavoro e puntano l'indice contro la presenza o l'arrivo di nuovi migranti. Poco importa se la realtà racconta cose molto diverse. I migranti nel nostro paese, come in tutti i paesi ricchi, svolgono nella maggior parte dei casi lavori umili o molto faticosi che le popolazioni locali non intendono fare. Netanyahu invece segue una strada opposta e dice agli israeliani: guardate, il governo fa qualcosa di concreto, sta facendo la sua parte per frenare i migranti. La gente si tranquillizza. Intanto si mettono a forte rischio i diritti anche di chi cerca asilo, di chi fugge dalla guerra.
Parliamo proprio di chi cerca asilo.
Un problema serio, che riguarda tanti africani che fuggono dalle zone di guerra, ad esempio il Sudan o il Corno d'Africa. Israele, ripete il governo, ha il diritto di costruire una barriera lungo un confine riconosciuto. D'accordo, ma abbiamo anche dei doveri. Il nostro paese ha firmato una risoluzione internazionale sui rifugiati politici e deve rispettarla. Con questo nuovo muro come si potrà far entrare chi chiede asilo? Le guardie di frontiera controlleranno i documenti e lo status di uomini, donne e bambini che busseranno alle nostre porte meridionali? Ne dubito fortemente. E non dimentichiamo il problema, gravissimo, del pugno di ferro che gli egiziani, dall'altra parte del confine, usano con gli africani che tentano di raggiungere Israele. Negli ultimi anni non hanno esitato a fare fuoco uccidendo decine di persone.
Hotline for migrant workers peraltro respinge la differenza che tanti fanno tra migranti e richiedenti asilo quando parlano di coloro che attraversano illegalmente la frontiera tra Egitto e Israele.
La nostra posizione è chiara. Chi entra dal Sud vuole asilo, punto. Poco importa se poi cerca anche un lavoro una volta giunto in Israele. Il governo deve riconoscere che gli africani che tentano di entrare nel paese sono persone che si lasciano alle spalle una guerra e hanno bisogno di accoglienza. E in ogni caso un migrante cerca solo una vita migliore e un lavoro qualsiasi per sopravvivere.

1 commento:

Andrea ha detto...

Agli israeliani non fa certo piacere dover ricorrere a muri per difendersi ed evitare l'ingresso di terroristi islamici suicidi, la cosa che vogliono di più è la pace...purtroppo però Israele non confina con la pacifica Svizzera ma con MILIONI DI ARABI CHE VOGLIONO LA SUA FINE, quindi la scelta è inevitabile per cercare di salvare la pelle: facile giudicare dalle nostre sicure case in Italia no?