sabato 30 ottobre 2010

CISGIORDANIA: LA FORZA TRANQUILLA DI UNA DONNA

La raccolta delle olive, momento sociale oltre che economico di eccezionale importanza per i palestinesi, raccontata dai volontari italiani di «Progetto Raccogliendo la Pace» attraverso la storia di Umm Khaled, decisa a sfidare le minacce dei coloni israeliani

Jeeb al Theeb (Cisgiordania), 29 ottobre 2010, Nena News - Umm Khaled, all’apparenza, è una donna palestinese come tante: vesti nere le avvolgono il corpo e la testa, il volto segnato dimostra più anni di quanti probabilmente non abbia. Eppure questa donna, che

secondo gli stereotipi dell’Occidente dovrebbe essere ignorante e totalmente sottomessa a una società patriarcale e oppressiva, possiede una forza non comune, che posseggono solo quelle persone che hanno molto sofferto, ma che hanno attraversato le difficoltà a testa alta, senza piegarsi.

L’abbiamo conosciuta a Jeeb al Theeb, durante la riunione che avevamo

programmato con gli abitanti del villaggio, per spiegare loro chi siamo e offrirgli il nostro aiuto per raccogliere le olive nei loro campi, minacciati dai coloni israeliani degli insediamenti di Tekoa e Noqedim (a sud di Betlemme) che si oppongono, armi in pugno, al movimento «libero» in quella zona di agricoltori e raccoglitori palestinesi.

All’inizio dela riunione c’erano solo una decina di palestinesi adulti. Ma non ci siamo persi d’animo. Il nostro coordinatore locale ha cominciato a dialogare con i presenti. Eppure, anche senza le traduzioni volanti tra una domanda e una risposta, abbiamo capito subito che questa popolazione dopo anni di intimidazioni e aggressioni, ha paura. Tuttavia, una donna, che poco prima aveva sottolineato i rischi per se’ e la sua famiglia, ci ha detto di voler fare un altro tentativo e di voler andare al suo terreno a raccogliere le olive, malgrado la pericolosità dei coloni. Era Umm Khaled che, alla luce della lampada a petrolio (Jeeb al Theeb non riceve corrente elettrica da Israele), ha riassunto la storia e i sogni dell’intera Palestina: la sofferenza per le offese ingiustamente patite, la speranza di vivere un giorno una vita dignitosa e la consapevolezza della necessità di continuare a resistere.

L’appuntamento viene fissato per le sette e mezza della mattina successiva. Il giorno dopo alle 7 in punto cominciamo ad arrampicarci su per la montagna e, quando arriviamo in vista di Jeeb al Theeb, Umm Khaled è già lì che ci aspetta. Ci offre una corposa colazione e una visita alla minuscola scuola elementare del villaggio. Poi partiamo: noi volontari, Umm Khaled e un suo nipote. A distanza, ci segue un palestinese che era stato assalito dai coloni e lasciato in fin di vita. Non parla ma ci sorride per farci capire che approva la nostra presenza. Arrivati agli ulivi facciamo una triste ma non inattesa scoperta: i coloni,

dopo aver proibito a Umm Khaled di accedere al suo terreno, hanno rubato la maggior parte delle olive.

Nondimeno, ci mettiamo alacremente al lavoro e, dopo un paio d’ore,

abbiamo quasi finito di raccogliere le olive rimaste, non più di 15 kg. All’improvviso un colono israeliano, che avevamo già incontrato, quello responsabile dell’aggressione al palestinese che è con noi, arriva col suo pick up bianco e si mette a osservarci da una certa distanza, mitra a tracolla. Dopo qualche minuto, in cui noi continuamo la raccolta, tira fuori il telefonino e parla con qualcuno, un certo Ariel, forse uno degli

ufficiali della vicina base militare. Ci aspettiamo l’arrivo dell’esercito israeliano, che invece non verrà. Terminata la raccolta ci incamminiamo sulla strada del ritorno. Lungo il tragitto, il colono ci segue con la macchina a passo d’uomo forse per spaventarci, mentre un suo compagno, arrivato mentre stavamo scendendo il crinale della collina, si insinua tra di noi con una macchina fotografica per riprenderci. Umm Khaled continua diritta per la sua via, senza degnarlo di uno sguardo.

Alla fine i due coloni se ne sono andati per un’altra strada e noi abbiamo raggiunto il villaggio, dove Umm Khaled ci ha mostrato la preparazione del taboun, il pane tipico palestinese. Al tramonto ci siamo incamminati verso casa, con la splendida giornata appena trascorsa nel cuore e con la speranza che altre persone di Jeeb al Theeb seguano l’esempio di Umm Khaled, una donna straordinaria.

Progetto Raccogliendo la Pace

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