venerdì 30 settembre 2011

Risposta a Silvana De Mari da parte dei familiari e degli amici di Vittorio.

Dopo un'inqualificabile lettera di insulti alla memoria di Vittorio di una sedicente scrittrice di fantasy, la risposta dei suoi familiari e amici.



Cara Silvana De Mari,
leggiamo e rileggiamo quanto ha scritto nella sua “Lettera della Domenica” pubblicata da Informazione Corretta il 25 Settembre (http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=115&sez=120&id=41573).
Rileggiamo (più volte, lo confessiamo) per essere certi che quanto scorre sotto i nostri occhi sia realtà e non un brutto scherzo delle nostre menti. Rileggiamo, nonostante il “taglio editoriale” di Informazione Corretta ci sia ben noto e non dovremmo, quindi, affatto stupirci.
Cara Silvana,
come Vittorio, anche noi crediamo fermamente che la libertà di espressione sia una delle grandi conquiste di questo tempo, almeno per qualche fortunato angolo del pianeta, e che ognuno di noi abbia quindi il sacrosanto diritto di esprimere le sue opinioni. Voltaire, come certamente ben saprà, saggiamente diceva: “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”. E noi con lui.
Ma, cara Silvana, di fronte a gravissime affermazioni così palesemente false, totalmente soggettive, ma esposte alla stregua di verità assoluta, non basate su alcuna prova o dimostrazione, espresse pubblicamente con il preciso intento di diffamare una persona che non ha più la possibilità di replicare e di spiegarle, punto per punto, tutte le ragioni per le quali, scrivendo quanto ha scritto, non solo rischia di coprirsi di ridicolo, ma anche di compiere un gesto di assoluta volgarità, cara Silvana, di fronte a tutto ciò ci sentiamo in dovere di prendere eccezionalmente il testimone che Vittorio ci sta porgendo e risponderle.
Ci sentiamo in dovere di dare voce a chi voce non ha più.
Come lui avrebbe fatto.
Come lui faceva ogni giorno.
Silvana,
su una cosa siamo d’accordo: Vittorio è certamente morto con onore, ma altrettanto certamente non per le ragioni a cui lei allude. Vittorio è morto con onore, perché Vittorio ha vissuto con onore ogni singolo istante della sua vita.
Ha conosciuto Vittorio, Silvana?
Ha conosciuto il suo maniacale amore per la verità, la stessa che lei cita nella sempre bella frase di Orwell?
Può trovare le idee di Vittorio discutibili, è assolutamente lecito e comprensibile, ma non può assolutamente permettersi di affermare che abbia commesso in vita azioni riprovevoli e ripugnanti. Non può affermarlo, cara Silvana, perché sa bene di non poterne citare nemmeno una. Non può affermarlo, perché la calunnia e la diffamazione sono intollerabili, specialmente se rivolte a un uomo che non c’è più, ucciso a 36 anni poco più di cinque mesi fa.
Non può affermare che Vittorio vivesse nell’odio.
Vittorio era un uomo pacifico, un giovane uomo che aveva scelto di dedicare la sua vita a quel milione e mezzo di palestinesi segregati nella Striscia di Gaza, innocenti, che non chiedono altro se non di vivere una vita libera, nel rispetto dei propri diritti di esseri umani.
Era un uomo che non aveva bandiere di fronte a cui inginocchiarsi, né quella di Hamas, né quella di Fatah, né quella di Israele; e nemmeno quella italiana. Era un uomo libero, che sapeva riconoscere l’ingiustizia e l’orrore, ovunque si manifestassero. E dovunque le individuasse, ce le raccontava, costasse quel che costasse.
Vittorio soffriva profondamente per qualunque morte, non poteva sopportare la sofferenza altrui, che si trattasse di quella di un bimbo israeliano o di un anziano palestinese.
Non si arroghi il diritto di trasformare la sua opinione in verità, Silvana.
Vittorio non si è mai schierato con il terrorismo. Ha condannato ogni sopruso, ogni violenza, chiunque ne fosse responsabile. E l’ha sempre fatto pubblicamente, scrivendone, parlandone, senza filtri, senza reticenze, ma sempre con una precisione e un’attenzione infinita al rispetto della verità dei fatti che raccontava, attenzione che, purtroppo, non riscontriamo in buona parte del giornalismo italiano.
Vittorio non si è mai schierato con il terrorismo.
Fare da scudo umano per difendere i contadini che, tentando di lavorare i loro campi, vengono quotidianamente cecchinati dai soldati israeliani, equivale a schierarsi con il terrorismo?
Fare da scudo umano per proteggere i pescatori che, tentando di procurarsi in mare quanto necessario per sopravvivere, vengono puntualmente attaccati da navi da guerra israeliane, equivale a schierarsi con il terrorismo?
Vittorio stava dalla parte dei deboli. Dovunque fossero.
Silvana, non confonda i tasselli di un mosaico già abbastanza complicato di per sè. E soprattutto non lo faccia cercando di strumentalizzare a beneficio della sua propaganda la memoria di un uomo certamente imperfetto, come tutti noi, ma straordinario per il suo equilibrio di giudizio e la sua coerenza.
Non si spinga, poi, oltre a quella delicata linea che separa la decenza e il pudore dalla terra di nessuno in cui tutto è permesso, facendo addirittura allusioni al corpo e all’autopsia di Vittorio. Fingeremo di non aver nemmeno letto. Non si avventuri su un terreno di cui non conosce nemmeno un millimetro e ricordi che in certi casi tacere è sempre la scelta migliore.
Vittorio ci ha insegnato che le parole contano, che le parole hanno un peso, che le parole sono sacre, che le parole possono essere un’arma che, come tale, va usata con intelligenza e onestà. Lo ricordi, Silvana, prima di fare nuovamente affermazioni la cui veridicità non potrebbe mai sostenere seriamente.
Vittorio ha sempre detto la verità e, forse, è morto per questo.
Ma nessuno deve e può permettersi di usare la sua vita, la sua memoria, la sua morte come strumento che aiuti a dare risalto alle proprie opinioni. Perciò, Silvana, le esprima, liberamente, ma lasci in pace Vittorio.
Che la pace, ora, speriamo davvero sia riuscito a trovarla.

I familiari e gli amici di Vittorio.

Nessun commento: