mercoledì 26 ottobre 2011

Hebron, le vessazioni di esercito e coloni contro la scuola di Qurtuba

di Ahmad Jaradat e Emma Mancini


Negli ultimi giorni, l’esercito israeliano e gruppi di coloni hanno preso di mira la scuola di Qurtuba, in Shuhada Street nel centro della città di Hebron, vicino alla colonia di Beit Hadassan. Soldati e coloni stanno attaccando e vessando studenti e insegnanti, impedendo loro di raggiungere la scuola e di tenere lezione.


Ogni giorno, per poter arrivare a scuola, gli alunni palestinesi devono attraversare uno dei checkpoint della città, un passaggio elettrificato che separa l’area H1 di Hebron dalla H2, sotto l’esclusivo controllo dell’esercito israeliano. L’istituto si trova infatti in Shuhada Street, la principale via all’interno della Città Vecchia il cui transito è proibito ai palestinesi dal 2000 a causa di un’ordinanza militare, considerata illegale dalla stessa Alta Corte d’Israele.

Questo tipo di politica sta influenzando negativamente il sistema educativo nella scuola di Qurtuba e, in generale, nel distretto di Hebron: la violenza dei coloni, le vessazioni dell’esercito, le restrizioni alla libertà di movimento e la paura producono effetti negativi sulla capacità degli insegnanti di assicurare ai loro studenti una buona e corretta educazione in un ambiente sano e sereno. Inoltre, in molti villaggi nelle South Hebron Hills e nella stessa città di Hebron, i bambini devono affrontare non poche difficoltà per raggiungere facilmente le scuole: la presenza capillare delle colonie e il divieto per i palestinesi residenti ad utilizzare le bypass road obbligano gli studenti a camminare per diversi chilometri per poter frequentare le lezioni.

Negli ultimi quattro giorni, esercito e coloni hanno nuovamente preso di mira la scuola di Qurtuba in Shuhada Street. Il 13 ottobre, un gruppo di coloni ebrei dell’insediamento di Beit Hadassan ha tirato pietre e bottiglie vuote contro l’istituto mentre gli alunni erano in classe. Secondo quanto riportato dalla preside della scuola, gli insegnanti sono stati costretti a interrompere le lezioni.

Il giorno successivo, il 14 ottobre, l’esercito israeliano ha chiuso il checkpoint elettrificato verso Shuhada Street, impendendo agli studenti l’accesso alla scuola di Qurtuba. Numerosi soldati hanno occupato le strade nella Città Vecchia, bloccando alunni e insegnanti che hanno reagito tenendo le lezioni di fronte al checkpoint, come forma di protesta contro i soprusi dell’esercito israeliano.

Domenica 16 ottobre, i soldati hanno circondato l’istituto scolastico e hanno impedito a studenti e insegnanti di entrare. Mentre l’esercito bloccava gli alunni al checkpoint, altri militari entravano nella scuola e la chiudevano per “ragioni di sicurezza”. Gli insegnanti e la preside hanno protestato contro la decisione e si sono rifiutati di rispettarla. Decine di persone si sono ritrovate davanti alla scuola e nelle strade della Città Vecchia: sono esplosi scontri tra residenti palestinesi e esercito israeliano.

I soldati hanno lanciato contro i bambini e i manifestanti proiettili di gomma, gas lacrimogeni e bombe sonore. Almeno venti alunni sono rimasti feriti dalle esalazioni dei gas dei lacrimogeni e sono stati portati in ospedale. Tra loro, Saja Sharabati, 15 anni; Ahid Abu Sharch, 10; Manar Shalloudi, 9; Yazan Sharabati, 11; Samar Sharabati, 13; Duba Abu Haikal, 15; and Shahd Farchouri, 15.

Il 17 ottobre, insegnanti e bambini hanno continuato le loro proteste di fronte al checkpoint, mentre l’esercito gli impediva ancora di raggiungere la scuola e di tenere normalmente le lezioni.

Questi tipi di vessazioni e di violenze contro i bambini palestinesi hanno effetti molto negativi sul sistema scolastico di Hebron. Come ha spiegato Eptisam Junedi, preside della scuola di Qurtuba, gli studenti affrontano ogni giorno restrizioni al movimento, gli attacchi dei coloni e la violenza armata dell’esercito, che danneggiano gravemente la loro capacità di studiare e di avere una giusta educazione. “È difficile andare avanti – ha detto la preside – perché la situazione qui è estremamente dura. Ma noi proseguiamo per i nostri bambini”.
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Diverse organizzazioni internazionali, come l’EAPPI, provano a difendere i bambini scortandoli a scuola e monitorando la situazione. Ma non è abbastanza per garantire il rispetto della legge internazionale, quotidianamente violata dall’esercito e dai coloni: impedire agli studenti di frequentare le lezioni significa violare uno dei più importanti diritti umani, il diritto ad avere una corretta educazione in un ambiente sicuro e sereno.

Per questa ragione, il capo del Dipartimento Palestinese dell’Educazione di Hebron ha chiamato organizzazioni internazionali e civili a fornire il loro aiuto agli studenti contro le violenze dei coloni e i soprusi dell’esercito, responsabili di violare sistematicamente la legge internazionale e i diritti umani basilari.

Oltre all’attacco contro la scuola di Qurtuba, il 16 ottobre l’esercito israeliano è entrato in un edificio di cinque piani vicino alla Moschea di Abramo, nella Città Vecchia di Hebron. Secondo quanto riportato dal Comitato locale di Resistenza Popolare, i soldati hanno invaso l’edificio e occupato il tetto. Durante il raid, l’esercito ha distrutto le porte di alcuni uffici del palazzo, di proprietà di Issa Abu Mayyala.

I soldati sono penetrati nell’edificio senza averne dato previa comunicazione e senza alcuna ordinanza ufficiale. Hanno giustificato il raid con le note “ragioni di sicurezza”. Questo tipo di politica militare, che viola gravemente la libertà e la privacy della popolazione palestinese, è molto comune in tutta la Cisgiordania: negli ultimi anni, sono stati decine i palazzi occupati dall’esercito israeliano nel distretto di Hebron. Nella maggior parte dei casi, i soldati sono ancora lì, occupando i tetti e costruendo piccole basi militari da cui controllano la zona.

Gli effetti sulla vita quotidiana dei residenti palestinesi sono estremamente duri. La presenza dell’esercito danneggia la loro libertà e la loro vita privata. Gli attacchi contro le scuole e i bambini e l’occupazione di edifici privati sono un altro esempio del tipo di strumenti utilizzati dalle autorità israeliane per rendere la vita dei palestinesi impossibile. L’obiettivo è costringerli a lasciare le loro case, le loro scuole, i loro negozi: nei Territori Occupati il “quiet transfer” sta ancora proseguendo.

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