martedì 18 ottobre 2011

L'occupazione scippa alla Palestina 7miliardi di dollari Obama taglia i finanziamenti per i progetti palestinesi umanitari e di sviluppo.

Gli Usa tagliano i fondi all’AP: bloccati 200 mln di dollari
Saturday, 01 October 2011 09:09 Emma Mancini (Alternative Information Center)
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Gli Stati Uniti hanno mantenuto la promessa, o la minaccia, fatta lo scorso agosto all’Autorità Palestinese: bloccati circa 200 milioni di dollari di aiuti finanziari, a seguito della domanda di adesione alle Nazioni Unite dello Stato di Palestina.



obama

Il presidente dell'AP Mahmoud Abbas insieme al presidente degli Stati Uniti Barack Obama



Il Congresso americano era stato chiaro con il presidente Abbas: se insisti, taglieremo i fondi (27 agosto 2011 - La minaccia Usa: stop ai finanziamenti se la Palestina si presenta all'Onu). E così è stato, come riportato ieri dal quotidiano inglese The Independent: a saltare per mancanza di copertura saranno progetti alimentari, sanitari, educativi e istituzionali. A mancare infatti saranno circa 200 milioni di dollari, un terzo dei finanziamenti che gli Stati Uniti girano all’Autorità Palestinese dal 2008.



Quello che tre Commissioni del Congresso americano hanno stabilito è stato il congelamento dell’ultima tranche dell’anno fiscale, che avrebbe dovuta essere trasferita oggi nelle mani dell’USAID, agenzia governativa americana per gli aiuti. Il quotidiano inglese ha specificato come il blocco deciso dal Congresso, e riguardante esattamente 192 milioni di dollari, non è superabile nemmeno dal presidente Obama, privo del potere di imporre al suo Parlamento lo scongelamento dei fondi.



Già da un anno, il Congresso americano era oggetto di pressioni in vista del 23 settembre e della richiesta palestinese alle Nazioni Unite. Un anno durante il quale lobby e gruppi di pressione hanno più volte suggerito la carta del congelamento dei fondi all’AP, tanto che a luglio in aula era passata la risoluzione 268: sospensione dell’assistenza finanziaria all’Autorità Palestinese in caso di richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina.



Gary Ackerman, membro repubblicano del congresso e membro della Sottocommissione per il Medio Oriente e l’Asia del Sud, era stato chiaro, solo pochi giorni fa, quando in un meeting con i leader delle organizzazioni ebraiche all’interno del Palazzo di Vetro dell’Onu aveva detto: “Sarebbe necessario un taglio totale degli aiuti ai palestinesi perché non insistano in questa linea di condotta, pericolosa e non consigliata”.



Una punizione collettiva, un atto duramente criticato dal presidente palestinese Mahmoud Abbas che ha definito l’assistenza finora garantita dagli States al popolo palestinese “una parte essenziale dell’impegno statunitense a un futuro sicuro e alla soluzione dei due Stati”. Il capo portavoce dell’AP, Ghassan Khatib, ha subito commentato: “Non è affatto costruttivo. È una mossa non giustificata, si tratta di progetti umanitari e di sviluppo. Questa è un’altra punizione collettiva che ha il solo effetto di danneggiare la gente senza apportare positivi cambiamenti”.



L’annuncio del taglio unilaterale arriva il giorno dopo il report del Ministero dell’Economia Nazionale palestinese e dell’Applied Research Institute of Jerusalem: l’occupazione militare scippa alla Palestina circa 7 miliardi di dollari l’anno. Proprio il mancato controllo delle proprie risorse naturali ed economiche costringe l’Autorità Palestinese a sopravvivere grazie ai finanziamenti dei donatori esteri. Che ora tagliano la borsa.

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