martedì 11 ottobre 2011

Prigionieri palestinesi

diario dalla tenda numero 2



Qualche buona notizia: in italia sono stati organizzati almeno 2 sit-in, uno a Milano per il 22 pomeriggio, dalle 17 alle 18.30 in piazza dei Mercanti, ed uno a Roma, il 14 Ottobre dalle 15 davanti all'ambasciata israeliana. So che altri stanno organizzando altri sit-in però non ho ancora ricevuto conferme. Poi, oltre ad Enzo ed Elena, anche Serena (tutti di Udine) sta portando avanti lo sciopero della fame. Intanto, anche nei territori del '48 e precisamente ad Haifa, 8 attivisti pro-palestina sono in sciopero della fame da sabato.

Poi un paio di novità poco carine: oggi ci sono stati i colloqui tra i rappresentanti dei prigionieri e le autorità cercerarie che si sono risolti in un nulla di fatto. I carcerati minacciano nei prossimi giorni di eliminare anche l'acqua e il sale se le loro richieste rimanessero inascoltate, speriamo non accada. Le condizioni dei Ahmad Sa'adat, leader del PFLP in carcere ed in isolamento da diversi anni e che ha aderito allo sciopero della fame si sono piuttosto deteriorate: secondo avvocati che sono riusciti a visitarlo l'eliminazione del sale da parte delle autorità carcerarie gli provoca vomito, il proseguire dello sciopero che ha iniziato 12 giorni fa potrebbe portare alla perdita del 25% del suo peso, ed ha serie difficoltà di concentrazione. Addameer ha lanciato un appello per il suo trasferimento in carcere, e chiede di mandare lettere o telefonare al servizio delle prigioni israeliano o alla croce rossa.

Ieri è stata la giornata degli universitari: è stato organizzato un corteo che dall'università al-hazar è giunto fino alla nostra tenda, e l'ha riempita di gente. Oggi anche alcune donne hanno fatto lo sciopero della fame di un giorno, e alla mattina mi hanno detto che c'era grande affollamento, ma io non c'ero perchè ero nella buffer zone dove facevamo la raccolta delle olive: qualche sparo dalle torrette di controllo ma nulla fuori dal comune. Domani sembra ci sarà un altro corteo...


BREVE STORIA RACCCONTATA DA NABIL, IN SCIOPERO DELLA FAME:

“Mi chiamo Nabil AbuJazer, ho 30 anni, mio fratello Ala'a ha 46 anni ed è in prigione da 10 anni. È successo quando lui ha accompagnato mio padre in egitto per delle cure: hanno lasciato tornare a Gaza mio padre e mio fratello è stato arrestato. Quando è stato sequestrato sua moglie era incinta, ed è morta di parto, così la bimba, che si chiama Jumana, ha cominciato a vivere con noi, con mia madre ed i miei fratelli, l'abbiamo cresciuta noi. Quando aveva 2 anni ha cominciato a sentire gli altri bimbi che chiamavano papà e mamma, ma lei non sapeva cosa volesse dire, ed altri 2 anni dopo, alla scuola materna, ha cominciato a chiedere alla nonna cosa fosse successo ai suoi genitori: da li in poi ha cominciato a chiamare “mamma” la nonna, e “papà” uno dei miei fratelli. Quando Jumana faceva la prima elemantare quello che lei chiamava papà si era appena laureato, era salito su un'auto dove c'era uno della resistenza, l'auto è stata bombardata da Israele e lui è morto: è stato un grande shock per lei. La bimba è riuscita a vedere suo padre solo per foto, quando abbiamo fatto domanda per portarla in carcere a conoscerlo, ce l'hanno rifiutata “per ragioni di sicurezza”. Adesso che ha 10 anni Jumana ha capito cosa è successo, e quando qualcuno le chiede della sua mamma risponde di avere due mamme: una è la nonna e l'altra è in paradiso. Va molto bene a scuola, e quando alla fine dell'anno si festeggia dice che i buoni risultati sono un regalo per il suo babbo che sta in prigione...peccato che mio fratello, nelle prigioni sioniste, debba starci 18 anni in tutto, così che lei farà in tempo a finire la maturità prima che lui esca. Certe volte Jumana passa ore isolandosi da tutti e non parlando con nessuno. Io e mio fratello abbiamo provato a farci chiamare “papà” ma lei non ha voluto, perchè diceva che se ci avesse chiamato così saremmo morti anche noi.”

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