martedì 18 ottobre 2011

OGNI LUNEDI’ IN CONCOMITANZA CON LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE CI TROVEREMO QUI PER CHIEDERE GIUSTIZIA E LIBERTA’ PER IL POPOLO PALESTINESE

Il sit-in in atto è promosso dalla Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese, dalla Comunità Palestinese di Roma e del Lazio,
dagli Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese,
in solidarietà con i

prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane che dal 27 settembre
sono in sciopero della fame

Nelle carceri israeliane sono rinchiusi migliaia di prigionieri palestinesi. La maggior parte di essi è stato arrestato in base ad un semplice provvedimento amministrativo e resterà in carcere anche per lunghi periodi senza alcun processo. Tra di essi numerosi sono i minori.
Le condizioni di vita nella carceri israeliane sono molto pesanti e non raramente vi è praticata la tortura che non risparmia nemmeno i minori.

Due testimonianze:

«Durante le "indagini" mi facevano stare voltato contro il muro con le mani legate ed una gamba alzata. Se appoggiavo la gamba mi picchiavano. Oppure mi sedevano su una sedia con la meni legate dietro e i piedi legati in maniera da farmi tenere le gambe divaricate, poi mi davano calci sulla pancia e sull'inguine. Mi facevano stare tutto il giorno sotto il sole. Se avevo sete una soldatessa versava l'acqua a pochi centimetri dal mio volto in modo che cadesse per terra. Sono stato 30 giorni in isolamento in una stanza di un metro per un metro. Le "indagini" sono durate 70 giorni. Avevo 16 anni» Saber, Beit Hannoun

«Ho 30 anni, mio fratello Ala'a ha 46 anni ed è in prigione da 10 anni. È successo quando lui ha accompagnato mio padre in egitto per delle cure: hanno lasciato tornare a Gaza mio padre e mio fratello è stato arrestato…… Quando è stato sequestrato sua moglie era incinta, ed è morta di parto, così la bimba, che si chiama Jumana, ha cominciato a vivere con noi, con mia madre ed i miei fratelli, l'abbiamo cresciuta noi……. La bimba è riuscita a vedere suo padre solo per foto, quando abbiamo fatto domanda per portarla in carcere a conoscerlo, ce l'hanno rifiutata “per ragioni di sicurezza”.... Adesso che ha 10 anni Jumana ha capito cosa è successo…. Io e mio fratello abbiamo provato a farci chiamare “papà” ma lei non ha voluto, perchè diceva che se ci avesse chiamato così saremmo morti anche noi.” » Nabil AbuJazer
Le condizioni nelle carceri israeliane sono state inasprite da quando Il 23 giugno di quest’anno il primo ministro israeliano in dispregio dell’ art. 33 della quarta Convenzione di Ginevra - che espressamente le vieta -ha annunciato punizioni collettive dei prigionieri palestinesi. Sono stati introdotti: il divieto di ricevere un’educazione universitaria, libri e visite dalle famiglie; l’obbligo delle catene durante le visite di avvocati e familiari; la riduzione del numero di canali tv disponibili; la separazione dai parenti che prima si trovavano nella stessa cella; il maggiore uso dell’isolamento e di multe come forma di punizione.
Con lo sciopero della fame i prigionieri palestinesi rivendicano:
Fine dell’eccessivo uso dell’isolamento;
Fine delle restrizioni agli studi universitari e del divieto a leggere libri e quotidiani;
Fine delle catene durante gli incontri con avvocati e membri della propria famiglia;
Reinstallazione di tutti i canali tv;
Fine dell’utilizzo eccessivo di multe come punizione;
Fine di tutte le forme di punizione collettiva, incluso il divieto a ricevere visite, le perquisizioni notturne nelle celle e la violazione di diritti sanitari di base.

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