venerdì 28 maggio 2010

CHI BOICOTTA CHI?

di Alessandra Mecozzi

Ufficio internazionale Fiom





In questi giorni si svolgono due iniziative importanti promosse dal movimento di solidarietà internazionale con la Palestina: la campagna Stop Agrexco in Italia (attiva anche in Inghilterra e in Francia) e la partenza di 8 navi “La flotta della libertà” per raggiungere Gaza con aiuti umanitari e circa 800, tra attivisti e parlamentari, a bordo.



Nel primo caso si tratta di una campagna volta al boicottaggio dei prodotti ortofrutticoli provenienti da Israele e commercializzati dalla società Carmel-Agrexco. I gruppi e le associazioni aderenti a questa campagna hanno scritto e si sono incontrati con i responsabili della Coop Italia spiegando le ragioni dell'iniziativa.

In risposta, la Coop ha deciso di sospendere la commercializzazione di tali prodotti etichettati “made in Israel”, ma in parte provenienti dagli illegali insediamenti israeliani nei territori occupati, al “fine – dice un suo comunicato – di valutare se esistono possibilità di specificare maggiormente l'origine, così da salvaguardare un diritto di informazione al consumatore”.

Questa decisione, corretta e rispettosa sia dei consumatori che della legalità, ha conquistato l'onore delle cronache, in particolare per reazioni scomposte e accuse alla Coop di razzismo e discriminazione verso Israele. Alcuni parlamentari - purtroppo anche del centrosinistra – sono insorti contro questa decisione.

Ma se le parole “razzismo e discriminazione” hanno un senso, esse andrebbero forse rivolte contro chi strangola l'economia palestinese (pressoché interamente dipendente da quella israeliana), o la distrugge, abbattendo centinaia di olivi e alberi da frutta nei territori occupati! Qualcuno dovrebbe ascoltare qualche associazione israeliana come il Wac (Centro per i lavoratori) da anni impegnate a combattere le discriminazioni subite dai palestinesi che lavorano in Israele, supersfruttati, con salari inferiori a quelli dei loro colleghi israeliani! Fa rabbrividire, per la sua voluta cecità e strumentalità, l'evocazione del periodo nazista e del boicottaggio ai commercianti ebrei!

Perfino un'associazione israeliana “Gush Shalom” ha scritto alla società Carmel-Agrexco facendo presente che “Già da molti anni la vostra azienda ha l'abitudine di commercializzare a livello internazionale i prodotti provenienti dagli insediamenti nei territori occupati. Come siete senza dubbio a conoscenza - anche se non vi siete scomodati nel farlo sapere al pubblico israeliano - questa pratica sta suscitando una forte opposizione in tutto il mondo, particolarmente in Europa, nella forma di manifestazioni, petizioni di protesta e così via...”, concludendo che questo comportamento rischia di essere letale per tutta l'agricoltura israeliana!

La decisione della Coop è quindi corretta e attenta alla legalità, e per questo va ringraziata. Le reazioni scomposte contro di essa sono il sintomo di un nervo scoperto: quello della persistente illegalità della politica israeliana che in barba a tutte le Risoluzioni Onu come alle richieste dell'Amministrazione degli Stati Uniti, continua arrogantemente nella politica di colonizzazione e di annessione di pezzi di terra palestinese (con gli insediamenti e con la costruzione del muro all'interno dei territori palestinesi stessi).

L'iniziativa di “stopagrexco”, parte della campagna internazionale per il “boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni” verso la politica israeliana, ha il merito di denunciare pubblicamente e con azioni concrete l'impunità della politica israeliana, con le sue violazioni del diritto internazionale e dei diritti della popolazione palestinese.

La società civile, i movimenti di solidarietà, hanno il diritto e il dovere di agire in questa direzione. Del resto anche il Congresso della Fiom si è espresso in questa direzione nell'ordine del giorno votato a larghissima maggioranza.

La questione piuttosto riguarda una comunità internazionale istituzionale dormiente, che da anni consente il prevalere della legge del più forte, perfino nel caso di un attacco militare distruttivo quale quello portato nel 2008 contro Gaza, tenuta da tre anni sotto embargo con danni umani sociali ed economici enormi.



E in questo senso va l'iniziativa della “Flotta della libertà” – che non troverete sulle pagine dei giornali, forse perché denuncia un “boicottaggio” operato dal governo israeliano: 8 navi in partenza, qualcuna già partita, verso Gaza, per rompere l'assedio a questa striscia di terra e a questa popolazione.

A bordo delle navi – già minacciate da Israele – ci sono 800 attivisti internazionali e grandi carichi di merci e macchinari fondamentali per la costruzione, l'elettricità, la sanità, la scuola...insomma i bisogni primari della popolazione.

È un'impresa generosa e originale, contro cui si appuntano già le minacce del governo israeliano.

Niente di più chiaro di quanto scritto da Gideon Levy nel suo articolo “Boicottare i boicottatori” uscito il 16 maggio su uno dei maggiori quotidiani israeliani Haaretz: “...Il più brutale, esplicito boicottaggio è ovviamente l'assedio di Gaza e il rifiuto di contatti con Hamas.

Su richiesta di Israele, quasi tutti i paesi occidentali hanno aderito a questo boicottaggio con inspiegabile impegno. Questo non è solo un assedio che ha lasciato Gaza in uno stato di carenza per tre anni. Né si tratta solo di un completo (e sciocco) boicottaggio di contatti con Hamas, salvo che per i negoziati sul soldato rapito Gilad Shalit. Si tratta di un insieme di boicottaggi culturali, accademici, umanitari ed economici. Quasi ogni diplomatico che cerca di entrare a Gaza per vedere con i propri occhi l'insopportabile scena viene minacciato da Israele. Inoltre, Israele vieta l'ingresso a chiunque voglia portare aiuti umanitari.

Dobbiamo notare che il boicottaggio non è solo contro Hamas ma contro tutta la Striscia di Gaza, contro tutti coloro che ci vivono.



La flotta di navi che presto salperà dall'Europa per cercare di rompere l'assedio porterà migliaia di tonnellate di materiali da costruzione, case prefabbricate e medicinali. Israele ha già annunciato che fermerà le navi. Un boicottaggio è un boicottaggio”.



Probabilmente domani o dopodomani le navi si troveranno nelle acque di Gaza, sotto le minacce israeliane. Ognuno può inviare il suo sostegno firmando la petizione:



http://www.fiom.cgil.it/internazionale/mondo/palestina_israele/10_05_25-flotta.htm

2 commenti:

Andrea ha detto...

L'obiettivo della crociera dei mascalzoni è solo quello di provocare e appoggiare Hamas, tanto che si sono rifiutati di portare anche la richiesta di Noam Shalit di far liberare il proprio figlio rapito da Hamas.
Quelli che stanno sulle barche non sono meno farabutti e bastardi di Hamas, sono suoi complici.
La flotta è stata preparata in Turchia da un'organizzazione che protegge tutti i terroristi del mondo, uno sponsor che è una garanzia.

Andrea ha detto...

Col cavolo che erano pacifisti…hanno trovato a bordo scatoloni di armi: mazze e biglie di ferro, moltov ecc.!
E dai filmati si sente che incitavano: “[Remember] Khaibar, Khaibar, oh Jews! The army of Muhammad will return!”
Guardare per credere:
http://www.youtube.com/watch?v=b3L7OV414Kk