martedì 18 maggio 2010

da Carlo Tagliacozzo.

Il caso dell'ingresso negato a Chomsky merita qualche considerazione. Non è un caso isolato, solo che essendo un personaggio di altissimo profilo i media ne parlano. Centinaia e centinaia di giovani e non giovani attivisti che vogliono portare la loro solidarietà ai palestinesi vengono respinti all'ingresso in israele e per 5 anni non potranno più andarci. Ma il caso Chomsky ha una sua specificità: si tratta di un accademico della più alta istituzione americana, lo MIT che su invito della Università di Birzeit doveva fare due lezioni e poi anche incontrarsi con il primo ministro dell'autorità palestinese fayad. Gli israeliani e i loro sostenitori, ma anche larghissima parte dei loro critici dinanzi alla proposta del boicottaggio accademico si inalberano inorriditi in nome della libertà di ricerca. Ebbene c'è molta ignoranza su questa proposta in quanto il boicottaggio accademico deve colpire quelle istituzioni che sostengono la politica di occupazione e di apartheid mantenendo relazioni con i singoli i quali non devono essere oggetto di boicottaggio. Nel caso di Chomsky si è applicato invece un boicottaggio individuale in quanto persona non gradita che si recava nella Palestina occupata e non in Israele. Boicottare un cittadino ebreo poi non è un atto di antisemitismo? Un esempio che la dice lunga su quanti sostengono essere Israele "l'unica democrazia in medio oriente" cosa vera solo per i cittadini ebrei ma non per gli altri cittadini israeliani e da israele cominciano anche ad arrivare denunce su svolte autoritarie nei confronti degli oppositori israeliani all'occupazione. saluti carlo

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