martedì 18 maggio 2010

"COME UN AEREO PRIVO DI PILOTA"

“Come un aereo privo di pilota”

di Amira Hass



Anche se nessun’altra casa venisse costruita nei territori occupati (compresa Gerusalemme Est), per una logica interna l’enorme apparato di controllo vi continuerebbe a funzionare per la durata di molti anni.





Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu prende fuoco senza alcuna giustificazione per politiche che procedono senza il suo coinvolgimento. Gli intellettuali ebrei che vedono improvvisamente il buio e ne sono spaventati, dovrebbero sapere: Perfino se nessun’altra costruzione ebraica venisse edificata nei territori occupati (compresa Gerusalemme Est), l’enorme apparato di controllo continuerebbe a funzionare in quei luoghi , in base ad una logica interna per la durata di molti anni. Va avanti da sé, come un enorme velivolo privo di pilota.

I Primi Ministri vanno e vengono, i negoziati si fermano e ricominciano, si formano nuove coalizioni e questo apparato possiede una vita sua propria. Esso preserva e sviluppa i privilegi degli ebrei nella Grande Israele. Definisce i confini delle riserve indiane. Quando vuole, le collega; quando non lo vuole, le tiene separate. La sua volontà è fatta: disoccupazione del 52 per cento o del 19 per cento, la densità della popolazione delle città e dei villaggi, il diametro delle condutture dell’acqua, il numero dei giorni che si deve attendere prima di ricevere il trattamento medico salvavita. Se i nativi lo vogliono, possono continuare a vivere nelle riserve; se non lo vogliono - possono andarsene.

Si prenda, come esempio, l’ordine di demolizione che il 26 aprile era stato posto su una struttura nella comunità di Umm al-Kheir nelle colline a sud di Hebron. Il documento standardizzato era firmato dal sub-comitato di controllo del Consiglio della pianificazione superiore dell’Amministrazione Civile. L’ordine ci informa che era stato affisso da un tal “Carlo” alla presenza del “funzionario per gli interventi del D.C.O. di Hebron”. Ci si può immaginare che siano stati accompagnati da soldati. Sappiamo che questi ispettori dalla vista acuta hanno individuato la struttura oltraggiosa.

Il capo dell’Amministrazione civile, Generale di Brigata Yoav Mordechai, probabilmente non è a conoscenza del fatto che per la catena di montaggio lui è responsabile di aver fatto di fare quest’ordine di demolizione “di una struttura in cemento relativa ad una toilette di circa tre metri quadrati”. Sicuramente Netanyahu non ne ha affatto un’idea. Ma l’ordine ingloba un’antica filosofia israeliana che vieta ai palestinesi di costruire bagni, di scavare serbatoi per raccoglier l’acqua piovana o di connettersi alla centrale elettrica in più della metà dei territori occupati.

I soldati hanno interiorizzato questa filosofia e se la portano a casa, in Israele. Nel contempo, nella West Bank, il divieto di connettersi alla rete elettrica danneggia la capacità di apprendere dei ragazzi palestinesi. Né la cessazione della costruzione delle colonie, né i colloqui a distanza, che hanno inizio oggi, impedirà questo atto di sabotaggio contro l’educazione dei bambini che l’apparato israeliano nette in atto d’ufficio. Effettivamente, non si tratta di un apparato, ma di una fabbrica gigantesca. Non una catena di montaggio, bensì molte.

Dietro ad una di queste catene di montaggio stanno i pianificatori. Essi sono geni nell’architettare, diplomati nelle migliori scuole di Israele, che hanno inventato i labirinti delle due reti stradali separate, per palestinesi e per israeliani (in particolar modo per ebrei), o la barriera/muro di separazione che primeggia nel dividere i quartieri popolosi dalle loro terre , il loro passato dal loro futuro.

La barriera è brutta e raccapricciante, ancor più del progetto Terrasanta. I labirinti di separazione generano resistenza nei loro confronti. A questo punto l’apparato mette al lavoro un’altra catena di montaggio. il sistema dei tribunali militari.

Laureati delle scuole di diritto di Israele, riservisti o in carriera nell’esercito, vengono chiamati a prestare il servizio militare con l’obiettivo di chiarire ai nativi che la resistenza è dolorosa; li spediscono in prigione e impongono loro multe salate. Poi, esportano la filosofia dell’oppressione nei tribunali civili e nelle aule dei college a Tel Aviv.

Dietro alle catene di montaggio ci sono i rappresentanti dell’intero popolo di Sion, centinaia di migliaia di civili e di soldati. Ciascuno di loro ha un interesse personale nella continuità dell’apparato, persino se quell’interesse è avvolto nel cellophane della sicurezza nazionale. Netanyahu non è il solo responsabile. Egli può solo bloccare l’enorme aereo senza pilota. In Israele c’è un grande popolo che dovrebbe essere costretto a cancellare i programmi di dominio e di distruzione dell’apparato, prima che volga al suo creatore, i suoi operatori e coloro che traggono un guadagno da tutto ciò.
(tradotto da mariano mingarelli)

Nessun commento: