martedì 11 maggio 2010

UNA NUBE SOPRA GERUSALEMME

Venerdì 07 Maggio 2010 07:23 Uri Avnery
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Associazione di Amicizia Italo-Palestinese, 5 maggio 2010
Gush Shalom.org

01.05.2010

Chiunque ha il diritto di cambiare la propria opinione. Perfino Danny Tirzeh.

Il Colonnello Tirzeh è stato il responsabile della pianificazione urbanistica del muro che “avviluppa” Gerusalemme – quello che taglia la città separandola dalla West Bank, per farla diventare la Capitale Unificata di Israele Per Tutta l’Eternità.

Ed ora, improvvisamente, Tirzeh spunta fuori come il principale oppositore di quel muro che lui stesso ha pianificato. Lo vuole rimuovere in modo tale da far sì che le terre del villaggio di al-Walaja rimangano sul lato “israeliano”.

Il Colonnello ha smesso di darsi da fare per conto dell’esercito israeliano ed ora si presenta come imprenditore privato che desidera costruire 14.000 unità abitative per 45.000 anime di ebrei. Naturalmente, tutto ciò a maggior vantaggio del sionismo, del popolo ebraico, dell’Eterna Capitale di Israele e per molte decine di milioni di shekel.

Il COLONNELLO TIRZEH non è precisamente una persona qualunque. E’ un simbolo.

Per anni ho continuato ad incontrarlo nel salone di ingresso della Corte Suprema. Era divenuto quasi un elemento fisso: il teste protagonista, l’esperto e l’animatore in dozzine di udienze che avevano a che fare con il Muro di Separazione e di Annessione.

Conosceva tutto. Ogni chilometro del Muro e della Barriera. Ogni collina, ogni pietra. Portava sempre con sé un gran fascio di mappe che egli metteva davanti ai giudici, spiegando con calore perché mai il Muro dovesse passare per di qua e non di là, in quanto la sicurezza dello stato richiedeva che i villaggi palestinesi venissero separati dalle loro terre, perché il lasciare gli oliveti in mano ai loro proprietari avrebbe esposto i soldati israeliani a un mortale pericolo.

Di solito, i giudici risultavano convinti. Dopo tutto era lui l’esperto. Lui era l’uomo che sapeva. Come avrebbero potuto assumersi la responsabilità di cambiare il tracciato del Muro, se ciò avrebbe potuto determinare la morte di un ebreo?

C’erano delle eccezioni. Nel villaggio di Bil’in, la corte era convinta che si sarebbe dovuto spostare la barriera di poche centinaia di metri senza determinare il crollo della sicurezza dello stato e mucchi di corpi di ebrei a lordare il paesaggio.

In tal caso, la Corte Suprema aveva accettato la richiesta degli abitanti del villaggio e aveva deciso di spostare la barriera e – nulla. La barriera era rimasta dov’era. Il governo e l’esercito avevano ignorato del tutto l’ordine della Corte.

Inutilmente il presidente della Corte Suprema li aveva ammoniti che le sue decisioni “non erano delle raccomandazioni”. Come nel caso di altre dozzine di decisioni della Corte riguardanti i coloni, pure questa si sta coprendo di polvere.

Il caso di Bil’in è particolarmente evidente, e non solo perché laggiù dei dimostranti – palestinesi, israeliani ed altri – sono stati uccisi e feriti. E’ evidente perché colpisce che il movente sia quello di cercare di nascondersi dietro al Muro.

Non a causa del sionismo. Né per la sicurezza o la difesa dal terrorismo. Né per i sogni di generazioni. Né per la visione di Theodor Herzl, del quale ora si sta celebrando il 150° anniversario.

Solo per il denaro. Una gran quantità di denaro.

L’area che si trova tra l’attuale barriera ed il tracciato alternativo è stata riservata alla colonia ortodossa di Modi’in-Illit. Società di gigantesche dimensioni vi devono costruire molte centinaia di “unità abitative”, un affare del valore di molti milioni.

Ovunque, le zone rubate ai palestinesi vengono trasformate immediatamente in proprietà immobiliari. Attraverso misteriosi canali esse affluiscono nelle mascelle degli squali dei terreni. Poi gli squali creano enormi progetti abitativi e vendono le “unità abitative” per una fortuna.

In che modo tutto questo viene fatto? Il pubblico sta ricevendo una lezione con l’affare Terrasanta, una lezione a puntate – ogni giorni emergono nuovi particolari e compaiono nuovi imputati.

Al posto di un vecchio e modesto hotel con questo nome, è spuntato un progetto abitativo – una serie di altissimi edifici d’appartamenti e un grattacielo. Questo brutto mostro domina il paesaggio – ma la parte del progetto che si può vedere da lontano è solo una frazione dell’intero complesso. Le altre parti hanno già ottenuto la benedizione di tutte le più importanti autorità municipali e governative.

In che modo? L’indagine è tutt’ora in corso. Quasi ogni giorno vengono arrestati nuovi imputati. quasi tutti coloro che hanno avuto a che fare con l’autorizzazione del progetto, su su fino al livello più elevato, sono ritenuti sospetti – ministri, funzionari governativi ad alto livello, l’ex sindaco, membri del consiglio municipale e funzionari municipali. Al momento gli investigatori stanno cercando di seguire le tracce delle tangenti in tutto il mondo.

Il Terrasanta è situato a Gerusalemme Ovest (in quello che prima del 1948 era il quartiere arabo di Katamon).

La domanda che sorge spontaneamente: se le cose hanno preso questa via nella parte occidentale della città, che cosa sta succedendo in quella orientale? Se quei politici e funzionari hanno avuto il coraggio di rubare e di prendere tangenti a Gerusalemme Ovest – che cosa si sono permessi di fare a Gerusalemme Est i cui abitanti non sono rappresentati né nella municipalità, né nel governo?

Solo pochi minuti di auto separano Terrasanta dal villaggio di al-Walaja.

Si potrebbero scrivere volumi su questo piccolo villaggio, che per più di 60 anni è servito da bersaglio d’abusi.

Brevemente: il villaggio primitivo è stato occupato ed annesso ad Israele nella guerra del 1948. Gli abitanti sono stati espulsi ed hanno fondato un nuovo villaggio su quella parte di terreni che erano rimasti loro dall’altra parte della Linea Verde. Il nuovo villaggio è stato occupato nella guerra del 1967 ed è stato annesso a Gerusalemme, la quale, a sua volta, era stata annessa ad Israele. Secondo il diritto israeliano, le abitazioni sono illegali. Gli abitanti risiedono nelle loro stesse case, sulla propria terra, ma vengono considerati ufficialmente dei residenti illegali che possono essere espulsi in ogni momento.

Ora gli squali dei terreni stanno divorandosi con gli occhi questo succulento pezzo di terra, che vale una gran quantità di denaro se utilizzato per progetti abitativi. Essi perseguono la collaudata prassi sionista. Prima di tutto, il nome arabo del luogo viene sostituito con uno ebraico, preferibilmente tratto dalla bibbia. Proprio come per il vicino Jebel-Abu-Gneim che è divenuto Har Homa prima ancora che vi venisse edificato quel mostruoso progetto abitativo da pugno in un occhio, perciò ora al-Walaja è divenuta Giv’at Yael. Evidentemente un luogo chiamato Collina di Yael deve appartenere al popolo ebraico, ed è un compito divino quello di costruirvi un'altra colonia.

Allora, che c’è da dire se tutto ciò rende necessario lo spostamento del muro? Si può sempre trovare un ufficiale dell’esercito di seconda mano che lo giustificherà per ragioni di sicurezza.

E’ da anni che sto proponendo che si dovrebbe esaminare più da vicino questo aspetto dell’iniziativa della colonia.

Il dibattito pubblico si è sempre basato si ideali elevati. La promessa divina in contrapposizione alla visione umana. La Grande Israele in contrapposizione alla soluzione dei Due-Stati. I valori del sionismo in contrapposizione al valore della pace. Fascismo in contrapposizione all’umanesimo.

E qualcuno lungo la strada verso la banca stava facendosi una risata.

Le colonie stanno sviluppandosi tuttora con rapidità. In tutta la West Bank ed a Gerusalemme Est le colonie spuntano come funghi velenosi, intossicando le prospettive di pace. In questa faccenda non c’è mai stata alcuna differenza tra Golda Meir e Menachem Begin, tra Ehud Barak e Ariel Sharon, tra Shimon Peres e Benjamin Netanyahu.

Tra i coloni c’è un nocciolo duro di zeloti ideologici. Ma molti dei costruttori sono proprio degli intelligenti uomini di affari, il cui unico dio è Mammone. Con facilità fanno amicizia con i dirigenti del Likud e con i capi del Labor Party, per non citare la folla del Kadima.

Le enormi colonie a Gerusalemme Est – quelle già esistenti e quelle ancora solo in fase di progetto – stanno procedendo lungo le stesse linee di sviluppo del mostro sulla collina Terrasanta, in quanto hanno bisogno degli stessi permessi dalle stesse autorità municipali e governative. Dopo tutto, Gerusalemme è stata unificata. Perciò su di loro sta accumulandosi la stessa nube cupa.

Ciò di cui c’è necessità è un consiglio giudiziario d’inchiesta che indaghi su tutti i permessi concessi a Gerusalemme negli ultimi anni, certamente dall’inizio del periodo in cui Ehud Olmert ha assunto la carica di sindaco. Olmert lottò come una tigre per la costituzione di Har Homa e delle altre grandi colonie di Gerusalemme Est. Tutto per il bene del sionismo e del diritto ebraico sulla Città Santa. Ora lui è il sospettato n°1.

Si deve indagare su tutto fin dall’inizio. E ogni nuovo progetto deve essere bloccato fino a che la proprietà dello stesso non è stata accertata oltre ogni dubbio.

Queste cose sono abbastanza serie di per sé stesse e risultano perfino ancor più gravi quando vengono a collocarsi al centro del conflitto israelo-palestinese e della crisi tra Israele e gli Stati Uniti.

Per il bene dei progetti residenziali israeliani a Gerusalemme Est, il governo di Netanyahu sta mettendo a rischio la nostra linea di comunicazione con gli Stati Uniti. Il sindaco di estrema destra afferma che non glie ne frega niente degli ordini del governo e continuerà a portare a termine le costruzioni fino all’ultima, se può o non può Netanyahu non lo dice. Ovviamente i palestinesi si rifiutano di negoziare con il governo israeliano mentre proseguono le attività di costruzione a Gerusalemme Est.

Mettiamo a rischio il futuro di Israele per generazioni solo perché degli squali dei terreni possano fare una maggiore quantità di milioni?

Tra i patrioti che stanno dividendo Gerusalemme Est sono compresi anche quei funzionari eletti e designati che stanno facendo affidamento su grosse tangenti da parte dei costruttori?

C’è una connessione tra la dilagante corruzione, della quale l’affare Terrasanta è solo la punta di un iceberg, e le decisioni storiche nazionali?

In breve, permetteremo che il futuro della terra santa venga sacrificato sull’empio altare del profitto e della corruzione?



Testo inglese in http://zope.gush-shalom.org/home/en/channels/avnery/1272747796/ - tradotto da Mariano Mingarelli

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