lunedì 25 luglio 2011

Massacro del 22 luglio in Norvegia: tentacoli sionisti dietro l'attentato?

Il massacro del 22 luglio
Norvegia ed Israele

María José Lera y Ricardo García Pérez

Il massacro del 22 luglio in Norvegia si è svolto in un contesto a cui vale la pena prestare attenzione. Vi sono stati due attentati, uno contro la sede del governo e l’altro nell’isola di Utaya, a distanza di due ore l’uno dall’altro.
Nell’isola di Utaya si stava svolgendo una “riunione-campo” della Lega Giovanile dei Lavoratori del Partito Laburista (Arbeidaranes Ungdomsfylking, AUF) il cui rappresentante Eskil Pedersen è uno dei difensori più importanti e di grande rilievo del boicottaggio d’Israele in Europa.
Boicottaggio d’Israele
La partecipazione della Norvegia al boicottaggio di Israele è fondamentale e tocca diverse sensibilità. Il boicottaggio universitario è stato guidato da una delle istituzioni accademiche più importanti della Norvegia, l’Università di Bergen, a favore del boicottaggio accademico contro Israele per il suo comportamento paragonato all’apartheid (YNET, 24 gennaio 2010); accompagnata dalla giunta dei rettori dell’Università di Trondheim, che ha discusso e votato per decidere se aderire o meno al boicottaggio accademico contro Israele.
Già in aprile, questo boicottaggio universitario aveva dato i suoi frutti: Alan M. Dershowitz recandosi in Norvegia si era offerto per tenere delle conferenze su Israele nelle tre università più importanti, ma tutte e tre gli avevano rifiutato l’offerta, mentre erano stati invitati Ilan Pappé, e Stephen Walt. La rimostranza di Desrhowitz per il «boicottaggio norvegese contro gli oratori pro-Israele» si può leggere su: http://soysionista.blogspot.com/2011/04/el-boicot-de-noruega-los-oradores-pro.html.
Il ministro degli esteri norvegese, Jonas Gahr Store, il giorno prima del massacro aveva detto: «L’occupazione deve cessare, il muro deve essere abbattuto e bisogna farlo subito»… e lo ha detto nello stesso campo in cui si è consumata la mattanza (fonte: http://tinyurl.com/3zhsj4w).
 
Nella foto: La AUF chiede il boicottaggio d’ Israele. Jonas Gahr Store, ministro degli esteri norvegese, è stato ricevuto lo scorso giovedì nel campo estivo della AUF nell’isola Utaya, dove ha ascoltato la petizione per il riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Norvegia. Il ministro ha visitato il campo estivo organizzato da Eskil Pedersen, dirigente della AUF (Reuters).
Mercoledì scorso, Eskil Pedersen aveva affermato che la Lega Giovanile dei Lavoratori (AUF) vuole che la Norvegia imponga un embargo economico unilaterale su Israele.
«L’AUF assumerà una politica più attiva in Medio Oriente e dobbiamo riconoscere alla Palestina. “Il danaro è solo danaro”, adesso dobbiamo spingere il processo di pace verso un’altra direzione», ha dichiarato Pedersen.
La campagna BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) è stata appoggiata nel gennaio del 2006 dalla Ministra dell’Economía (http://www.elreloj.com/article.php?id=16385) e si è concretizzata con il ritiro degli investimenti. Il 23 agosto del 2010 la Norvegia comunicava che il Fondo Norvegese del Petrolio (Norway Oil Fund) avrebbe ritirato i suoi investimenti dalla compagnia di costruzioni internazionale Danya Cebus, che appartiene al fondo d’investimento Africa-Israele. Secondo Sigbjoern Johnsen, Ministra dell’Economia «“Il Consiglio dell’Etica” sottolinea che la costruzione degli insediamenti nei territori occupati costituisce una violazione della Convenzione di Ginevra sulla Protezione dei Civili in Tempo di Guerra”. “Varie risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sentenze del Tribunale Internazionale di Giustizia hanno concluso che la costruzione di insediamenti israeliani nei territori occupati palestinesi è proibita dalla Convenzione. (http://www.nocturnar.com/forum/economia/427216-fondo-noruego-retira-inversiones-de-companias-israelies.html)
Il ritiro degli investimenti si è esteso anche al commercio delle armi e nel settembre del 2009 è stato cancellato l’investimento in Elbit, impresa israeliana di armi. (http://www.haaretz.com/news/israel-summons-norway-envoy-to-protest-divestment-from-arms-firm-1.8535). Oltre ad avere bandito la vendita di armi ad Israele, nel giugno del 2010, di fronte alle uccisioni da parte di Israele dei nove attivisti turchi nell’attacco alla Flotilla, la Ministra norvegese dell’Istruzione ha lanciato un appello internazionale perché il boicottaggio contro le imprese israeliane fosse condiviso dal resto della Comunità Internazionale (http://www.swedishwire.com/nordic/4809-norway-calls-for-boycott-on-arms-to-israel).
Il boicottaggio norvegese è fortemente sostenuto anche dalla sua popolazione. Secondo fonti israeliane, nel 2010 il 40 per cento dei norvegesi si è rifiutato di comprare prodotti israeliani (http://www.ynetnews.com/articles/0.7340.L-3898052.00.html)
Appoggio al popolo palestinese
La Norvegia oltre a distinguersi nel boicottaggio contro Israele, lo ha fatto anche nel dichiarare e riconoscere lo Stato palestinese. Il 19 luglio il presidente palestinese Mahmoud Abbas è andato in Norvegia e il Ministro degli esteri norvegese, Jonas Gahr Store, ha dichiarato sul canale TV2 che il suo Paese è disposto a riconoscere lo Stato palestinese. Queste sono le parole che ha ripetuto durante l’incontro sull’isola di Utaya: «Siamo disposti a riconoscere lo Stato palestinese. Sto aspettando il testo concreto della risoluzione che i palestinesi presenteranno a settembre presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite»(fonte:http://english.ruvr.ru/2011/07/19/53408557.html).
In autunno il presidente palestinese Mahmoud Abbas esporrà la questione presso le Nazioni Unite, dove chiederà l’ingresso all’ONU, il riconoscimento dello Stato palestinese secondo i confini precedenti alla guerra del 1967 e Gerusalemme Est come sua capitale. Né gli Stati Uniti né l’Unione Europea appoggiano la creazione di uno Stato palestinese indipendente.
Inoltre, all’ex ministro degli esteri, Kare Willoch, recentemente gli è stato regalato un passaporto palestinese. Willoch ha espresso il suo appoggio ai palestinesi e alla loro situazione: «Ho capito la gravissima ingiustizia che il popolo palestinese subisce e che in effetti tutto il mondo occidentale ha in questo una grande responsabilità» (fonte: http://theforeigner.no/pages/news/abbas-to-meet-norwegian-foreign-minister/).
Le reazioni d’Israele
Israele non ignora tutte queste vicende. Il 15 novembre del 2010 la stampa israeliana pubblicava: “La Norvegia incita l’odio contro di noi” (fonte: ynetnews.com), dando luogo ad un incidente diplomatico. Israele ha accusato il governo norvegese di finanziare e fomentare sfacciatamente l’istigazione contro Israele. In quel caso le critiche riguardavano il finanziamento e la partecipazione della Norvegia alla diffusione di opere che informavano sulle sofferenze dei bambini a Gaza.
Questo è il testo completo della notizia:
Secondo alcuni rapporti consegnati al Ministro degli Esteri a Gerusalemme, il municipio di Trondheim finanzierà un viaggio a New York agli studenti protagonisti dell’opera Monologhi di Gaza, «che parla delle sofferenze dei bambini di Gaza come conseguenza dell’occupazione israeliana».
L’opera, scritta da un palestinese di Gaza, verrà presentata nella sede delle Nazioni Unite. L’esibizione si somma ad una mostra di un artista norvegese, già esposta a Damasco, Beirut e Amman con la collaborazione delle ambasciate della Norvegia in Siria, Libano e Giordania.
L’esposizione mostra bambini palestinesi morti accanto a caschi dell’Esercito israeliano che ricordano i caschi dei soldati nazisti, ed una bandiera israeliana zuppa di sangue.
I norvegesi contribuiscono anche a distribuire nei festival del cinema di tutto il mondo un documentario intitolato Tears of Gaza («Lacrime di Gaza»). Secondo il Ministro degli Esteri a Gerusalemme, il documento parla delle sofferenze dei bambini di Gaza senza citare Hamas, i razzi lanciati su Israele e il suo diritto a difendersi.
Nel documentario si vedono gli abitanti di Gaza che cantano Itbah al-Yahud, ma la traduzione norvegese dice «massacrate gli israeliani» invece di «massacrate gli ebrei».
Da poco è stato pubblicato, un libro scritto da medici norvegesi, unici stranieri a Gaza a concedere interviste durante l’Operazione Piombo Fuso. Il libro, che accusa i soldati dell’Esercito d’Israele di uccidere deliberatamente donne e bambini, è un successo di vendite in Norvegia ed è stato caldamente raccomandato dal ministro degli esteri, Jonas Gahr Store.
L’ambasciata israeliana in Norvegia ha protestato energicamente contro la partecipazione delle autorità alla demonizzazione d’Israele. «La politica ufficiale e dichiarata della Norvegia parla di comprensione e riconciliazione –ha detto la sera di domenica un’autorità israeliana--, ma dalla guerra di Gaza, la Norvegia è diventata una superpotenza nella esportazione di materiale multimediale diretto a delegittimare Israele mentre impiega il denaro dei contribuenti norvegesi per produrre e diffondere questi materiali».
Daniel Avalon, vice-ministro degli Esteri d’Israele, in una riunione con i membri del parlamento norvegese, ha dichiarato: «questo tipo di attività allontana la possibilità di riconciliazione e favorisce una radicalizzazione della posizione palestinese che gli impedisce di negoziare».
I norvegesi hanno risposto alle critiche israeliane dicendo che il governo appoggia la libertà di espressione e che non interverrà per alterare il contenuto delle opere d’arte.
Fonte; http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3984621,00.html
La stampa israeliana ha pubblicato diversi articoli evidenziando che le relazioni tra i due Stati non stanno vivendo il loro momento migliore. Occorre aggiungere che la Norvegia ha sempre mantenuto il dialogo con Hamas da quando venne formato un governo di unità nel 2007, prendendo le distanze dalla posizione statunitense ed europea e, come c’era da aspettarselo, irritando oltremodo Israele. (http://www.norway.org.ps/News_and_events/Press_Release/Facts_about_Norway%E2%80%99s_position_with_regard_to_Hamas/) (http://news.bbc.co.uk/2/hi/6470669.stm).
I cattivi rapporti riemergono nelle dichiarazioni dello stesso Presidente israeliano, Simon Peres, il quale lo scorso maggio ha dichiarato che dialogare con Hamas significa sostenere questa organizzazione terroristica, al quale Jonas Gahr Store -ministro degli esteri norvegese- ha risposto: «condanniamo le organizzazioni coinvolte nel terrorismo, ma la Norvegia ritiene che possedere delle liste in cui includere un’organizzazione per additarla come terrorista non serva ai nostri obiettivi» (http://www.newsinenglish.no/2011/05/06/peres-criticizes-norway-on-hamas/).
Come se fossero i norvegesi a mettere sul tavolo la “definizione di terrorismo”, una semplice etichetta che dà un nome a delle liste e condanna immediatamente milioni di persone ad un blocco genocida o ad un attacco mortale.
Curiosamente, il «terrorista» norvegese accusato del massacro, Anders Behring Breivik, viene segnalato come titolare di un blog chiamato «Fjordman» ed i suoi messaggi da tempo vengono pubblicati con i link Jihad Watch e Gates of Vienna http://www.wakeupfromyourslumber.com/blog/joeblow/zionists-admit-breivik-fjordman-breivik-rightist-mass-murderer-atlas-shrugged-contribut). Se è così, il blog di Fjordman dimostra che Breivik sarebbe un estremista neocon che odia gli immigrati e soprattutto i musulmani, oltre ad essere pro-israeliano; vedi il blog, «perché la lotta di Israele è anche la nostra lotta» (http://vladtepesblog.com/?p=21434).
Può darsi che alla fine i tentacoli d’Israele non siano così lontani da questa strage; non sarebbe certo la prima che commette né purtroppo l’ultima Certo la Lega Giovanile Norvegese dei Lavoratori (AUF), il ministro degli esteri norvegese e tutto il suo governo hanno ricevuto un durissimo colpo.
Chi più condanna la politica genocida d’Israele contro il popolo palestinese è chi soffrirà di più, previamente avvertito da Israele per la sua “tremenda audacia”... che nel linguaggio israeliano significa pagarne le conseguenze.
*María José Lera è professoressa all’Università di Siviglia e Ricardo García Pérez è traduttore.

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