martedì 20 aprile 2010

ARRESTATO UN ALTRO RICERCATO IMPORTANTE:UN GATTO CHE COLLABORAVA CON I PALESTINESI E' STATO CONDANNATO ALL'ERGASTOLO

Un gatto è stato condannato all’ergastolo da trascorrere in prigione nel Carcere Negev.


L’arresto dell’asino di Gesù e del cavallo e la loro detenzione nelle carceri israeliane non è il primo crimine di questo tipo. Secondo una dichiarazione rilasciata dal Ministero dei Detenuti dell’Autorità Palestinese, un gatto è stato condannato all’ergastolo a vita da trascorrere nella prigione Negev. Il fatto venne svelato e pubblicato sui quotidiani palestinesi e su Al-Jazeera lo scorso 19 novembre 2009. Il Ministero dei Detenuti ha affermato che le violazioni israeliane nei confronti dei prigionieri sono aumentate tanto da includere gatti domestici che vivono nella prigione Negev.

L’amministrazione carceraria ha confermato che la prigione Negev ha detenuto in una cella un gatto come punizione per essere stato d’aiuto a prigionieri palestinesi che stavano scontando condanne elevate nella stessa prigione. L’amministrazione del carcere Negev aveva ritennuto il gatto colpevole di scambi tra i prigionieri trasportando cose da una cella all’altra. All’apparenza, il gatto era un gatto randagio che se ne andava in giro all’interno del carcere e i prigionieri lo avevano addestrato per trasportare oggetti e notizie tra le celle. Il gatto è stato condannato dagli israeliani di vivere nella prigione Negev insieme ai prigionieri palestinesi che l’avevano addestrato.


Ricordo di essere stata una volta ad Hebron insieme al corrispondente dell’AFP (France Press Agency) quando questi riprese l’IDF che aveva fermato una persona ed aveva preteso che questa tirasse fuori la carta d’identità anche del suo asino.
Mi stupisco come e perché ci siano persone che prendono del tutto sul serio gli israeliani. Anno dopo anno , la loro condizione mentale collettiva peggiora visibilmente, come stanno a dimostrare i recenti arresti di un asino e di un cavallo, oltre alla condanna a vita di un gatto.

In aggiunta ai crimini precedentemente citati, i funzionari della cosiddetta Amministrazione Civile Israeliana, che opera sotto il comando centrale dell’IDF nel cosiddetto DCL (District Civilian Liaisons), continuano a fare il giro dei campi palestinesi e ad “arrestare” gli strumenti agricoli dei contadini, quali trattori, aratri, attrezzi per la trivellazione, come pure i loro raccolti, animali e sementi, per riporli nella prigione israeliana di Beit Il in detenzione per mesi e perfino per alcuni anni. Quando questa proprietà viene “prosciolta” da queste “condanne”, essi impongono ai proprietari di questi beni multe elevate, qualora ne richiedono la restituzione, e se il proprietario non paga, il bene viene distrutto o viene acquisito dagli israeliani per il loro uso personale. Il denaro che viene estorto in questo modo agli agricoltori è illegale persino secondo il diritto israeliano e gli ordini militari; esso non viene citato dalle leggi militari israeliane. Nessuno sa dove va a finire il denaro e si sospetta che esso venga utilizzato per finanziare le colonie abusive o per allineare le tasche di certa gente con l’IDF o con la “Amministrazione civile”.

La detenzione e l’imprigionamento di attrezzature civili appartenenti ad agricoltori è una violazione delle disposizioni delle stesse leggi militari israeliane, che vietano la confisca e la “detenzione” per motivi militari di attrezzi di uso civile. La “detenzione” di proprietà e l’estorsione di denaro ai proprietari stessi a titolo di “multe” è un caso lampante del crimine di guerra di appropriazione indebita perpetrata sotto la bandiera della legge.

Rami Ekraii e Shlomo Moskowitsch sono due dei funzionari israeliani che sono stati coinvolti in molti di questi casi di incarcerazione di attrezzature di agricoltori palestinesi. Entrambi lavorano al cosiddetto Dipartimento di Ispezione e Controllo dell’Esercito, diretto dall’occupante abusivo David Kishik, figlio della ex prostituta ed agente del Mossad Shula Cohen e fratello dell’attuale ambasciatore in Egitto Itzhaq Levanon.

(tradotto da mariano mingarelli)

1 commento:

Andrea ha detto...

Perchè voi difensori dei diritti umani, senza se e senza ma, non denunciate che la Palestina che tanto amate incondizionatamente altro non è che il regno della morte? BeTzelem ha contato dal '95 al 2008 73 condanne a morte ufficiali (vale a dire dell'AP, non di Hamas), di cui 13 eseguite, più 8 condannati ammazzati per le spiccie mentre attendevano l'esecuzione e 2 "scomparsi". Hamas invece ha in coda altri tredici "condannati" e adesso ne ha ammazzati due. Perché ignorate i palestinesi ammazzati se di mezzo non c'è Israele da incolpare?