lunedì 12 aprile 2010

Palestinesi privati dell'acqua- Rapporto B'Tselem

B’Tselem.org

03.04.2010

http://www.btselem.org/english/water/20100324_international_water_day.asp


“La crisi dell’acqua”


24 marzo 2010: Giornata Internazionale dell’Acqua: Cronica carenza di acqua nella West Bank
dovuta alla suddivisione discriminatoria delle risorse in comune.



La Giornata Internazionale dell’Acqua, che le Nazioni Unite hanno celebrato per 17 anni, quest’anno è dedicata alla qualità dell’acqua, sottolineando l’importanza dell’acqua pulita e la necessità di una gestione sostenibile delle risorse idriche.



Per Israeliani e palestinesi, la falda acquifera proveniente dal Massiccio Acquifero è una risorsa idrica in comune. Essa è la fonte più estesa di acqua, della qualità più elevata, che si abbia in tutta l’area, dalla quale si originano annualmente 600 milioni di metri cubi di acqua. Israele detiene il controllo quasi totale della falda e sfrutta circa l’80 % della produzione per le proprie esigenze, lasciando il resto all’utilizzo da parte dei palestinesi.

La suddivisione discriminatoria ed ingiusta delle risorse idriche in comune genera una carenza cronica di acqua nella West Bank, ed è responsabile dei danni prodotti alla salute dei palestinesi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un consumo giornaliero minimo per persona di 100 litri. Il consumo giornaliero pro capite in Israele è di 242 litri nelle aree urbane e di 211 litri nelle comunità rurali (2007). In confronto, il consumo nella West Bank è di 73 litri pro capite (nel 2008). In alcuni distretti, il consumo è stato inferiore ai 37 litri (distretto di Tubas), ai 44 (distretto di Jenin) e ai 56 (distretto di Hebron).

A causa della carenza d’acqua, una consistente percentuale di abitanti della West Bank sono costretti a acquistare l’acqua da autocisterne a costi da 3 a 6 volte superiori al prezzo dell’acqua fornita dalla rete idrica. Secondo i dati del 2008 forniti dall’Autorità Palestinese dell’Acqua, più di 191.000 palestinesi che vivono in 134 villaggi e in piccole città, non sono collegati con una rete idrica. In molte altre parti della West Bank la fornitura di acqua tramite la rete idrica è limitata ad alcuni mesi dell’anno, in particolar modo durante l’estate. In queste comunità, i palestinesi sono costretti ad acquistare l’acqua da autocisterne gestite dalle autorità locali e, in molti casi, da rivenditori privati, nel qual caso non esiste alcun controllo sulla qualità dell’acqua.

Un altro problema grave consiste nell’inquinamento in corso della falda acquifera del Massiccio Acquifero dovuto agli scarichi di entrambi, dei palestinesi e degli israeliani. Un terzo degli scarichi delle colonie, 5,5 milioni di metri cubi all’anno, non è soggetto ad alcun trattamento e scorre direttamente nell’ambiente, in quanto le acque di scolo grezze ed il resto vengono trattate con sistemi scadenti. In aggiunta, la Municipalità di Gerusalemme riversa più di 10 milioni di metri cubi di acque luride ad est, nella West Bank e nel bacino del ruscello Kidron. Più del 90 % degli scarichi palestinesi, che ammontano a più di 50 milioni di metri cubi all’anno, se ne vanno allo stesso modo, senza alcun trattamento. In totale, gli scarichi di 2 dei 2,8 milioni abitanti della West Bank e di Gerusalemme Est non vengono trattati ed inquinano il Massiccio Acquifero.

Nei 40 anni trascorsi, Israele non si è curato del trattamento degli scarichi prodotti dalle colonie. In alcune colonie di lontana istituzione, non ci sono strutture di alcun tipo per il trattamento degli scarichi o le strutture per molti anni non sono state in funzione. Inoltre, fin dalla costituzione dell’Autorità Palestinese, Israele ha ritardato, in alcuni casi negato l’approvazione della costruzione di strutture addette al trattamento degli scarichi in città palestinesi della West Bank. In mancanza di una tale autorizzazione, i palestinesi non possono costruire gli impianti di trattamento. Dalla loro parte, i palestinesi non hanno trattato gli scarichi nelle aree rurali della West Bank, laddove vive la maggior parte dei palestinesi.

La suddivisione, fatta in modo discriminatorio, delle risorse idriche in comune viola il diritto dei palestinesi all’acqua, agli impianti igienici ed alla salute. La politica di Israele viola pure il diritto dei palestinesi di accedere ai mezzi di sostentamento, per i quali la carenza di acqua costituisce un ostacolo allo sviluppo dell’agricoltura, uno dei settori economici principali nella West Bank.

(tradotto da mariano mingarelli)

2 commenti:

Andrea ha detto...

l'Autorità palestinese ha in uso un terreno sulla costa mediterranea vicino alla città di Hadera per costruirvi un impianto di desalinizzazione dell'acqua, il quale, se in funzione, potrebbe fornire 100 milioni di metri cubi di acqua potabile all'anno...peccato che non lo abbiano mai voluto costruire!

Anonimo ha detto...

Forse Israele non ha dato il permesso.