martedì 14 febbraio 2012

IN RISPOSTA ALLA LETTERA DELLO SCRITTORE KHALIFA

---------- Forwarded message ----------
From: lorenz.news@yahoo.it
Date: Tue, 14 Feb 2012 01:33:27 +0100
Subject: [pace] La situazione in Siria: un mio lungo articolo che
sintetizza le principali notizie diffuse su questa newsletter
To: pace@peacelink.it

Siria, in risposta alla Lettera dello scrittore Khalifa



Dopo aver letto la “La lettera aperta agli scrittori di tutto il mondo”
dello scrittore Khaled Khalifa su Nazione Indiana,

qui
http://www.nazioneindiana.com/2012/02/09/lettera-aperta-agli-scrittori-di-tu
tto-il-mondo/#comment-162991

ho voluto creare dibattito mettendo in luce la disinformazione interessata
imperante nei media che contano, una vera propaganda mediatica impostata
sulla base della guerra psicologica, riportando numerose fonti di
controinformazione presenti nel web.

Perché? Perché Khalifa compie un’operazione pericolosa con quella lettera.
Scrive: “Nel corso della sua storia moderna, il mondo non ha mai visto un
coraggio e un valore come quelli mostrati dai rivoluzionari siriani nelle
nostre città e nei nostri paesi. Così come non ha mai assistito prima d’ora
a una connivenza e un silenzio simili, che ormai possono essere considerati
alla stregua di complicità nello sterminio della mia gente.” Parla di
sterminio e poco sopra di “genocidio”, che attribuisce tutto al regime di
Assad. Ma non è in atto un genocidio, i morti uccisi, stando anche alle
stime più alte (probabilmente sovrastimate) non superano i 5000, e una parte
non trascurabile di essi sono soldati regolari o irregolari. Khalifa
descrive i “rivoluzionari siriani” come gente che lotta a mani nude contro
una brutale repressione governativa e, dopo aver espresso rimostranze per il
poco aiuto avuto dai politici mondiali, chiede agli scrittori di ”mostrare
la vostra solidarietà al mio popolo con i mezzi che riterrete più
opportuni”. A che cosa possono portare queste parole, in un momento in cui
tutto il mondo non vede l’ora di mettere le mani sulla Siria, a scapito del
suo popolo, per lo più pacifico e NON rappresentato dai rivoluzionari
armati? Alla guerra, anzi, al peacekeeping, come s’usa eufemisticamente dire
oggi.

Il problema è che Khalifa non opera nessuna distinzione tra la protesta
iniziale, popolare democratica nonviolenta, rappresentativa di tutte le
fazioni siriane e diretta dal Coordinamento Nazionale Siriano per il
Cambiamento Democratico (CNSCD), e l’insurrezione armata condotta dal
cosiddetto Libero Esercito Siriano (LES), organismo collegato al Cns,
Consiglio Nazionale Siriano, formatosi a Istanbul per opera di un
fuoriuscito dal CNSCD. Che cos’è dunque il Cns?

Lo spiega molto bene in una intervista (FONTE 1) Ossamah Al Tawil, membro
del Comitato Esecutivo del CNSCD, quando dice: “Il Cns è composto di una
parte dell’opposizione siriana residente all’estero, non hanno nessun leader
all’interno della Siria, non sono autofinanziati, quindi sono stati
appoggiati dal Golfo Persico economicamente e dalla Turchia e dall’Occidente
logisticamente, quindi non sono indipendenti e la loro decisione non è
affatto libera. Abbiamo sperimentato questo fatto quando con loro e dopo un
mese di negoziati abbiamo raggiunto un accordo primario per unire tutta
l’opposizione, per unire anche gli sforzi contro il regime ed avere una voce
unica. L’accordo è stato firmato dal presidente del Cns, Burhan Ghalioun, e
precisava un punto molto importante: no a qualsiasi intervento militare
estero tranne delle forze di polizia militare che potrebbe essere richiesta
alla Lega Araba. E’ stato firmato l’accordo ma la sua validità è durato
esattamente 4 ore, il tempo dell’arrivo di Burhan Ghalioun in Turchia e da
lì è stato annunciato il rifiuto categorico dell’accordo. I motivi??
Senz’altro, non possono decidere da soli […]. Il Cns è composto nella sua
assoluta maggioranza dai Fratelli Musulmani, una parte liberale, pochissimi
curdi con alcune tribù del nord senza nessuna formazione politica. Ghalioun
ha negato la sua firma [al CNSCD] come l’ha negata successivamente al Cairo,
ed ha formato ad Istanbul il Cns senza neanche avvisare il Coordinamento. Io
stesso l’ho chiamato diverse volte prima di una nostra riunione a Berlino
come Coordinamento e mi ha assicurato la sua presenza, invece mi stava
raccontando delle bugie, solo per guadagnare tempo. Subito dopo la
formazione del Cns alcuni dei suoi esponenti appartenenti all’ala
conservatrice dei fratelli musulmani hanno dichiarato durante diverse
interviste televisive che hanno l’intenzione di seguire l’esempio libico.
Quindi è ovvio che noi non possiamo aderire ad una formazione voluta
dall’esterno, dalla minoranza assoluta dei siriani, sostenuta e finanziata
dall’esterno e soprattutto dal Golfo Persico che non rappresenta alcuna
garanzia di democrazia o di libertà.” Si tenga anche in considerazione che
gruppi di oppositori al regime di Assad legati ai fratelli musulmani sono
stati finanziati dagli USA fin dal tempo dell’amministrazione Bush (FONTE
2).

Appurato quindi che il Cns è un organismo etero-diretto da ogni punto di
vista (per decisioni prese, sedi logistiche, finanziamenti armi e alleanze
fatte), che non rappresenta il popolo siriano e nemmeno la sua parte attiva
nella protesta nonviolenta che chiedeva la democratizzazione del regime
coordinata dal CNSCD, e appurato che punta a una insurrezione armata in
stile Libia, resta da dire che il Cns, attraverso i suoi “osservatori sui
diritti umani” da Londra, il Sohr, e i cosiddetti “Comitati di coordinamento
locale”, è la fonte quasi esclusiva delle notizie pubblicate sui media che
accreditano la versione di una “rivolta a mani nude contro il dittatore”, la
stessa di cui parla lo scrittore Khalifa; a differenza dell’altra
opposizione del CNSCD, che vuole il negoziato e non accetta la lotta armata
né l’ingerenza, il Cns rifiuta ogni negoziato e mediazione (come il Cnt
libico, a suo tempo) e ha stretto in dicembre un patto di collaborazione (
drive-to-topple-syrias-assad.html?_r=1&pagewanted=all>
http://www.nytimes.com/2011/12/09/world/middleeast/factional-splits-hinder-d
rive-to-topple-syrias-assad.html?_r=1&pagewanted=all) con il cosiddetto
Esercito siriano libero (Free Syrian Army, LES).

Il Cns e soprattutto il LES, che potremmo considerare il braccio armato del
primo, rappresentano sul campo quello che i media occidentali e arabi
identificano con un unico soggetto, l’”opposizione armata”, gli “insorti”, i
“rivoluzionari”, annullando così dalla scena la gran parte del popolo
siriano, quella rappresentata dal CNSCD. Vediamo allora come si è formato il
Libero Esercito Siriano, LES.

Partiamo di nuovo dalle parole illuminanti di Ossamah: “Il numero di questi
soldati [disertori dell’esercito regolare] cresce piano piano e crescono
anche, ma in modo molto raro, gli ufficiali disertori finché non fugge un
certo colonnello detto “Alharmoush” e va in Turchia e da lì organizza questo
esercito che non superava a quei tempi più di 2000 soldati. “Alharmoush”
scopre che in Turchia c’è un altro progetto dei turchi e dei fratelli
musulmani, quindi rifiuta di collaborare e decide di tornare in Siria
clandestinamente per dirigere la lotta da lì. Ai turchi non piace questa
cosa, quindi lo consegnano ai servizi segreti siriani ed è stato ucciso in
una caserma qualche giorno fa. Subito dopo fa la stessa cosa un colonnello
di nome “Reyad Alasad” il quale tutt’ora è residente in Turchia e riceve gli
ordini dai turchi direttamente. Quindi possiamo dire che l’Esercito Libero
Siriano effettivamente non esiste, ma è gonfiato più del necessario dai
media del Golfo Persico. Non esiste perché non è un esercito in quanto i
gruppi dell’esercito devono comunicare tra di loro e devono essere
organizzati soprattutto quando ricevono ordini. In Siria non è affatto così,
ci sono gruppi diversi nelle diverse regioni, non hanno nessun canale di
comunicazione tra di loro e sono indipendenti completamente anche nella
strategia da seguire. Alcuni di loro addirittura hanno negato la leadership
del colonnello Alasad e considerano il suo esilio in Turchia un tradimento.
Ci sono altri gruppi armati dei nuovi salafiti che non accettano nessun
ordine, e ci sono altre persone armate per difendere le loro case e i loro
cari. Ci sono anche gruppi di Alqaeda mandati dall’Arabia Saudita. Quindi
l’esercito siriano libero, non è un esercito, non è libero e in parte non è
neanche siriano.” Un perfetto esempio di esercito di insorti etero-diretto.
In particolare, la parte del leone nel coordinare questa cosiddetta
opposizione armata la fanno la Turchia e le petromonarchie di Arabia e
Qatar.

Integriamo le notizie dateci da Ossamah con quelle della stampa degli
ultimissimi giorni, e ricaviamo questo quadro del LES: non un vero esercito,
ma un insieme di formazioni armate di ex soldati governativi e di gente
comune non coordinate, capeggiate da un leader non da tutti riconosciuto che
dà ordini dalla Turchia (su volere della Turchia, stando a Ossamah), e
comprendenti gruppi armati libici, jihadisti e qaedisti, e probabilmente
anche arabi, qatarini e inglesi. Vediamo le fonti: sulla presenza di inglesi
e qatarini ci sono il Debka, il Guardian (riportati ormai dai principali
quotidiani e tgcom). Sulla presenza di libici, e tra essi di ex qaedisti,
con un contingente di circa 600 unità, ci informa il Corriere del 10
febbraio con Olimpo, che avalla anche la presenza tra essi di “consiglieri”
qatarini e britannici: “La stampa di Bengasi ha celebrato la missione in
Siria da parte della “legione libica”, forse 600 uomini inviati a Damasco
per contribuire a destabilizzare il regime di Assad. «Non stupisce – scrive
il “Corriere” – che la missione di sostegno alla rivolta sia coordinata
dall’ex qaedista Abdelhakim Belhaj, figura di spicco della nuova Libia, e
dal suo vice Mahdi Al Harati», noto come agente della Cia “nonostante” la
sua militanza nell’organizzazione di Osama Bin Laden. Harati è in Siria
dalla fine di dicembre. G. Chiesa conferma sul Fatto, citando anche link a
quotidiani esteri
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/12/della-persia/190829/. Sulla
presenza di jihadisti c’è la fonte
li-007-americani-ne-sono-convinti/>
http://www.meridianionline.org/2012/02/11/e-se-in-siria-ci-fosse-al-qaeda-gl
i-007-americani-ne-sono-convinti/ che cita il abhat al-Nusra li-Ahl al-Sham
(il Fronte per la Protezione del Popolo Siriano), gruppo jihadista di
recente formazione in Siria salutato con entusiasmo da diversi forum
estremisti in rete; si aggiunga che i Fratelli musulmani di Giordania
incitano alla Jihad (guerra santa) contro il regime del presidente siriano
Bashar al Assad, affermando che si tratta di un «dovere islamico», lo si
legge in un comunicato pubblicato sul sito del movimento religioso. Sulla
presenza di Al Qaeda in Siria, non si hanno quasi più dubbi. Subito dopo le
dichiarazioni del leader di Al Qaeda, diffuse via video e riportate da ogni
media, a sostegno dei “leoni di Siria” e contro il regime “anti-islamico” di
Assad, fonti di intelligence americane riportano analisi secondo le quali
gruppi qaedisti hanno già compiuto almeno tre attentati stragistici in
Siria. Il Corriere riporta: “ Prima le stragi con gli attentatori suicidi a
Damasco e Aleppo. Poi un generale ucciso nella capitale siriana. Issa Al
Khouli è stato assassinato da tre uomini armati che lo hanno sorpreso mentre
si recava al lavoro, all’ ospedale militare. Un agguato che segnala un salto
di qualità, con scenari che inquietano la diplomazia. Perché adesso è emerso
il fattore Al Qaeda. Era lì, nascosto dalla «nebbia di guerra», e
volutamente ignorato per non frenare il supporto ai ribelli siriani…. Una
situazione che potrebbe allarmare i Paesi occidentali, decisi a sostenere la
rivolta in Siria. Serve cautela e la fuga di notizie, ispirata dagli 007, è
un avviso. Stiamo attenti a chi aiutiamo. Potrebbe accadere che americani,
con gli europei, si trovino a fianco degli islamisti. È avvenuto in
Afghanistan, poi in Bosnia, infine in Libia. Adesso lo schema torna in
Siria. C’ è poi un altro risvolto e riguarda l’ opposizione siriana nel suo
complesso. A Washington inquietano le divisioni tra i ribelli e la mancanza
di controllo da parte dei dirigenti in esilio. “
erale_siriano_co_8_120212010.shtml>
http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/12/Damasco_assassinato_gene
rale_siriano_co_8_120212010.shtml . In pratica, il Corriere, scrivendo che
l’elemento stragistico dentro l’opposizione armata era stato “volutamente
ignorato per non frenare il supporto ai ribelli siriani” svela, senza
neanche tanto pudore, come i media stiano compiendo propaganda a favore
dell’intervento armato occidentale con una campagna mediatica di guerra
psicologica. E non c’è bisogno di dire che quelle stragi ad opera di Al
Qaeda le aveva già decretate tali il governo siriano, che accusa il LES
anche di varie altri stragi, compresa quella di Homs, che tanto ha fatto
scattare in piedi l’opinione pubblica mondiale per il massacro, quando non
genocidio, che starebbe compiendo il regime di Assad (per non parlare
dell’attentato al giornalista francese G. Jacquier, sempre addebitato ad
Assad salvo poi addebitarlo agli insorti in una indagine di Le Figaro,
http://www.peacelink.it/editoriale/a/35504.html, e in un rapporto del capo
degli osservatori della Lega Araba).

Ma chi ha compiuto la strage di Homs? Con ogni probabilità entrambi gli
eserciti, quello regolare di Assad e il LES. Secondo il capo degli
osservatori della Lega Araba sarebbe stato il LES a iniziare il fuoco, e
l’esercito siriano a rispondere. Del resto, secondo il rapporto degli
osservatori della Lega Araba, FONTE 3, a Homs la Missione ha visto gruppi
armati commettere atti di violenza contro le forze governative, causando
morti e feriti nelle loro file […] e gli osservatori hanno notato che alcuni
dei gruppi armati stavano usando razzi e proiettili perforanti; […la
Missione ha anche] assistito ad atti di violenza commessi contro Forze
governative e civili, che hanno causato diversi morti e feriti. Esempi di
tali atti includono il bombardamento di un autobus di civili, che ha ucciso
otto persone e ferito altri, tra cui donne e bambini.” Silvia Cattori FONTE
4 ha intervistato civili presenti a Homs che affermano questo: “Sparano da
ogni parte.. vogliono uccidere.. I loro colpi hanno ucciso 20 militari che
si trovavano nel nostro quartiere (Hadara).. Sono loro che sparano e ci
bombardano. Li sente? Stanno bombardando il nostro quartiere proprio ora
[11,40 di domenica 5 febbraio]. Sparano e uccidono all'impazzata tanto gli
alauiti che i sunniti nei quartieri che controllano.” Silvia Cattori: Ma
quando dice «loro», a chi si riferisce? Risposta: Parlo dell'opposizione
armata contro Bashar [il presidente siriano Bashar Assad, n.d.t.]. Silvia
Cattori: Si sono viste immagini che mostravano oppositori davanti a decine
di corpi ricoperti da lenzuola bianche e si diceva che erano stati uccisi
nel quartiere di Khaldiyé. Quindi secondo lei erano corpi di civili e
militari uccisi dai gruppi armati? Risposta: Sì. Li hanno uccisi loro. Tra
questi corpi, persone del nostro quartiere hanno riconosciuto persone che
erano state rapite [2], alcuni da molto tempo. Molta gente è stata portata
via. I prelevamenti sono cominciati ad aprile. Silvia Cattori: Tra questi
corpi è stato riconosciuto qualcuno che lei conosceva? Il ministro degli
Esteri francese, Alain Juppé, ha parlato di 100 bambini uccisi a Homs
l'altro giorno.. Risposta: Parenti del mio quartiere hanno riconosciuto, tra
i cadaveri, una ventina di uomini che erano stati rapiti. Portavano segni di
torture. Non hanno potuto vedere tutti i corpi. Non hanno visto donne né
bambini tra i cadaveri. Hanno visto corpi di uomini, gente scomparsa, di
parenti, che presentavano sicuramente tracce di torture apparentemente
anteriori alla morte; hanno assicurato che questi uomini erano stati
prelevati tempo prima, che sembravano essere stati giustiziati, non uccisi
dalle cannonate.

E non ci sono solo queste fonti su stragi di civili a opera del LES, ce ne
sono altre sul campo, lontano da Homs, di liberi cittadini. Per esempio la
testimonianza di riportata da Marinella Correggia per il Manifesto: “Il
monastero di San Giacomo di Qara sta diffondendo le liste di “civili morti e
feriti per opera di bande armate e non nel corso di proteste”, frutto della
“violenza cieca di un’insurrezione sempre più manipolata”. Nomi, cognomi,
età, indirizzo e circostanze. Le fonti sono gli ospedali, le famiglie e la
Mezzaluna siriana (il cui segretario generale Abd al-Razzaq Jbeiro è stato
ucciso mercoledì scorso). Ecco i numeri. Fra marzo e inizi di ottobre, la
lista dei morti civili comprende 372 nomi, fra cui diversi bambini (il più
piccolo era Moutasim al-Yusef di tre anni, morto ad Haslah il 6 settembre),
donne (fra le quali Sama Omar, incinta, uccisa a Tiftenaz il settembre). La
lista dei feriti per il solo mese di ottobre e per la sola provincia di Homs
vede 390 nomi fra cui diversi bambini; il più piccolo, Ala Al Sheikh di
Qosseir aveva un anno e mezzo). Fra gli ultimi uccisi, il curato greco
ortodosso del villaggio di Kafarbohom. I cristiani starebbero abbandonando
interi quartieri soprattutto a Homs e Hama.”





In definitiva: cosa sta succedendo in Siria? Che il popolo, per lo più
pacifico e contrario ad Assad aveva iniziato una rivoluzione nonviolenta,
coordinata dal CNSCD; che Assad ha represso le manifestazioni nel sangue;
che in seguito alla repressione dal CNSCD si è formato fuori dalla Siria un
apparato, il Cns, eterodiretto, con il fine di ribaltare il regime di Assad
e un assembramento di tanti gruppi armati formati da ex soldati regolari, da
movimenti fondamentalisti riconducibili alla jihad islamica con apporti
libici e qaedisti, e probabilmente con l’appoggio di soldati di Qatar e GB.
Si è passati cioè dalla rivoluzione nonviolenta popolare alla
controrivoluzione armata etero-diretta, e quest’ultima è identificata,
purtroppo, dai media, con l’opposizione siriana al regime, con il popolo
siriano. Il popolo siriano, invece è solo, senza voce, strangolato e ucciso
da una guerra civile che ha una sola vittima e due carnefici, e il suo più
riconosciuto e rappresentativo organismo plaude al veto ONU di Cina e Russia
perché vuole una rivoluzione democratica progressiva, nonviolenta, e
soprattutto condotta dai siriani, pur con tutti i sacrifici, anche di vite
umane che comporta: saranno comunque minori di quelli che causerebbe una
guerra a opera di pochi elementi siriani e di molte potenze straniere.



Questa è la mia visione, in estrema sintesi, stante al 14 febbraio 2012
sulla situazione in Siria, una visione che si basa, ho la presunzione di
dire, solo sulle informazioni in mio possesso e sulla mia capacità critica
di discernimento e correlazione, nonché sulle deduzioni logiche; una visione
priva di pregiudizi e condizionamenti ideologici di alcun tipo, aperta alla
sua stessa revisione sulla base di nuove e illuminanti informazioni. Una
visione, questo sì, che parte da due valori: il rispetto della vita umana,
il diritto all’autodeterminazione di un popolo.







FONTI



FONTE 1

Ossamah Al Tawil membro del Comitato Esecutivo del Coordinamento Nazionale
Siriano per il Cambiamento Democratico ha rilasciato la seguente intervista
qualche giorno fa per www.ildialogo.org . Vive
in Italia da vent’anni, è italo-siriano, ha 40 anni, lavora come designer, è
stato perseguitato in Siria a 18 anni ed è rimasto in Italia perché
obiettore di coscienza. Gli abbiamo posto tutta una serie di domande come se
fossimo un lettore qualunque che non sa nulla della Siria e cerca di
acquisire le maggiori informazioni possibili per farsi una idea precisa
della realtà siriana. Le sue risposte sono precise ed articolate dimostrando
di conoscere bene quello di cui parla, fa denunce precise sia verso il
governo Assad, sia verso quei gruppi che, a suo dire, stanno fomentando lo
scontro armato in Siria con lo scopo di provocare un intervento armato
esterno delle grandi potenze. Parla a lungo del processo di formazione del
Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico (CNSCD) e del
Consiglio Nazionale Siriano (CNS) che dal coordinamento si è scisso dopo un
primo momento di unità. Racconta l’evolversi del movimento di opposizione ad
Assad. Spiega i motivi che stanno alla base della crisi siriana, il ruolo
dei Fratelli Musulmani, che sarebbero l’unica componente del CNS e la vera
natura del cosiddetto “Esercito Siriano Libero”; spiega il ruolo dei paesi
del Golfo Persico e quello delle emittenti tv da loro gestite


eCommenti_1328967644.htm>
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/noguerra/Notizie
Commenti_1328967644.htm



FONTE 2

Il 18 aprile scorso il Washington Post ha rivelato l’esistenza di rapporti
tra la Casa Bianca e gruppi dell’opposizione siriana
(http://www.washingtonpost.com/world/us-secretly-backed-syrian-opposition –
link ormai inattivo). La notizia si basava su documenti diplomatici diffusi
da WikiLeaks, secondo i quali gli americani avevano iniziato a finanziare
gruppi dissidenti siriani sotto la presidenza Bush che nel 2005 aveva rotto
i rapporti con Damasco. Il Dipartimento di Stato americano ha finanziato in
particolare il Movimento per la giustizia e lo sviluppo – composto da ex
membri dei Fratelli musulmani e considerato come «islamista moderato» – con
oltre 6 milioni di dollari tra il 2006 e il 2010. Questo movimento, che
possiede un canale televisivo satellitare situato a Londra, chiama
apertamente al rovesciamento del regime di Al-Asad.



Interessante è anche il caso dell’uccisione del giornalista Gilles Jacquier,
ovviamente imputata al regime di Assad, salvo poi spuntare la pista degli
insorti, come riportato da Le Figaro, e ora non se ne parla più. Si veda
qui:


http://www.peacelink.it/editoriale/a/35504.html



FONTE 3

Dal rapporto degli Osservatori della Lega Araba:

26. A Dera’a e Homs, la Missione ha visto gruppi armati commettere atti di
violenza contro le forze governative, causando morti e feriti nelle loro
file. In certe situazioni, le forze governative hanno risposto agli attacchi
condotti con forza contro di loro. Gli osservatori hanno notato che alcuni
dei gruppi armati stavano usando razzi e proiettili perforanti.

27. A Homs, Hama e Idlib, le missioni degli osservatori hanno assistito ad
atti di violenza commessi contro Forze governative e civili, che hanno
causato diversi morti e feriti. Esempi di tali atti includono il
bombardamento di un autobus di civili, che ha ucciso otto persone e ferito
altri, tra cui donne e bambini, e il bombardamento di un treno che
trasportava gasolio.

Rapporto osservatori internazionali della Lega Araba

http://www.peacelink.it/conflitti/a/35517.html



FONTE 4

S. Cattori http://www.silviacattori.net/article2800.html



FONTE 5

SIRIA. GUERRA MEDIATICA.

TERZA PUNTATA. La conta dei morti che nessuno fa: gli uccisi da bande armate
(metà gennaio)

Il monastero di San Giacomo di Qara sta diffondendo le liste di “civili
morti e feriti per opera di bande armate e non nel corso di proteste”,
frutto della “violenza cieca di un’insurrezione sempre più manipolata”.
Nomi, cognomi, età, indirizzo e circostanze. Le fonti sono gli ospedali, le
famiglie e la Mezzaluna siriana (il cui segretario generale Abd al-Razzaq
Jbeiro è stato ucciso mercoledì scorso). Ecco i numeri. Fra marzo e inizi di
ottobre, la lista dei morti civili comprende 372 nomi, fra cui diversi
bambini (il più piccolo era Moutasim al-Yusef di tre anni, morto ad Haslah
il 6 settembre), donne (fra le quali Sama Omar, incinta, uccisa a Tiftenaz
il settembre). La lista dei feriti per il solo mese di ottobre e per la sola
provincia di Homs vede 390 nomi fra cui diversi bambini; il più piccolo, Ala
Al Sheikh di Qosseir aveva un anno e mezzo). Fra gli ultimi uccisi, il
curato greco ortodosso del villaggio di Kafarbohom. I cristiani starebbero
abbandonando interi quartieri soprattutto a Homs e Hama.

Fra la pittura delle icone per la sopravvivenza del monastero, l’aiuto a
famiglie in difficoltà e le preghiere quotidiane, la superiora madre
Agnès-Mariam de la Croix sta pensando a un “bollettino settimanale che
risponda con fatti e nomi di vittime alle false liste di propaganda
dell’Osservatorio siriano dei diritti umani basato a Londra”. Quest’ultimo
per la conta dei morti è – insieme ai Cosiddetti Comitati di coordinamento
locale – la fonte quasi unica della stampa internazionale e dello stesso
Commissariato Onu per i diritti umani, che diffonde la cifra di cinquemila
morti attribuendoli alla repressione governativa. Qualcuno comincia a
dubitare dell’Osservatorio londinese che, dice la Madre, “spesso non dà nomi
e quando li dà non precisa che si tratta di uccisi da bande armate”. Secondo
le cifre governative, sono stati uccisi duemila fra poliziotti e soldati.

Palestinese di nazionalità libanese, Agnès-Mariam de la Croix si è attirata
gli strali della stampa francese (lei è francofona) che la accusa di essere
pro-regime. Vede l’urgenza della verità, per contrastare “un piano di
destabilizzazione che vuole portare a uno scontro confessionale e alla
guerra civile, gli uni contro gli altri, in un paese che è sempre andato
fiero della convivenza”. Nei mesi, il conflitto sembra essere passato “da
una rivendicazione popolare di riforme e democrazia a una rivoluzione
islamista con bande armate” (sostenuta dall’esterno, petromonarchie,
Occidente, Turchia). La Madre ha ospitato nel monastero una riunione di
oppositori disponibili a un dialogo nazionale, e ha anche mediato con
l’esercito perché allentasse la pressione sugli abitanti di un villaggio.

Un gruppo di giovani siriani ha iniziato un analogo lavoro di indagine e
“controinformazione”. Hanno creato un “Osservatorio siriano sulle vittime
della violenza e del terrorismo” (Sovvt) e faranno indagini sul campo per
preparare dossier e documenti.

Fanno strage, oltre ai colpi di arma da fuoco, gli ordigni esplosivi. Come
quello che tra Ariha e Al Mastouma (provincia di Idlib) ha ucciso sei operi
tessili ferendone altre sedici mentre viaggiavano sull’autobus aziendale.
Vari altri cittadini sono rimasti vittime di un ordigno vicino a Majarez.
Colpita alla testa su un altro bus aziendale una ingegnere di Maharda è
morta per le ferite. Undici passeggeri sono morti e tre sono rimasti feriti
su un autobus civile a Homs, attaccato da armati.

L’agenzia stampa ufficiale Sana riferisce quotidianamente di agenti uccisi o
feriti, rapimenti, esplosioni di ordigni che prendono di mira infrastrutture
pubbliche (treni, linee elettriche, strade), disinnesco di esplosivi e
sequestri di armi pesanti.

Marinella Correggia

Pubblicato sul Manifesto online il 27/01/2012

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