lunedì 13 febbraio 2012

Bahrain una "primavera araba" dimenticata

BAHRAIN: VIGILIA TESA PER ANNIVERSARIO RIVOLTA
Negli ultimi giorni polizia e servizi segreti sono tornati ad usare il pugno di ferro contro la «primavera nel Golfo» che la comunità internazionale finge di non vedere. Sabato scorso è stata arrestata ed espulsa l’attivista palestinese-americana Huwaida Arraf

MICHELE GIORGIO

Roma, 13 febbraio 2012, Nena News – Si aggrava la situazione in Bahrain. Le forze di sicurezza della monarchia (assoluta) appoggiate dalle truppe saudite, entrate nel paese un anno fa, sono impegnate ad impedire, con il pugno di ferro, le iniziative del movimento popolare per democrazia e diritti. Iniziative che culmiranno domani in una manifestazione a Manama di migliaia di bahraniti per il 14 febbraio, anniversario della rivoluzione repressa nel sangue (un mese dopo). Gli attivisti bahraniti intendono dare vita ad una tendopoli per chiedere l’elezione di un parlamento «vero». Richiesta già respinta dalla monarchia che non vuole cedere i suoi poteri ma attuare solo cambiamenti cosmetici.

La mano pesante dei servizi di sicurezza del re sunnita Hamad al Khalifa – che regna su una maggioranza formata da sciiti – si fa sentire anche sugli stranieri. Negli ultimi giorni diversi reporter e attivisti dei diritti umani sono stati respinti all’arrivo all’aeroporto di Manama. Sabato due straniere, l’avvocato palestinese americana Huwaida Arraf e Radhika Sainath – entrambe attive con “l’International solidarity movement” nei Territori occupati palestinesi -, sono state arrestate nei pressi della Standard Chartered Bank di Manama (il fermo è stato filmato e messo in rete http://yfrog.com/nfzg5z) mentre partecipavano ad una manifestazione pacifica. Arraf e Sainath, espulse ieri mattina, si trovavano in Bahrain per partecipare come monitors alle attività della “Witness Bahrain initiative”. Testimoni hanno riferito che le due donne sono state state circondate dagli agenti e percosse prima di essere spinte con la forza nelle jeep della polizia. Sabato sera le autorità hanno anche oscurato il sito della “Witness Bahrain initiative” (http://www.witnessbahrain.org ) e altri media legati alle proteste popolari. «La polizia anche ha disperso con la forza le manifestazioni dirette verso la Piazza della Perla (dove l’anno scorso si concentrò la protesta contro la monarchia, ndr) ma la repressione non fermerà chi vuole democrazia e uguaglianza tra tutti i cittadini», prevede Nabil Rajab, direttore del Centro bahranita per i diritti umani. Per il governo la polizia avrebbe risposto alla «violenza dei dimostranti».

Ma sabato a Manama è stato anche il giorno delle squadracce “Fateh” (conquistatori) che, attraverso contromanifestazioni a Manama e in altre località del piccolo arcipelago, tentano di intimidire chi protesta contro il re. E intendono anche ribadire il dominio dei sunniti giunti 200 anni fa dalla penisola arabica in Bahrain da «conquistatori». Due giorni fa i “Fateh” sfilavano per le vie del centro della capitale sventolando le bandiere dell’Arabia saudita, per sottolineare i legami strettissimi con Riyadh che un anno fa arrivò in soccorso di re Hamad. «La monarchia fa di tutto per alimentare il conflitto tra sunniti e sciiti e denuncia le manovre dell’Iran ma quella bahranita è una società cosmopolita, aperta al mondo esterno, formata da giovani che guardano ad un futuro migliore. In piazza a chiedere riforme e diritti ci vanno tutti: musulmani, cristiani, bahai, uomini e donne», spiega la sunnita Reem Khalifa, la giornalista più nota del Bahrain. «Questa non è una rivoluzione sciita ma la rivoluzione di tutti i cittadini. Purtroppo la comunità internazionale non vede il Bahrain e non ci offre il sostegno che ci occorre per spingere il re ad approvare le riforme».

Più che alla comunità internazionale Reem Khalifa dovrebbe rivolgere le sue critiche all’Europa e, soprattutto, agli Stati Uniti, protettori del fedele alleato re Hamad che ospita in Bahrain la base della V Flotta americana, una delle più importanti perchè di fronte all’Iran. Michael Posner, sottosegretario di stato Usa per i diritti umani, a proposito dell’aumento della tensione in Bahrain si è limitato ad esortare la monarchia a rinunciare «ad un uso eccessivo della forza» contro i dimostranti. Nena News

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