martedì 7 febbraio 2012

Vederci chiaro sulla Siria

I nostri mezzi di informazione o disinformazione che è più corretto, compreso rai 3 continuano a dare notizie false e distorte su ciò che avviene in Siria. Sembra ripetersi la stessam strategia usata per la Libia. Nessuno ha preso in considerazione le informazioni degli osservatori della lega Araba, forse perchè sono arabi? Si continua a screditare il veto di Russia e Cina come se fosse una calamità e non invece una benedizione, meno male che c'è un argine ai piani occidentali guerrafondai, piani che certamente non sono interessati al bene della popolazione siriana la quale resta tra due fuochi e se non ci fosse il veto rischierebbe anche peggio.




Siria: ma cosa hanno visto davvero gli osservatori della Lega Araba?

All’indomani del secondo veto, da parte di Cina e Russia, sulla proposta di risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu contro il governo di Bashar Assad, ecco una sintesi del rapporto della missione di osservatori inviati dalla Lega Araba, tra il 24 dicembre 2011 e il 18 gennaio 2012.

di Giovanni Andriolo

La relazione, in realtà, è firmata dal capo della missione, il luogotenente generale sudanese Muhammad Ahmad Mustafa Al-Dabi, che non si limita a descrivere la situazione che gli osservatori hanno riscontrato nel paese, ma sottolinea anche le carenze e le pecche che la missione stessa presentava, soprattutto nella scelta degli uomini impiegati e dei mezzi a disposizione.
Al-Dabi offre un quadro completo dei circa 25 giorni di missione, sottolineando gli eccessi di violenza sia delle forze governative che dei diversi gruppi di opposizione.
In questo modo, il rapporto riconduce su un livello più equilibrato la descrizione della situazione siriana, finora spesso distorta e manipolata dalle descrizioni dei principali mezzi di informazione internazionali: anche questo è un elemento più che evidenziato nella sua relazione.
La missione della Lega Araba, composta da 166 osservatori provenienti da 13 paesi arabi e da sei importanti organizzazioni arabe, conferma, oltre alle pratiche di uso della forza da parte delle forze governative, anche l’esistenza di una “entità armata” che opera all’interno del paese, e riconosce inoltre che “gruppi armati dell’opposizione”, sono coinvolti in atti di violenza, le cui vittime sono in diversi casi i cittadini stessi.
Gli osservatori si sono dislocati nel territorio siriano identificando 15 zone, e concentrandosi a gruppi su ognuna di queste.
Tra i punti più interessanti riportati dal rapporto, c’è il racconto dell’arrivo della missione a Homs, dove gli osservatori hanno riscontrato il sabotaggio - da parte di “gruppi armati” - di strutture governative e civili, così come la carenza di cibo provocata dal blocco imposto dai "ribelli".
Tuttavia, a Latakia e Deir-Al-Zor, la missione ha subito un attacco da parte dei lealisti del governo, episodio che è stato prontamente denunciato e di cui le autorità di Damasco si sono ufficialmente scusate, assicurando che l’avvenimento non era premeditato.
A Homs e Dera’a, due delle città più 'calde', la missione ha osservato “gruppi armati” mentre commettevano atti di violenza contro le forze governative, fino a uccidere alcuni agenti, così come casi di risposta altrettanto violenta da parte dell’esercito.
La missione ha notato che alcuni “gruppi armati” usavano proiettili così potenti da trapassare i mezzi corazzati.
A Homs, Idlib e Hama gli osservatori hanno assistito ad atti di violenza contro le forze governative e contro i civili stessi, che hanno provocato morti e feriti.
Ad esempio, "l’attacco a un autobus di civili, che ha causato la morte di otto persone e ne ha ferite molte altre, tra cui donne e bambini, e quello a un treno che trasportava gasolio. In un altro incidente a Homs, un mezzo della polizia è stato fatto esplodere e due agenti sono rimasti uccisi. Una gasdotto e alcuni piccoli ponti sono stati fatti saltare in aria".
La missione ha notato inoltre che diverse fonti hanno riportato notizie di esplosioni e violenza in alcune località: una volta raggiunti tali luoghi, gli osservatori non hanno però riscontrato nessun segno evidente degli eventi denunciati.
Al-Dabi sottolinea poi come spesso i media abbiano esagerato la natura delle violenze e il numero dei decessi in diverse città.
Per quanto riguarda il numero dei detenuti nelle carceri siriane, così come il numero dei prigionieri rilasciati dopo la recente amnistia concessa da Assad, il rapporto evidenzia la più totale incongruenza tra i dati forniti da organismi situati fuori dal territorio siriano, quelli del governo e quelli raccolti dalla missione stessa.
Al-Dabi denuncia poi il tentativo ripetuto da parte del governo siriano di limitare la capacità di movimento degli osservatori in alcuni territori e di concentrare la loro attenzione su determinate questioni di suo interesse.
Tuttavia, Al-Dabi assicura che l‘esito della missione non ha subito influenze da questi tentativi.
In conclusione, la missione denuncia l’esistenza di una “entità armata” in Siria non menzionata in nessun altro protocollo, ma senza indicarne l'origine, sottolineando però che se anche fosse sorta proprio a causa dell’eccessivo uso della violenza da parte delle forze governative, dall’altro questa "entità" sta dimostrando comunque di poter reagire con pari forza, causando anche danni a civili innocenti.
Siria: ma cosa hanno visto davvero gli osservatori della Lega Araba?
7 febbraio 2012

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