domenica 20 giugno 2010

DEPORTAZIONI

I palestinesi della Cisgiordania trasformati in profughi nel loro stesso paese
Giovedì 17 Giugno 2010 08:23 Mel Frykberg
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11/05/2010


Il giornalista Mel Frykberg racconta i casi delle prime vittime di un’ordinanza contro i cosiddetti “infiltrati” emessa dall’esercito israeliano in Cisgiordania; tale ordinanza potrebbe colpire migliaia di palestinesi che sono nati a Gaza, ma che si sono trasferiti anni fa per vivere in Cisgiordania, dove adesso si trovano le loro famiglie

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Diversi palestinesi hanno eretto una tenda di protesta nella terra di nessuno situata a nord della Striscia di Gaza, vicino al valico di Erez al confine con Israele, per protestare contro la loro deportazione dalla Cisgiordania occupata a Gaza, dove le autorità di Hamas gli hanno negato l’ingresso.

È possibile che altre decine di migliaia di palestinesi si troveranno in una situazione simile nel prossimo futuro. Ciò deriva da una nuova e radicale ordinanza militare israeliana che permette l’espulsione dei palestinesi o degli stranieri che secondo Israele si trovano in Cisgiordania illegalmente come “infiltrati”.

Fadi Azameh, diciannovenne di Hebron, nella Cisgiordania meridionale, è stato arrestato presso il suo posto di lavoro dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) alcuni giorni fa, e poi trattenuto brevemente in una base militare prima di essere espulso a Gaza.

Azameh è nato a Gaza, ma la sua famiglia ha lasciato il territorio costiero e si è stabilita in Cisgiordania 12 anni fa. Egli non era più tornato laggiù da allora.

Anche Ahmed Sabah, un prigioniero di 40 anni proveniente da Tulkarem, una città della Cisgiordania settentrionale, è stato deportato a Gaza dopo aver scontato un lungo periodo di detenzione in un carcere israeliano.

Sua moglie e suo figlio, che egli non ha più visto da quando il ragazzo era piccolo, sono stati informati che Sabah non avrebbe preso parte alla gioiosa riunione che essi avevano organizzato per lui, dopo che egli era già stato rilasciato a Gaza.

I due palestinesi si stanno rifiutando di abbandonare la tenda, e hanno invocato un intervento internazionale in merito al loro caso.

La autorità di Hamas, da parte loro, hanno affermato che non vogliono ammetterli a Gaza poiché ciò incoraggerebbe Israele a procedere con questa politica.

L’ordinanza contro gli “infiltrati” potrebbe colpire migliaia di palestinesi in Cisgiordania, che sono nati a Gaza – o quelli i cui documenti di identità sono stati emessi a Gaza – ma che si sono trasferiti anni fa per vivere in Cisgiordania, dove adesso si trovano le loro famiglie così come i loro luoghi di lavoro e di istruzione.

I documenti di identificazione palestinesi, sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, sono formalmente emessi dall’Autorità Palestinese (ANP), ma Israele controlla i registri dell’anagrafe e deve approvare la maggior parte delle modifiche, compreso il trasferimento da Gaza alla Cisgiordania.

Migliaia di altri palestinesi provenienti dalla Giordania e dall’estero, che si sono riuniti alle loro famiglie nei Territori palestinesi controllati da Israele, potrebbero essere colpiti da questa ordinanza.

Molti di coloro che sono originari della Giordania hanno sposato donne della Cisgiordania e si sono trasferiti nel territorio palestinese, dove successivamente hanno messo su famiglia.

Anche altri palestinesi con passaporti stranieri che hanno aperto un’attività, creando opportunità di lavoro in un’area in cui la disoccupazione resta sempre alta, rischiano la deportazione.

Rischiano di essere presi di mira anche i cittadini stranieri che non sono di origine palestinese e che non dispongono del visto israeliano.

Israele ha cercato di prendere severi provvedimenti contro gli attivisti stranieri filo-palestinesi e contro coloro che lavorano con le organizzazioni non governative.

I lavoratori stranieri delle ONG di stanza nei territori palestinesi si sono lamentati della difficoltà di ottenere il rinnovo dei loro permessi di lavoro e di soggiorno dalle autorità israeliane.

La nuova ordinanza militare di Israele si applica persino all’Area C della Cisgiordania, che in base agli Accordi di Oslo del 1993 ricade sotto il pieno controllo civile e militare dell’ANP.

I critici di Israele hanno sostenuto che Tel Aviv stia cercando di consolidare la spaccatura geografica e politica tra la Cisgiordania controllata dall’ANP e la Striscia di Gaza controllata da Hamas. Altri dicono che questo potrebbe essere un precedente per una pulizia etnica della Cisgiordania.

Gli israeliani dell’ala estremista di destra hanno appoggiato a lungo l’espulsione dei palestinesi dalla Cisgiordania in Giordania, la quale secondo loro è il “vero stato palestinese”.

Numerose organizzazioni israeliane e palestinesi per la difesa dei diritti umani hanno scritto al ministro della difesa israeliano, Ehud Barak, chiedendo il rinvio dell’attuazione dell’ordinanza in attesa di “una seria ed aperta discussione sulla faccenda”.

Il gruppo israeliano per i diritti umani HaMoked afferma che la nuova ordinanza è intesa a fornire un meccanismo “che bypassi la Corte Suprema”, facilitando la deportazione in futuri casi analoghi.

“L’esercito deve presentare i candidati per la deportazione innanzi alla commissione entro otto giorni, mentre essi possono essere deportati senza controllo giuridico entro 72 ore. Allo stesso tempo, ai candidati per la deportazione non è permesso appellarsi alla commissione, e a nessun tribunale, durante questi otto giorni”, afferma HaMoked.

La Quarta Convenzione di Ginevra impone una proibizione totale della rimozione coatta dei civili dalle loro abitazioni. Infrangere questa proibizione è ritenuta un grave violazione della Convenzione.

Nel frattempo, aumenta costantemente il numero dei cittadini di Gaza che sfidano le “no-go zones”, le zone di sicurezza israeliane alle quali è vietato l’accesso lungo i confini di Gaza con Israele. Essi continuano ad essere feriti e uccisi nel momento in cui provano ad accedere ai loro terreni agricoli, molti dei quali sono situati nelle fertili zone lungo il confine.

Una decina di giorni fa, Ahmed Deeb, un ragazzo ventunenne di Gaza, è morto dissanguato dopo che i soldati israeliani gli avevano sparato a una gamba, lacerandogli l’arteria femorale con un proiettile “dum dum”, che al momento dell’impatto si frammenta all’interno del punto colpito.

La settimana precedente, anche la ventottenne cittadina maltese Bianca Zammit era stata colpita a una gamba mentre filmava una delle sempre più frequenti proteste nonviolente contro le auto-dichiarate “zone cuscinetto” di Israele.

In un altro incidente, in cui cittadini di Gaza sono morti mentre cercavano un modo per poter vivere, quattro operai che lavoravano ai tunnel sono stati uccisi, e altro sono stati ricoverati in gravi condizioni, nella parte meridionale della Striscia di Gaza, dopo che le forze di sicurezza egiziane avevano gettato esplosivi in alcune delle gallerie per il contrabbando che collegano Gaza alla penisola del Sinai.

A causa del paralizzante blocco economico imposto da Israele – in collaborazione con gli egiziani – all’enclave costiera, i tunnel rappresentano una fonte di approvvigionamento vitale dei generi di prima necessità di cui il territorio impoverito di Gaza ha un disperato bisogno.

Lavorare nei tunnel fornisce ai poveri di Gaza un mezzo di sostentamento, in un’area in cui la disoccupazione è dilagante.

Mel Frykberg è un giornalista australiano; è corrispondente dalla Palestina per l’Inter Press Service

1 commento:

Andrea ha detto...

Netanyahu ha fatto ciò che gli chiedeva la comunità internazionale, e tu non dici niente? Non sei felice, o sai solo sbavare veleno pacifinto?