martedì 8 giugno 2010

Sete

Israele/Territori palestinesi occupati: pretendiamo una goccia di dignità!
Data di pubblicazione dell'appello: 27.10.2009
Status dell'appello: attivo

Discriminazione nell'accesso all'acqua nei Tpo © Shabtai Gold/IRIN
Discriminazione nell'accesso all'acqua nei Tpo © Shabtai Gold/IRIN

La mancanza di accesso all'acqua pulita e potabile è un problema di vecchia data per la popolazione palestinese dei Territori palestinesi occupati (Tpo), soprattutto come risultato di politiche e pratiche discriminatorie da parte di Israele da quando ha preso il controllo dei Tpo nel 1967. Il consumo giornaliero di acqua dei palestinesi arriva a 70 litri, meno di un quarto della quantità usata da ogni israeliano, inclusi i coloni che vivono nei Tpo.

L'accesso alle risorse idriche per i palestinesi nei Tpo, sotto il controllo di Israele e non soddisfa i loro bisogni né non costituisce una distribuzione giusta e adeguata delle risorse idriche comuni. Dell'acqua che Israele permette di gestire all'Autorità palestinese, un terzo (circa il 34 per cento) si perde in fuoriuscite a causa di reti vecchie e inefficienti, che non possono essere sostituite e modernizzate a causa delle restrizioni sui movimenti dei palestinesi e di altri ostacoli imposti da Israele, inclusa la condizione che i permessi, persino per i piccoli progetti di sviluppo, devono essere rilasciati dall'esercito israeliano.


L'impatto delle restrizioni israeliane e i ritardi nell'ottenimento dei permessi, ammmesso che vengano accettati, sono stato ampiamente documentati dalle Ong locali e internazionali e dalle agenzie delle Nazioni Unite che sono state coinvolte o che hanno contribuito a progetti nel settore idrico nei Tpo. I donatori internazionali hanno per lo più sostenuto i costi dei progetti sull'emergenza idrica nei Tpo, riparando le infrastrutture idriche danneggiate o distrutte dagli attacchi militari israeliani oppure fornendo servizi idrici e sanitari di emergenza ai palestinesi, le cui case e proprietà sono state distrutte o che non hanno accesso ad adeguate forniture idriche. Comunque, i finanziatori internazionali sono generalmente riluttanti a rendere pubblici i problemi che devono affrontare nell'implementazione di specifici progetti su questo problema o in qualsiasi altro campo, consci che ciò porterà le autorità israeliane a imporre ulteriori ostacoli.

Circa 180.000-200.000 palestinesi che vivono nelle comunità rurali della Cisgiordania non hanno accesso all'acqua corrente. Alcuni sopravvivono con meno di 20 litri al giorno, equivalenti al livello minimo raccomandato per evitare epidemie. Persino in paesi e villaggi raggiunti dalla rete idrica i rubinetti spesso sono asciutti, a volte anche per settimane, se non per mesi. In tempi di scarsità d'acqua i palestinesi la comprano da fornitori privati con autobotti, ma questa è costosa e spesso di bassa qualità.

A Gaza l'unica risorsa idrica, la parte meridionale della falda acquifera costiera, è in esaurimento e contaminata; infatti, più del 90 per cento della fornitura d'acqua è inutilizzabile per uso domestico. Il blocco israeliano di Gaza impedisce l'ingresso di materiale per la costruzione e la riparazione di impianti idrici di cui c'è disperatamente bisogno. Questo ha peggiorato la situazione già di per sé drammatica.

La scarsità d'acqua ha impedito lo sviluppo sociale ed economico dei palestinesi che vivono nei Tpo e ha portato a violazioni del loro diritto ad avere un adeguato standard di vita, incluso il diritto all'acqua, al cibo, all'assistenza sanitaria, al lavoro e a un alloggio adeguato.
[firma l'appello]

Professor Uri Shani,
Head of the Israel Water Authority
Israel Water Authority
Hamisgar Street 14
PO Box 20365

1 commento:

Andrea ha detto...

I palestinesi di Gaza sono nutriti, dissetati, mantenuti da Israele e il loro problema non è la fame e la sete ma Hamas che li rende schiavi e che ne ammazza qualcuno ogni secondo giorno!