lunedì 28 giugno 2010

La legge del più forte (o della giungla) trionfa

GAZA, NELL’OBLIO MORTI MAVI MARMARA
ANALISI – E’ passato meno di un mese dall’uccisione dei 9 attivisti turchi da parte dei commando israeliani e il governo Netanyahu si e' già messo alle spalle le critiche internazionali. L’«Intifada delle navi» pare già finita. Riprende bombardamento Gaza, due i morti palestinesi

Roma, 25 giugno 2010, Nena News – Sono rimasti delusi coloro che il 31 maggio, dopo il sanguinoso blitz israeliano contro le navi della Freedom Flotilla, credevano che l’accaduto avrebbe messo nell’angolo il governo di Benyamin Netanyahu costringendolo a revocare totalmente l’assedio che Israele mantiene da tre anni sulla Striscia di Gaza.

A meno di un mese dall’uccisione dei nove attivisti turchi sulla nave Mavi Marmara, Israele ha capito di essersi messo alle spalle anche questa crisi e di aver spento le critiche internazionali per la sua azione armata in acque internazionali contro un convoglio navale civile, assimilabile ad un atto di pirateria. Stati Uniti ed Europa, con l’Italia in testa, hanno ancora volta scelto di silurare il rispetto della legalità internazionale e di garantire allo Stato di Israele piena immunità. Lo stesso era accaduto dopo la devastante offensiva «Piombo fuso» (dicembre 2008 -gennaio 2009) e la presentazione del rapporto Goldstone sui crimini di guerra commessi da Israele nella Striscia.

L’Amministrazione Obama in sede di Consiglio di Sicurezza e del Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, ha sabotato la possibilità di una inchiesta internazionale indipendente sulla strage del Mavi Marmara consentendo a Israele di formare una sua commissione – che, peraltro, non svolgerà indagini vere e proprie sull’uccisione dei nove cittadini turchi – che ha raccolto immediati consensi e applausi anche dal ministro degli esteri italiano Franco Frattini e dal Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, in visita nei giorni scorsi in Israele. Quest’ultimo, difensore in Italia, almeno in apparenza, della Costituzione contro le picconate berlusconiane, in Medio Oriente ha abbracciato in modo acritico la posizione di Tel Aviv, tralasciando l’avvenuta gravisissima violazione di leggi e convenzioni internazionali.

A Benyamin Netanyahu è bastato annunciare – su suggerimento del suo consigliere occulto (ma neanche tanto), l’inviato del Quartetto Tony Blair – un alleggerimento del blocco di Gaza per soddisfare le blande pressioni giunte dall’Europa. E, su proposta del ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman, Frattini presto potrebbe addirittura guidare una delegazione di ministri dell’Ue allo scopo di confermare la tesi israeliana: a Gaza non si muore di fame quindi l’assedio può andare avanti.

I morti del Mavi Marmara, tra i quali un ragazzo di 19 anni, sono già precipitati nell’oblio, dimenticati coscientemente da buona parte dei leader mondiali. E sotto l’urto dei pesanti avvertimenti israeliani (e americani), si è placata anche l’«Intifada delle Navi» mentre il premier turco Erdogan ha abbassato il tono delle accuse a Tel Aviv. Appena due settimane fa venivano date sul punto di salpare per Gaza almeno una dozzina di navi di vari paesi, in sfida al blocco navale imposto da Israele. Dal Libano, ad esempio, era attesa la «Mariam», una nave con a bordo soltanto donne. Dall’Iran la Mezzaluna Rossa annunciava la partenza di due imbarcazioni cariche di aiuti per la popolazione palestinese. Quelle navi sono improvvisamente scomparse, sparite di fronte alle «esigenze» della realpolitik e alla legge del più forte. «Non vogliamo che la questione degli aiuti a Gaza sia strumentalizzata – ha provato a giustificarsi Hossein Sheikholeslam, segretario generale della conferenza iraniana per il sostegno all’Intifada palestinese – perchè quello che ci interessa di più e prima di tutto è che il blocco sia sollevato. Invieremo aiuti con altri mezzi, senza che sia fatto il nome dell’Iran». Non desterebbe sorpresa perciò l’annuncio nei prossimi giorni della sospensione dei preparativi della Flotilla 2, da parte della Ong turca IHH.

E’ tutto alle spalle, tutto nella normalità. Il blocco di Gaza resta in piedi, incluso quello navale che pure l’Ue aveva chiesto a Netanyahu di revocare. E sono anche ripresi i bombardamenti aerei della Striscia. L’aviazione israeliana ha compiuto la scorsa notte quattro attacchi, a Jabaliya e Beit Lahiya e più a sud a Rafah, nei quali sono rimasti uccisi almeno due palestinesi, sorpresi dalle bombe all’interno di un tunnel sotterraneo tra Gaza e l’Egitto. Gravi i danni a diverse abitazioni. Il portavoce militare israeliano ha parlato di «risposta» al lancio di razzi artigianali palestinesi, gran parte dei quali però sono caduti all’interno del territorio di Gaza. (Nena News).

1 commento:

Andrea ha detto...

Gaza riceve una massa d'aiuti pari a quella di tutta l'Africa messa assieme