lunedì 28 giugno 2010

Ancora demolizioni a Gerusalemme

Demolendo case sulle orme di Re David
Il Comune di Gerusalemme ha approvato lunedì la demolizione di 22 case di famiglie palestinesi nel quartiere di Silwan a Gerusalemme Est.
di Barbara Antonelli



Il Comune di Gerusalemme ha approvato lunedì la demolizione di 22 case di famiglie palestinesi nel quartiere di Silwan a Gerusalemme Est. Ma le case a rischio sono 88. Per far posto al faraonico progetto del Giardino del Re, un parco archeologico con negozi, un centro di accoglienza turistico, gallerie d'arte e percorsi guidati.



Il sindaco Nir Barkat aveva varato il piano già mesi fa, per poi sospenderlo su richiesta del Primo Ministro israeliano Netanyahu che aveva proposto di consultare i residenti all'ultimo minuto. Lunedì il comitato di pianificazione e costruzione del municipio di Gerusalemme ha dato il via libera alla demolizione di 22 su 88 case palestinesi, nell'area di Al- Bustan, che Israele chiama Gan Hameleh o giardino del Re, perché qui sorgerà il King's garden, uno spazio archeologico a cielo aperto con negozi, gallerie d'arte, ristoranti, proprio sul luogo dove - secondo la tradizione biblica - Re David avrebbe scritto i salmi.
Poco più in là sorge già la Città di David, un'area archeologica visitata ogni anno da centinaia di migliaia di turisti, proprio ai piedi della città vecchia a pochi passi dal muro del pianto. La Città di David è situata nel cuore di Silwan ed è qui che i resti dell'antica Gerusalemme sono stati scoperti. Si dice che Re Salomone avrebbe costruito la cittadella sul picco più alto della collina. Nonostante alcuni scavi fossero stati iniziati dall'esploratore inglese Charles Warren a metà del XIX secolo, la Città di Davide è rimasta intatta fino al 1967, quando Israele occupando Gerusalemme Est ne ha preso il controllo. Elad, un'impresa immobiliare privata che per anni non ha voluto dichiarare chi fossero i nomi dei soci ne' dei fondatori, ha in gestione e finanzia la Citta' di David; sempre la stessa Elad dal 1991 ha iniziato ad acquistare proprietà nel quartiere arabo soprattutto a Wadi Helweh e Al Bustan (acquisendo dal Fondo nazionale Ebraico terra e proprietà trasferita nelle mani delle autorità israeliane per la legge sulla proprietà degli assenti), incoraggiando l'arrivo della presenza di famiglie ebraiche. Oggi a Silwan vivono circa 50.000 palestinesi contro circa 300 coloni ebrei.

Archeologia ad uso politico. "Chi controlla il passato, controlla il futuro, chi controlla il presente, controlla il passato", scriveva George Orwell nel 1984. Sfruttando l'archeologia, Elad ha tentato, riuscendoci, nel corso di tutti questi anni di riprendere il controllo dell'area e ristabilire una presenza ebraica. "Già soltanto denominando l'area "Città di David" si vuole dare l'idea che Silwan e la Città di David siano due aree separate", spiega Yonathan Mizrachi un archeologo israeliano che dal 2007 insieme ad altri archeologici propone tour alternativi a quelli organizzati dalla stessa Elad. "L'archeologia viene utilizzata per rafforzare l'identificazione del sito come appartenente esclusivamente alla tradizione ebraica. Inoltre perché se l'archeologia è un bene comune, e va preservato, c'è bisogno di torrette di appostamento, recinzioni e un tornello di sola uscita dal parco, senza che i residenti palestinesi possano liberamente accedere al sito?"

Da oltre 10 anni Elad porta avanti degli scavi sotterranei, con la scusa di "salvaguardare" resti archeologici. Scavi a porte quasi chiuse, i cui risultati scientifici non sono stati finora resi pubblici e che sarebbe impossibile condurre senza la connivenza del governo israeliano e dell'autorità per le antichità. Anche l'organizzazione indipendente israeliana Ir Amin ha dichiarato, che "Elad è ufficialmente un'organizzazione privata che agisce come braccio del governo israeliano". In una intervista su un settimanale israeliano, un portavoce di Elad ha affermato: "Portiamo qui i nostri soldati, cosi possono capire quello per cui combattono."

I turisti che Elad porta alla Città di David sui grandi bus del Fondo Nazionale Ebraico, entrano dall'ingresso principale, percorrono a piedi il tunnel sotterraneo di Hezekiah e sbucano dall'altra parte dove i bus sono di nuovo ad attenderli. Lontani anche dal ragionevole dubbio che accanto alla Città di David possano vivere 50.000 residenti palestinesi.

Tensioni a Silwan. I 600 metri di tunnel sotterranei scavati con i finanziamenti di Elad, corrono sotto le case palestinesi e si sono avuti crolli strutturali in alcune case dei residenti, inclusi i muri di un kindergarten. L'area di Silwan, già negli ultimi mesi, è stata scenario di tensioni e non solo per i crolli strutturali delle case palestinesi e le demolizioni di strutture precarie, ad opera del comune. Lo scorso 25 aprila una marcia di coloni oltranzisti avevano sfilato per le vie di Silwan, scortati dalla polizia e dall'esercito israeliano, per mostrare la sovranità ebraica sull'area. Più pacatamente intere famiglie di coloni da anni vivono nell'insediamento della città di David, ma rappresentano due facce della stessa medaglia. E della stessa politica mirata ad un processo di giudaizzazione del "Bacino Sacro", la valle appena fuori dalle mura della città vecchia.
Secondo il portavoce del municipio di Gerusalemme, il fatto che le case che verranno demolite sono soltanto 22 e non 88 come inizialmente previsto, rappresenta un buon compromesso e il sintomo che una soluzione e' stata trovata per tutti. Secondo il municipio le altre 66 abitazioni otterranno un permesso legale. Le 22 famiglie sfrattate invece potranno ricostruire le case altrove, ma al momento non è chiaro chi pagherà per queste ricostruzioni. Hajj Fahkri Abu Diab del comitato popolare di Silwan ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa: "Non gli crediamo, dicono solo 22 case ma sappiamo dai nostri avvocati tutti i dettagli del progetto. Perché se vogliono rendere legali 66 abitazioni, non lo hanno ancora fatto finora?"

2 commenti:

Andrea ha detto...

La demolizione di case abusive sarebbe illegale?

Andrea ha detto...

Ai proprietari è stato offerto un risarcimento, oltre alla costruzione di nuovi appartamenti a norma di legge sui confini del parco. Come scritto persino da Udg in un suo articolo è la popolazione araba locale ad aver rifiutato (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=13&sez=120&id=35284).